Cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino
Giovedì 6 aprile 2006 Aula Magna Nuova della Sapienza

docenti insigniti dell'Ordine del CherubinoIl 6 aprile 2006, nell’Aula Magna Nuova del Palazzo della Sapienza, il rettore Marco Pasquali ha conferito l’Ordine del Cherubino a otto docenti dell’Ateneo.

I professori che hanno ricevuto l’insegna dell’Ordine, per il rilevante contributo dato alla vita, al funzionamento e al prestigio dell’Università grazie ai loro meriti scientifici e culturali, sono stati Francesco Poddighe della Facoltà di Economia, Fausto Lancieri della Facoltà di Ingegneria, Alessandro Perutelli della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Gianfranco Fioravanti della Facoltà di Lettere e Filosofia, Giovanni Battista Cassano e Paolo Miccoli della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Antonio Marino e Paolo Roberto Federici della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.

Discorso pronunciato dal Rettore, prof. Marco Pasquali

Cari colleghi, gentili autorità, signore e signori, è con grande piacere e soddisfazione che oggi rinnoviamo quella che è ormai diventata una importante e irrinunciabile tradizione del nostro Ateneo: la cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino ad alcuni docenti dell'Università di Pisa in riconoscimento dei loro meriti scientifici e culturali. Voglio cogliere questa occasione per condividere con voi alcune riflessioni su una delle linee che, fin dall'inizio del mio mandato di Rettore, ho voluto fosse tra le più caratterizzanti del mio impegno politico: il sostegno in favore della ricerca, di ogni tipo e in ogni campo.

docenti insigniti dell'Ordine del CherubinoIl risultato ottenuto dal nostro Ateneo nella recente indagine sulla valutazione della ricerca italiana, svolta dal Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (CIVR) su mandato del MIUR, ci conforta, del resto, dell'impegno e delle attività profuse in questi anni.
L'indagine, che ha coinvolto tutte le università e gli enti di ricerca nazionali, colloca infatti l'Università di Pisa al terzo posto nel settore della ricerca.
All’interno delle aree scientifiche considerate, il nostro Ateneo ha ottenuto nel complesso un ottimo risultato, piazzandosi addirittura ai primi posti della graduatoria nazionale in alcuni particolari settori.
Tra le aree di particolare evidenza vi sono le Scienze chimiche e le Scienze fisiche, le Scienze della terra e le Scienze matematiche e informatiche.
Considerando il totale di tutte e quattro queste aree, l'Università di Pisa risulta collocata al primo posto, davanti ad atenei prestigiosi quali, ad esempio, le Università di Padova, di Milano Bicocca, della Statale di Milano, di Bologna, di Roma e di Firenze.
Di grande rilievo sono anche i risultati ottenuti sia dall’Area delle Scienze mediche - che risulta seconda nel gruppo dei grandi atenei - che da quella delle Scienze giuridiche - che si colloca al quarto posto nel gruppo di riferimento.

L'Università di Pisa ha guadagnato esiti molto soddisfacenti anche nell’ambito delle sei aree cosiddette 'speciali', collocandosi al primo posto per le Scienze e tecnologie per lo sviluppo e la governance sostenibili, e al quarto per le Scienze e tecnologie per la valutazione e la valorizzazione dei beni culturali.
Il dato complessivo che ne deriva è quindi particolarmente positivo: il nostro Ateneo figura al terzo posto in Italia preceduto solo, e di poco, dalle Università di Padova e di Firenze, mentre in tutti gli specifici settori risulta competitivo sia rispetto agli atenei affini per dimensioni e tradizione, sia rispetto a quelli più nuovi e potenzialmente dotati di maggiore carica innovativa.

L’analisi del lavoro compiuto dal CIVR, se da una parte ribadisce, ancora una volta, come l’Università di Pisa abbia numerose aree di ricerca di qualità assai elevata, dall'altra dimostra anche come essa riesca a mantere una generale, notevole solidità in tutti i settori.
Ferma restando la piena soddisfazione per il giudizio ampiamente positivo espresso da questa indagine, mi sembra tuttavia opportuno accompagnare il commento di questi dati a una riflessione sul tema della valutazione.
Con questo studio del CIVR abbiamo cominciato a confrontarci in modo credibile, accurato e largamente condiviso, pur con gli inevitabili errori che possono comunque essersi verificati, sul delicato problema della valutazione della ricerca, una questione molto sentita da tutte le componenti del mondo universitario.

