Inaugurazione dell'anno accademico 2005-2006

Venerdì 16 dicembre 2005, alle ore 11.00, nell'Aula Magna Nuova del Palazzo "La Sapienza" si è svolta la cerimonia di Inaugurazione dell'Anno Accademico 2005 -2006 dell'Università di Pisa, 662° dalla fondazione. La cerimonia si è aperta con la Relazione inaugurale del Rettore, Prof. Marco Pasquali, alla quale è seguito un intermezzo musicale del Coro dell'Università di Pisa, diretto dal maestro Stefano Barandoni, che ha eseguito lo "Zigeunerleben" di Robert Schumann e il "Finale dalla Fantasia op.80" di Ludwig van Beethoven. La cerimonia si è conclusa con il conferimento dell'Ordine del Cherubino al Professor Sir Harold Kroto, Premio Nobel per la Chimica nel 1996, che ha tenuto una relazione dal titolo "Architecture in nano space".

Discorso inaugurale pronunciato dal rettore, Marco Pasquali
Harold Kroto riceve l'Ordine del Cherubino dal Rettore

Professor Sir Harold Kroto, autorità civili e militari, cari colleghi, membri del personale tecnico e amministrativo, studenti dei differenti corsi e dei diversi livelli, signore e signori,

I.
Ad ogni inizio di Anno Accademico la Relazione Inaugurale del Rettore è usualmente dedicata, come è giusto che sia, ad offrire un resoconto di ciò che, in relazione a un piano programmatico, è stato realizzato nel periodo appena trascorso.

Così, nella Relazione Inaugurale per il 2004-2005 sono state delineate, il più analiticamente possibile, l'andamento delle cose nel nostro Ateneo e le proposte di governo elaborate da me assieme ai miei Prorettori, dagli Organi statutari e dalla Direzione Amministrativa.

In questi ultimi mesi mi sono poi fatto promotore di una serie di incontri con alcune singole Facoltà (Scienze M.F.N., Medicina e Chirurgia, Farmacia, Lettere e Filosofia e Agraria): con i loro Consigli ho esaminato in dettaglio temi e problemi, risultati conseguiti e realistiche soluzioni da immaginare per ciò che le riguarda più direttamente e, appunto, singolarmente.

Esaurirò questa serie di incontri con tutte le Facoltà nei primissimi mesi a venire.

Per ciò quest'anno – compiute, tra l'altro, nazionalmente scelte politiche e legislative di non piccolo momento – dedicherò al resoconto solo il tempo necessario ed essenziale, per soffermarmi in seguito su alcune questioni che ritengo di grande importanza per il futuro dell'Università italiana in genere e della nostra Università nello specifico.

II.

L'Anno Accademico appena concluso è stato particolarmente significativo e impegnativo dal punto di vista della proiezione internazionale della nostra Università.

Nell'ambito del mio programma elettorale avevo posto il tema dell'internazionalizzazione come prioritario per il raggiungimento di un elevato livello di qualità dei nostri percorsi formativi, soprattutto per quanto attiene al post laurea: un obiettivo raggiungibile solo attraverso la collaborazione istituzionale con qualificate Università straniere e la mobilità di studenti e docenti, da e verso i paesi di tutto il mondo. Avevo anche ricordato come per favorire l'ingresso di studenti e docenti stranieri fosse indispensabile poter disporre di adeguate strutture di accoglienza.

A questo riguardo, in attesa di realizzare una vera e propria foresteria, abbiamo intanto stipulato delle convenzioni con alcune istituzioni private capaci di assicurare un certo numero di alloggi di elevata qualità e a prezzi realisticamente accessibili.

Non vi è dubbio che riferirsi a una dimensione internazionale richiede, quale premessa indispensabile, un sostegno amministrativo che aiuti a superare gli ostacoli burocratici e a coordinare ogni azione che origini da noi o che ci veda coinvolti. Un passo importante in questa direzione è stato compiuto, nel luglio scorso, con la nascita del nuovo Ufficio Relazioni Internazionali, che non solo riunisce competenze finora disperse, ma gliene vede attribuite di nuove.

In particolare, grazie a un accordo operativo con la Questura di Pisa, è stato istituito uno sportello riservato a docenti e ricercatori stranieri in grado di coadiuvarli in tutte le operazioni correlate al loro soggiorno di studio e di lavoro presso la nostra Università.

