Motivazioni del conferimento
di Claudio Palazzolo

Luciano Gallino ha attraversato gli ultimi cinquant’anni della storia culturale italiana dedicando la sua attività didattica e di ricerca interamente alla sociologia, non facendo mai mancare il suo apporto a una lettura critica dei principali problemi socio-economici che il paese ha via via incontrato. Nato a Torino nel 1927, Luciano Gallino è passato attraverso un processo di formazione intellettuale che è esempio, in Italia non comune, di fertile intreccio tra teoria e prassi, tra cultura accademica ed esperienza d’impresa. L’esperienza di impresa, in realtà essa stessa un laboratorio di idee in quanto sperimentazione di nuove tecniche produttive e di nuove modalità di rapporti tra l’impresa, il territorio e la società, è quella che Gallino, giovanissimo, matura a Ivrea su invito di Adriano Olivetti a collaborare all’Ufficio Studi Relazioni Sociali, del cui Servizio di Ricerche Sociologiche e di Studi sull’Organizzazione egli è destinato ad assolvere le funzioni di Direttore dal 1960 al 1971. A lato, ma in effetti in continuità con questa esperienza di impresa, Gallino muove i primi passi della carriera universitaria: libero docente di Sociologia nel 1964, poi Fellow Research Scientist in the Behaviour Sciences a Stanford, infine professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Torino, di cui è oggi Professore emerito. In questi anni Luciano Gallino ha ricoperto prestigiose cariche istituzionali: Presidente del Consiglio italiano delle Scienze sociali (1979-1988), Presidente dell’Associazione italiana di Sociologia, membro dell’Accademia delle Scienze, dell’Accademia europea e dell’Accademia nazionale dei Lincei. Proprio la partecipazione al governo delle istituzioni universitarie e delle istituzioni della cultura delle scienze sociali è esempio di un campo a cui Gallino ha dato notevole impulso attraverso iniziative sempre improntate a una promozione non retorica della connessione teoria-prassi.
Quella connessione teoria-prassi ha appunto il suo cominciamento a Ivrea. Nella fucina di Ivrea, Adriano Olivetti elabora e razionalizza istanze di una lunga tradizione di umanizzazione del lavoro industriale, che in America aveva già avuto in quell’epoca una notevole influenza, e le proietta nel contesto italiano con la fondazione di un movimento, quello di Comunità, che intende dischiudere alla cultura e alla politica nazionale il percorso di scenari diversi dalla contrapposizione tra liberalismo e socialismo, tra militanza cattolica e militanza marxista. Insomma il percorso che trova nella sociologia la chiave di lettura privilegiata per accompagnare criticamente e arricchire di nuove metodiche interpretative la modernizzazione del paese, le trasformazioni e gli enormi effetti sulla sua configurazione economica, sociale, culturale e territoriale. Di questo impegno, insieme ad altri giovani intellettuali, sociologi ma non solo sociologi (un esempio per tutti, Paolo Volponi, che della Direzione del Personale è allora responsabile) si fa carico Gallino, protagonista di una riflessione, tutta orientata al tema della centralità del lavoro, che va oltre la stagione olivettiana e che di certo non si è conclusa, perché, anzi, offre nuove stimolanti indicazioni a fronte degli eventi contemporanei che investono problematicamente il mondo delle relazioni industriali. Se l’apologia della produzione e l’aspettativa dello sviluppo sono state al tempo di Olivetti come oggi al centro del discorso politico e sociale, non poteva e non può mancare il necessario controcanto critico, le voci di chi, non per insofferenza ideologica e tanto meno per pregiudizio antiindustruale, mette in guardia dagli esiti di un processo che trova solo in sé, nella “forza delle cose”, la fonte esclusiva di legittimazione..
Luciano Gallino è stato ed è una di queste voci, una voce capace di coniugare la serietà dell’analisi, e per essa l’utilizzazione di canoni interdisciplinari che rendono ragione di interdipendenze ‘oggettive’ a largo spettro, con indicazioni programmatiche di considerevole lungimiranza. Attorno al tema del lavoro, già in anni in cui il lavoro otteneva riconoscimenti formali - gli anni dell’elaborazione dello statuto dei lavoratori - ma continuava a restare lontano da quella centralità che spesso gli attori politici nominalmente le assegnavano, Gallino ha costruito un profilo di ricerca capace di identificare lo statuto metodologico e il campo di applicazione degli studi di sociologia economica e del lavoro. La teoria del sistema sociale (1966), Personalità e industrializzazione (1969), Indagini di sociologia economica e industriale (1972), rappresentano l’inizio di un percorso che Gallino ha seguito con coerenza e approfondito nel corso dei decenni successivi, attraverso opere – per tutte il saggio Sociologia dell’economia e del lavoro: tecnologie e organizzazioni complesse (1989) - che hanno segnato tappe fondamentali nello sviluppo della sociologia generale e della sociologia del lavoro in particolare. Quest’attenzione al problema del lavoro non ha abbandonato mai Luciano Gallino, che proprio di recente ritorna con vigore sulle questioni ulteriormente aperte da una contraddittoria e spesso degradante tendenza alla flessibilità-precarietà. Si vedano e si mettano a confronto due opere che, senza rinunciare a nulla del rigore scientifico, hanno avuto il merito di aprirsi a un pubblico più vasto della solita platea accademica: L’impresa responsabile (2001), che, nella forma dell’intervista, aggiorna e rilancia la riflessione sull’esperienza di Olivetti, e, a fare da pendant tanto negativo quanto emblematico del nuovo millennio, L’impresa irresponsabile (2005). Ciò che viene messo da Gallino nel rilievo che merita è la connessione cruciale tra lavoro e progetto di vita: in discussione infatti non una mera ‘attività’, ma la possibilità stessa dell’identità personale e della dignità individuale. Il che comporta una obiezione severa al modello dominante di sviluppo, un’obiezione che non si fonda su determinanti ideologiche ma sulla evidenza di deficit di razionalità della stessa prospettiva economicistica relativa al lavoro. Al riguardo, l’umanesimo di Gallino, la messa in conto degli stessi costi immateriali della produzione legati al “mondo della vita”, dischiude alle difficoltà del tempo presente un orizzonte ampio e rivolto al futuro.
Per queste ragioni, che si riassumono nel profilo di una personalità austera, devota a un esercizio costruttivo, non mondano e intimamente umanistico della competenza scientifica, la Facoltà di Scienze politiche ha deliberato di conferire a Luciano Gallino la laurea magistrale honoris causa in Sociologia.


Ultimo aggionamento documento: 19-Jan-2011