In Italia, del resto, l’esigenza di costruire un modello nazionale di valutazione delle attività universitarie, in linea con gli standards europei, è ormai avvertita da tempo.
L’esistenza di un finanziamento pubblico come principale sostegno degli Atenei, in condizioni di accresciuta libertà e autonomia, implica infatti che essi debbano assumersi la responsabilità delle proprie scelte e della propria politica di sviluppo, e che siano capaci di renderne conto in termini di risultati quantitativi e qualitativi.
Spesso, si auspica un modello che rappresenti una chiave di accesso unica e condivisa alla vita degli Atenei, in grado di misurarne i processi fondamentali, di renderne continui il miglioramento e l’innovazione e di confermare l’Università, anche agli occhi dell’opinione pubblica, nel ruolo strategico di attore sociale attivo e responsabile e di risorsa per il Paese che le compete.

Di fronte a questa esigenza di valutazione la riflessione che mi sembra opportuno fare è duplice.
Il primo aspetto riguarda le inevitabili differenze, talora anche rilevanti, che esistono tra un settore scientifico e l'altro e che, conseguentemente, impongono un approccio valutativo capace di dar conto delle peculiarità di ciascun settore, evitando sistemi di misurazione eccessivamente rigidi che rischiano di sacrificare i risultati ottenuti da alcune aree scientifiche nelle loro specificità, rispetto a quelli di altre.
La seconda riflessione riguarda l'approccio alla valutazione universitaria in generale e della ricerca in particolare. Ritengo che il concetto di valutazione richieda necessariamente una educazione graduale e diffusa, a tutti i livelli.
La cultura della valutazione non si improvvisa: occorrono attenzione, volontà e capacità di misurarsi, di comprendere, di interrogarsi, di cercare soluzioni nuove, di mettere appunto metodologie e, soprattutto, occorrono competenze e preparazione adeguate per superare atteggiamenti pregiudiziali, modificare comportamenti ed evitare facili generalizzazioni.

In questo quadro di cambiamenti si inserisce il problema dell'esiguità delle risorse destinate alla ricerca, una constatazione che è ormai diventata senso comune in larghi strati sociali del Paese.
Per quanto ci riguarda, nonostante queste difficoltà economiche, i finanziamenti per la ricerca provenienti da enti esterni e in particolare da soggetti privati, hanno assicurato in questi ultimi anni al nostro Ateneo un gettito costante pari a circa 15 milioni di euro all'anno, una somma sensibilmente superiore a quella garantita dai finanziamenti pubblici: a riprova - credo sia giusto riconoscere - della capacità dei Dipartimenti e dell'Ateneo nel suo complesso di procurarsi fondi privati attraverso una notevole ricchezza di iniziative.
Ora più che mai è importante dare continuità al nostro impegno e alle nostre attività nella direzione intrapresa, anche per gli anni a venire, cercando un sostegno adeguato alle nostre attività di ricerca anche al di fuori del finanziamento pubblico; solo così l'Università di Pisa potrà rendersi veramente competitiva, contribuendo in modo concreto al rilancio del Paese, della sua industria, dell'innovazione tecnologica e della società.

Un impegno di questa portata non può tuttavia essere demandato all'improvvisazione o al caso, bensì necessita di un progetto bene organizzato e di esperti capaci di guidarlo.
Per questa ragione è forse opportuno che l'Ateneo si doti di un gruppo di persone in grado di individuare fonti possibili di sostegno alle attività di ricerca, di predisporre le richieste dei Dipartimenti, di studiare e costruire partnership adeguate, capaci di promuovere e rilanciare progetti e attività di ricerca.

Passerò ora a leggere le motivazioni del conferimento dell'Ordine del Cherubino ai colleghi che oggi ne vengono insigniti e che, alla luce delle riflessioni fino ad ora fatte, rappresentano per tutti noi un'ulteriore conferma di un Ateneo in grado di produrre ottimi risultati nella ricerca, anche nel panorama della produzione scientifica internazionale.


Ultimo aggionamento documento: 20-Dec-2006