La nostra dimensione internazionale, mentre continua a vederci presenti nello spazio europeo, nel quale - di concerto con le altre Università europee - siamo chiamati a costruire la società della conoscenza, ha da tempo allargato i propri orizzonti ad altri Paesi del mondo, in particolare a quelli orientali, in armonia con quanto indicato dalla CRUI.

Abbiamo così aderito al programma ‘Marco Polo', promosso dalla Conferenza dei Rettori in collaborazione con MIUR, MAE, Confindustria e altri Enti, volto a favorire il trasferimento in Italia di studenti cinesi che intendano iscriversi a Corsi di studio di ogni livello; abbiamo inoltre promosso, nell'ultimo periodo, una missione esplorativa in Cina, dalla quale sono scaturite nuove prospettive di sviluppo e di collaborazione in quel Paese, che ci consentono di guardare con fiducia a futuri rapporti di scambio e di collaborazione con prestigiose Università cinesi e con l'Accademia Cinese delle Scienze in diversi settori.

Sul fronte della internazionalizzazione dei Corsi di studio e dei titoli che ne conseguono, mentre da una parte si sono moltiplicati gli accordi per le Tesi di Dottorato in cotutela internazionale, abbiamo dall'altra sottoscritto nuovi accordi volti alla realizzazione di veri e propri Corsi congiunti: di questi ricordo, tra gli altri, il Dottorato congiunto in Computer science con l'Università delle Nazioni Unite e il Corso di Laurea specialistica in Aeronautica e tecnologia spaziale, congiunto con la Scuola Superiore di Aeronautica di Toulouse, l'Università di Cranfield e i Politecnici di Monaco e di Madrid, primo ad essere scelto e cofinanziato all'interno del programma ‘Erasmus Mundus', e primo, nel nostro Ateneo, ad essere tenuto interamente in inglese.

Ma è soprattutto in relazione ai bandi e ai progetti di ricerca ministeriali che abbiamo ottenuto il nostro maggior successo.

Il bando ministeriale per borse a favore di giovani ricercatori indiani ha visto approvate e cofinanziate quasi tutte le richieste che a tale scopo erano state avanzate da nostri docenti e nostre strutture (11 su 15). In conseguenza di ciò, alcuni giovani ricercatori provenienti dall'India potranno lavorare presso nostre strutture e apportare il loro contributo alla ricerca condotta nel paese di origine.

Mi sembra giusto sottolineare come, tra tutte le Università italiane che si erano candidate, soltanto l'Università di Torino è risultata precederci per numero di richieste avanzate e approvate.

Anche più significativo è il successo riscosso in relazione ai bandi ministeriali per l'internazionalizzazione del sistema universitario. Dei dodici progetti di formazione e di ricerca presentati, ben dieci sono stati approvati e cofinanziati dal MIUR, ponendoci, ancora una volta, ai primi posti sul piano nazionale, secondi soltanto al Politecnico di Milano.

III.

La solidità e la forza di una Università non si misurano soltanto dalla sua capacità di attrarre studenti e docenti e di elaborare progetti di ricerca a livello internazionale, ma anche dalla sua attitudine a riversare sul territorio circostante - oltre a giovani laureati - tecnologie, creatività e spirito innovativo. Nell'ultimo periodo abbiamo lavorato molto in questa direzione, puntando soprattutto a rafforzare e, talora, a costruire ex novo rapporti di collaborazione con i soggetti pubblici e privati che operano nella cosiddetta Area Vasta.

Sappiamo infatti che prerogativa dell'Università non è solo quella di porsi come punto di riferimento imprescindibile per il territorio nella formazione e nella ricerca di alto livello, ma di aprirsi a esso anche attraverso il trasferimento delle conoscenze, della tecnologia e delle idee più innovative, partecipando, in via diretta e responsabile, al processo di crescita della società e di sviluppo dell'economia, a sostegno dell'occupazione e delle imprese.

Ciò è tanto più vero oggi, in un momento nel quale i fondi pubblici a sostegno delle Università vengono sempre diminuendo e il futuro delle Università dipenderà in parte dalle capacità dei Dipartimenti e degli Atenei di attingere a risorse private, attraverso iniziative che si avvalgano dell'interazione costante tra ricerca e formazione.

