Profilo di Mirella Freni
Dopo una breve ma indicativa esperienza come un enfant prodige della musica lirica e cinque anni di studi severi sotto la guida dei maestri Luigi Bertazzoni ed Ettore Campogalliani, Mirella Freni, diciannovenne, ha debuttato al Teatro Comunale di Modena nella Carmen di Georges Bizet (Micaela), il 3 Febbraio 1955. Un ruolo allora interpretato nella traduzione italiana, quando ancora non si era affermata l'idea di eseguire il repertorio operistico nelle lingue originali, pratica poi totalmente seguita dall'artista nei 47 anni che costituiscono la sua prestigiosa carriera (canta in cinque lingue fra melodrammi e brani da concerti).
La parabola ascendente della Freni comincia, dunque, con l'interpretazione di ruoli del soprano lirico nella tipologia di genere sentimentale, o patetico-giocosp, nelle Nozze di Figaro e del Don Giovanni di Mozart, dell'Elisir d'amore e della vivandiera della Figlia del Reggimento di Donizetti, dell'Amico Fritz di Mascagni, fino alla Nannetta del Falstaff verdiano (debutta al Covent Garden di Londra sotto la direzione di Carlo Maria Giulini e con la regia di Franco Zeffirelli). In mezzo, le creature femminili del teatro di Puccini, di Gounod, di Massenet, che hanno fatto della Freni l'interprete ideale dei personaggi di Manon, di Juliette, di Marguerite, quanto al repertorio francese; di Mimì, di Liù, di Suzel, di Madama Butterfly nelle opere della Giovane Scuola Italiana, particolarmente di Puccini. In primis la Bohème, che, firmata da Karajan e Zeffirelli alla Scala, consacrerà la Freni come la maggiore interprete mondiale di Mimì nella seconda metà del Novecento.
Una galleria di personaggi che, nei primi dodici anni della carriera, si completa con i Puritani di Bellini di cui, più avanti, canterà nel ruolo in titolo di Beatrice di Tenda e nella breve parentesi della Traviata data alla Scala, nei teatri dell'Emilia, a Londra, e filmata a Berlino.
Entrata alla Scala a ventisei anni vi intepreta la Nannetta del Falstaff e, contemporaneamente, inaugura la sala Piccola con il Serse di Haendel nella parte di Romilda. È l'inizio della sua intensa presenza sulla scena del celebre teatro milanese, presso il quale si contano di lei ben otto inaugurazioni e un pacchetto di titoli di straordinaria rilevanza eseguiti, nelle parti primarie, dal 1962 alle soglie del terzo millennio: Falstaff, Serse, Carmen, Elisir d'Amore, La Bohème, Faust, Turandot, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, L'amico Fritz, La Traviata, Manon (di Massenet), La Figlia del Reggimento, Otello, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Evgenij Onegin, Adriana Lecouvreur, La dama di picche, Fedora. Opere interpretate nelle lingue originali, quanto al repertorio straniero, e nell'alternarsi di stilemi e poetiche musicali e drammatiche diverse.
Alla Freni dei primi anni succede poi la seconda fase di un percorso che si apre al Festival di Salisburgo con la Desdemona dell'Otello verdiano (1970), diretto da Herbert von Karajan. È il passaggio dai ruoli della prima maniera (in parte mantenuti nel proprio repertorio) ai personaggi di altra statura nella dimensione vocale, nelle inflessioni espressive, nelle valenze drammatiche. Ed ecco Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Aida, la Manon di Puccini, Adriana Lecouvreur, preannuncio della terza fase, quella delle opere russe. La trilogia di C?ajkovskij: Evgenij Onegin (1984), La dama di picche (1990), La pulzella d'Orleans (debutto programmato al Regio di Torino per il 3 Luglio 2002). Con essa due opere di Umberto Giordano: Fedora (Scala 1994), Madame Sans-Gêne (Catania 1997).
Grande anche la discografia cui, oltre il repertorio già sommariamente indicato, si aggiungono opere mai eseguite in teatro: Mireille di Gounod, Don Pasquale, Guglielmo Tell, Alcina di Haendel, I Pagliacci, La forza del destino, Tosca e il trittico di Puccini, con Madama Butterfly interpretata in un film-opera ma, anch'essa, mai eseguita in teatro se non il terzo atto in uno spettacolo composito dato al Metropolitan di New York.
È la vita d'artista di una cantante illustre che si nega al divismo e alle manifestazioni enfatiche dei suoi cultori, pur avendo condiviso onori e oneri con le più alte personalità della musica operistica e da concerto sulle massime scene del mondo: Karajan e Giulini, Visconti e Jean Louis Barrault, Kleiber e Abbado, Strehler e Ronconi, Prêtre e Gavazzeni, Jean Vilar e Zeffirelli; Levine, Solti, Sinopoli, Bartoletti, Muti, Ozawa. Impossibile elencarli tutti, come i teatri, del resto, che ricordiamo nelle loro principali espressioni, dalla Scala al Metropolitan; le massime scene della Mitteleuropa e dell'area austro-tedesca; Londra e Parigi, Madrid e Buenos Aires, Mosca e Tokio. Maggiori riconoscimenti ufficiali: le insegne della Legion d'Onore del Presidente francese, onorificenze dei governi d'Austria, di Germania, di Spagna; le chiavi della città di New York, "Cavaliere di Gran Croce" della Repubblica Italiana.
Ultimo aggionamento documento: 27-Jun-2006