Sul fronte della ricaduta applicativa, e di conseguenza della valorizzazione della nostra capacità e attività di ricerca, abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti. In questo ambito, le linee politiche adottate in questi tre anni hanno riguardato: da una parte la diffusione di una cultura della tutela delle idee e dei diritti patrimoniali, e l'incentivazione del ricorso alla brevettazione (che ha portato, nell'arco degli ultimi tre anni, alla registrazione di 24 brevetti universitari, per arrivare così a un numero totale di 31, di cui 7 brevetti internazionali, con conseguenti significative ricadute finanziarie relative alla loro cessione per tutto l'Ateneo); dall'altra, la promozione di imprese spin-off, contraddistinte dal marchio dedicato “azienda spin-off dell'Università di Pisa”, ideato proprio per favorire il loro inserimento sul mercato.

Abbiamo anche incentivato fortemente la stipula di accordi e di convenzioni con Istituzioni ed Enti pubblici e privati del territorio, in tema di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico, nei settori industriali e del commercio, favorendo una integrazione e una sinergia tra le attività e le politiche condotte singolarmente all'interno dell'Area Vasta.

Solo nel 2004 sono state siglate convenzioni con il Polo Tecnologico di Navacchio, con il Polo Magona e con la Camera di Commercio e l'Unione Industriali di Pisa, per iniziative congiunte in tema di formazione e ricerca; e ancora, convenzioni finalizzate all'avvio di collaborazioni in specifici ambiti scientifici di rilevante interesse sociale, legati, ad esempio, all'ambiente e alle fonti energetiche, come nel caso degli accordi stretti in questi ultimi mesi con le Agenzie Energetiche delle Province di Pisa, di Livorno, di Lucca e di Massa Carrara e con l'Agenzia Regionale Toscana per l'Ambiente.

Siamo inseriti a pieno titolo nella fondazione "Toscana Life Sciences", importante linea di attività del Distretto tecnologico della Toscana che è sostenuta finanziariamente dal Monte dei Paschi di Siena.

Per il prossimo futuro abbiamo in calendario ulteriori accordi, che interesseranno sia i settori delle alte tecnologie che i comparti economici più tradizionali. Puntiamo naturalmente a fare dell'Università di Pisa sempre più un riferimento concreto per la ricerca e per le sue applicazioni, in un territorio che non riuscirà, del resto, a produrre nuove forme di sviluppo se non sarà capace di acquisire una sua propria, forte visibilità ed una sua propria, effettiva presenza internazionale.

IV.

Il mio impegno a favore della ricerca, di ogni tipo e in ogni campo, penso sia stato il tratto caratterizzante di questo Rettorato, tratto che difficilmente può essere disconosciuto.

Pur in un quadro di generale difficoltà dell'economia italiana, i finanziamenti per la ricerca provenienti da enti esterni e in particolare da soggetti privati, hanno assicurato in questi ultimi anni al nostro Ateneo un gettito costante pari a circa 15 milioni di euro all'anno, una somma sensibilmente superiore a quella garantita dai finanziamenti pubblici: a riprova - credo sia giusto riconoscere - della capacità dei Dipartimenti e dell'Ateneo nel suo complesso di procurarsi fondi privati attraverso una notevole ricchezza di iniziative.

Un recente studio elaborato dall'Università di Bari, e pubblicato sia su "Il Sole 24 Ore" che su "Panorama Economy", ha documentato che la Provincia di Pisa, con una spesa pari al 3,5%, è in testa alla classifica mondiale per la quota di Pil destinata alle attività di ricerca e sviluppo. Il valore è quasi il triplo della spesa media italiana, ferma all'1,19% e superiore anche alla media europea (1,9%), a quella statunitense (2,6%) e, addirittura, a quella della Finlandia (3,2%) fino ad ora leader mondiale in questo settore. Un dato fortemente positivo al quale ha certamente contribuito l'Università, con la sua popolazione di docenti, di ricercatori, di laureati in costante crescita e con i suoi ottimi collegamenti con enti e imprese private, in grado di determinare una quota di investimenti molto elevata.

Per il 2006, abbiamo integrato il finanziamento alla Ricerca dell'Ateneo di 300 mila euro, che serviranno a sostenere progetti di ricerca riguardanti aree speciali multidisciplinari del CIVR.

L'impegno dell'Università di Pisa nella Ricerca è stato premiato anche per quest'anno con il conferimento di un elevato numero di borse di Dottorato (34) nell'ambito del “Fondo a sostegno dei giovani dottorandi” che il Ministero, a partire dal 2004, riserva annualmente a dottorandi impegnati in ricerche relative all'area scientifica e tecnologica.

L'Ateneo, recependo quanto suggerito dallo stesso CNVSU, si è del resto impegnato in una politica di riorganizzazione delle proprie strutture di Dottorato in Scuole. Accanto alle due Scuole di Dottorato già esistenti - la Scuola Galilei, per gli studi di Matematica, Fisica, Informatica e Chimica, e la Scuola Leonardo per gli studi di Ingegneria - sono state istituite otto nuove Scuole di Dottorato, ovvero le Scuole di Dottorato in Biomolecular sciences (BIOS), in Morfologia funzionale e neuroscienze di base e cliniche "Moruzzi", in Storia delle arti visive e dello spettacolo, in Letterature moderne, in Scienze endocrinologiche, metaboliche e psichiatriche, in Scienze aziendali, economiche e matematico-statistiche applicate all'economia, in Scienze politiche e sociali e in Scienza del farmaco e delle sostanze bioattive.

Il nostro obiettivo è evidentemente quello di creare dei luoghi di coordinamento per tutte le attività di ricerca, anche a livello interdisciplinare, nei quali i vari Dottorati possano trovare una più ampia collocazione dal punto di vista della formazione alla ricerca e intensificare i collegamenti con le istituzioni scientifiche italiane e straniere.

Nella cerimonia di inaugurazione dello scorso Anno Accademico avevo annunciato, con viva soddisfazione, l'avvio di un importante progetto finanziato dalla Regione, in materia di terapia genica e cellulare nel settore delle cellule staminali, per il quale era stato sottoscritto un protocollo di intesa tra l'Università di Pisa, l'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e la Regione Toscana. Un progetto potenzialmente apportatore di sviluppi nella ricerca di base, nella ricerca applicata e nella didattica del settore.

Oggi, a una distanza temporalmente breve, sono già stati banditi i primi sei assegni per giovani ricercatori, mentre hanno preso avvio i lavori di sistemazione dell'edificio di Cisanello che ospiterà i laboratori dei due centri, nei quali sarà articolata la nuova struttura: il Centro per l'uso clinico delle cellule staminali (CUCCS) e il Centro per la ricerca interfunzionale nel campo delle biotecnologie (CERIB).

Il nuovo Polo di Medicina rigenerativa, buona parte del quale sarà in funzione già entro il 2006, sarà uno dei principali insediamenti del settore in Italia, potendo contare su una struttura di circa 2.000 metri quadrati, con dieci laboratori attrezzati per la manipolazione delle cellule staminali, locali accessori, uffici e aule.

Al suo interno saranno svolte attività didattiche e di ricerca, di base e clinica, sia da parte dell'Ateneo che dell'Azienda ospedaliera. Il Polo servirà anche come luogo di attrazione per gli enti e le imprese che intendono sviluppare le ricerche nei diversi settori legati allo studio delle cellule staminali.

V.

Per misurare il cammino del nostro percorso, voglio ora soffermarmi sulla didattica dell'Ateneo.

In questo ultimo anno, l'Università di Pisa è ulteriormente cresciuta ed ha ampliato la propria offerta formativa avendo realizzato, tra le prime in Italia, la riforma degli ordinamenti didattici in base al decreto ministeriale 509/99, grazie soprattutto al grande impegno delle Facoltà e dei loro docenti.

I corsi attivi nel 2005/2006 sono in totale 166, dei quali 87 sono i Corsi di Laurea triennali (81) e di Laurea specialistica a ciclo unico (6) e 79 i Corsi di Laurea specialistica biennali.

L'offerta formativa post laurea si è arricchita di tredici nuovi Master, di primo e secondo livello, che ci pongono, talora, all'avanguardia in alcuni specifici settori, come il Master interuniversitario toscano in Giornalismo, al quale partecipiamo con le Università di Firenze e di Siena, il Master di secondo livello in Consulenza filosofica, gestito dalla Facoltà di Lettere e Filosofia e realizzato congiuntamente con le Università di Cagliari e Napoli "Federico II", e il Master di secondo livello in Teledidattica applicata alla Medicina, organizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia in collaborazione con altri dieci atenei italiani ( Ancona, Milano I, Bari, Napoli II, Catania, Piemonte Orientale, Catanzaro, Ferrara, Roma “La Sapienza” e Genova).

Con l'ampliamento dell'offerta formativa e, quindi, anche della domanda di istruzione prodotta dalla riforma, occorre però tenere in considerazione il fatto che esistono naturali e inevitabili differenze fra gli studenti che si iscrivono all'Università: occorre farlo, se si vogliono ridurre gli abbandoni, rendere più corrispondenti i percorsi legalmente previsti e i percorsi effettivamente compiuti e produrre titoli realmente spendibili sul mercato.

È avendo presente questa considerazione che abbiamo lavorato in questi anni: abbiamo scelto la strada della personalizzazione e messo a punto strumenti che si aggiungono alla didattica tradizionale, così da aiutare gli studenti più deboli a recuperare i debiti formativi, da un lato, e da consentire a quelli più preparati di seguire percorsi più qualificati, dall'altro.

Mi riferisco in particolare al Progetto PORTA (Progetto Orientamento Riduzione Tasso Abbandoni) che è stato presentato nell'ambito della programmazione ministeriale del sistema universitario 2004-2006 e che ha ottenuto l'approvazione ministeriale nel luglio scorso, con un finanziamento di circa 300 mila Euro. Il progetto è stato concepito proprio per risolvere le difficoltà correlate al passaggio degli studenti dalla scuola media superiore all'Università, difficoltà che originano sia dalla insufficiente valutazione delle proprie attitudini, da parte degli studenti, sia dalla inadeguatezza della loro preparazione iniziale, avendo l'obiettivo di facilitare per gli studenti un percorso non appesantito da debiti formativi.

Parallelamente a questa iniziativa, abbiamo continuato a portare avanti l'esperienza dei "percorsi di eccellenza" - istituiti lo scorso Anno Accademico in alcuni Corsi di studio, di primo come di secondo livello, nelle Facoltà di Farmacia, Ingegneria, Medicina Veterinaria, Scienze Politiche ed Economia.

Complessivamente possiamo dire che l'Ateneo pisano non ha rinunciato dunque ad essere una Università di alta qualità, ma ha inteso e intende anzi sfruttare la propria capacità storica di creare qualità per far coesistere differenti livelli di formazione.

VI.

Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da una profonda trasformazione - messa in opera già prima dell'attuale legislatura - che ha interessato il sistema dell'istruzione nel suo complesso e della quale cominciamo soltanto oggi a cogliere difficoltà e contraddizioni anticipatamente non del tutto previste e percepite.

In questo quadro generale di trasformazione, si inserisce il difficile cammino dell'Università Italiana, che sebbene rappresenti il motore insostituibile per lo sviluppo del Paese - siamo la sesta potenza economica del mondo ma, per reddito lordo pro-capite corretto dal potere di acquisto, siamo solo al 28° posto - riceve un finanziamento pubblico nettamente inferiore alla media degli altri Paesi dell'Unione Europea: l'Italia destina infatti al sistema universitario circa il 28% in meno di risorse rispetto a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per un importo pari complessivamente allo 0,9% del Pil.

Le scelte politiche che si sono venute aggiungendo di recente rischiano di compromettere irrimediabilmente lo sviluppo del nostro Paese, impedendo all'Università di investire nella ricerca e nei giovani e ai giovani di investire nel loro futuro.

Nei primi mesi dell'autunno abbiamo partecipato con piena consapevolezza alla lunga, faticosa e purtroppo vana contestazione della Legge sul reclutamento e sullo stato giuridico dei docenti. Con tutti gli altri Atenei ci siamo rivolti al Paese per mostrare e illustrare il fatto che essa danneggia in primo luogo i futuri ricercatori e gli stessi studenti.

La Legge Finanziaria che è stata appena licenziata dal Senato, invece di rilanciare, come pure da quasi tutti tante volte predicato, settori strategici quali il Sistema Universitario e gli Enti di Ricerca, ha ridotto ulteriormente i fondi a essi dedicati.

Il testo approvato - come ha recentemente ricordato anche il presidente della CRUI Piero Tosi - penalizza profondamente il sistema universitario diminuendo l'FFO, imponendo il versamento allo Stato degli importi accantonati in seguito al decreto taglia-spese del 2002, lasciando a carico dei bilanci degli Atenei gli oneri derivanti dagli adeguamenti stipendiali fissati dal Governo per il personale docente e tecnico e amministrativo, e riducendo ulteriormente, oltre che i fondi per la ricerca, anche i sostegni per l'edilizia universitaria.

Ci interroghiamo anche su quali effetti potranno avere alcuni interventi previsti, a quanto si è letto, dalla Legge Finanziaria, quali ad esempio il finanziamento delle istituzioni universitarie mediante il 5 per mille introdotto dall'art. 45: come è stato da più parti osservato, un interrogativo si pone subito circa la definizione dei criteri sulla base dei quali potrebbe esserne fatta la distribuzione e, naturalmente, circa l'Ente o gli organi che dovrebbero realizzarla.

Una delle questioni fondamentali con le quali dobbiamo confrontarci nel prossimo futuro è insorta non appena si è cominciato a parlare di eccellenza in maniera non del tutto appropriata, predefinendo e precostituendo, anziché non solo stimolando, ma anche lasciando alle capacità dei soggetti la progettazione e la realizzazione di propri obiettivi.

Piuttosto che insistere sulla categoria dell'eccellenza, sarebbe opportuno potenziare ed estendere l'offerta di percorsi di alta formazione. In questo contesto è opportuno sottolineare che i percorsi formativi di Dottorato di ricerca sono frequentati in Italia da un numero di studenti significativamente inferiore rispetto ad altri paesi scientificamente avanzati.

Basti ricordare, a titolo esemplificativo, come il numero dei Dottorati di ricerca italiani in ambito scientifico e tecnologico, calcolato ogni mille abitanti, risulta essere il più basso in Europa, con una percentuale di 0,18 per mille contro il 0,55 per mille del valore medio europeo.

VII.

Abbiamo scelto di destinare grandissima parte delle nostre possibilità di spesa alle risorse umane, guardando all'Università come a una non sostituibile comunità di lavoro, in grado di accogliere soluzioni e di far proprie opportunità e innovazioni recate direttamente dalle persone che, ad ogni livello, vi operano e sulle quali e per le quali è giusto e produttivo investire.

L'obiettivo che abbiamo perseguito e che tuttora perseguiamo consiste essenzialmente nel mantenere l'attuale numero di docenti, abbassando l'età media per mezzo del reclutamento e avendo presente un modello di ripartizione dei docenti tra le tre fasce che tenga conto delle esigenze delle attività di formazione degli studenti, di formazione alla ricerca, e di ricerca in senso proprio.

In linea con la politica di reclutamento che ho illustrato nella Relazione Inaugurale dello scorso Anno Accademico – che ha visto, tra l'altro, l'introduzione della figura del ‘ricercatore in formazione' e la possibilità, per i docenti che scelgano volontariamente di anticipare la data di pensionamento, di continuare a svolgere attività didattica e di ricerca attraverso contratti di collaborazione - quest'anno, in base alla programmazione dell'aprile 2005, sono stati emanati bandi di concorso per 31 nuovi ricercatori, 3 professori associati e 2 professori ordinari.

In conseguenza dello sblocco delle assunzioni, all'inizio dell'anno avevamo assunto 24 professori associati e 36 ricercatori e il 1° novembre scorso abbiamo assunto 2 professori ordinari (uno dei quali per trasferimento), 3 professori associati e 11 ricercatori. Il 1° dicembre hanno preso servizio altri 9 ricercatori. Con la rimodulazione della programmazione al 1° dicembre abbiamo deciso di assumere 10 professori ordinari e 4 professori associati, risultati idonei in valutazioni comparative, oltre a 4 professori associati chiamati per trasferimento.

Quanto al personale tecnico e amministrativo, con la programmazione dell'aprile 2005 abbiamo previsto l'assunzione di 25 unità: 13 sono state assunte, per altre 12 abbiamo bandito concorsi attualmente in fase di espletamento. Infine, con la rimodulazione della programmazione al 1° dicembre scorso, abbiamo deliberato l'assunzione di ulteriori 17 unità di personale, per le quali devono essere ancora definite la destinazioni.

VIII.

Ma in generale è chiaro che anche in questo campo le Università devono ora assumere un atteggiamento nuovo, attento a cogliere le opportunità di ottenere dei finanziamenti che provengono dall'esterno anche per la copertura delle funzioni docenti, e disposto positivamente dinanzi a delle proposte che, inattesamente qualche volta, possono dall'esterno essere avanzate: a condizione, naturalmente che siano salvaguardati l'irrinunciabile valore della libertà di insegnamento e di ricerca.

Questo atteggiamento nuovo, questa nuova disposizione noi abbiamo già cominciato ad avere, inaugurando all'Università di Pisa un percorso che avrà, ritengo, una sua continuazione.

Abbiamo ottenuto da Enti pubblici e da Aziende private che operano sul territorio un contributo destinato al finanziamento di una Cattedra di professore ordinario presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia; finanziamenti per il reclutamento di docenti per le Facoltà di Economia, Giurisprudenza, Scienze politiche, Ingegneria e Medicina e Chirurgia; e ancora, abbiamo stipulato una convenzione per il finanziamento di un posto di professore associato nella Facoltà di Medicina e Chirurgia ed una convenzione che tanto contempla un progetto pluriennale di attività di studio, promosso e diretto nell'ambito del Dipartimento di Filosofia, quanto comprende l'istituzione di una Cattedra nella Facoltà di Lettere e Filosofia.

Risultati, voglio sottolineare, per quanto sia cosa ben nota, che non si risolvono solo in un vantaggio, intanto, per le Facoltà interessate, ma hanno una ricaduta positiva per tutto l'Ateneo, date le nuove disposizioni in merito alla destinazione dei Fondi di Finanziamento Ordinario e la loro futura proporzionalità anche alle capacità degli Atenei di procurarsi, appunto, delle risorse esterne per il reclutamento e gli avanzamenti di carriera del personale docente.

Dobbiamo ora interrogarci se l'Università di Pisa intenda porsi in continuità con quello che essa ha rappresentato ed è stata fino ad oggi: un Ateneo profondamente radicato nel suo territorio e pienamente inserito nella comunità scientifica internazionale, capace di guardare competitivamente all'Europa e al mondo, e di porsi come polo attrattivo per una vasta utenza nazionale.

Se non saremo in grado di mantenere questa continuità, correremo il rischio di perdere terreno trasformandoci in una Università dal bacino di utenza regionale, limitata solo al territorio immediatamente circostante. Un territorio sul quale, per altro verso, insistono altri atenei oltre al nostro, di altrettanto solida e antica tradizione, sostenuti talora da importanti istituzioni, e con i quali occorrerà confrontarci sempre di più.

In questo senso sarà decisiva la piena attuazione del decreto ministeriale n.270 del 22 ottobre 2004 “Modifiche al regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei, approvato con decreto ministeriale n. 509, il 3 novembre 1999” il quale ci impone di ridefinire le classi di studio e di ripensare alla possibilità di costruire percorsi di studi diversi e ‘temporalizzati', prevedendo una durata di tre anni per i Corsi di Laurea e di ulteriori due anni dopo la laurea per i Corsi di Laurea magistrale (art. 8) aventi rispettivamente, come obiettivo, quello di assicurare allo studente un'adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali e quello di fornirgli una formazione di livello avanzato per l'esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti scientifici (art. 3).

In questo contesto vale la pena sottolineare che la riforma dell'autonomia didattica ha polarizzato l'attenzione generale principalmente su una delle attività istituzionali dell'Università, determinando una grande attenzione nel reclutamento di personale docente volto a soddisfare le esigenze formative.

Una continuazione di questa politica, volta più a soddisfare le esigenze delle Facoltà piuttosto che quelle dei Dipartimenti, potrebbe avere l'effetto deleterio di indebolire l'attività caratterizzante dipartimentale, ovvero la ricerca.

Credo quindi che questo tema debba essere oggetto di una seria e approfondita riflessione da parte di tutta la nostra comunità scientifica.

Con l'entrata a regime delle ultime lauree specialistiche, prendiamo atto che essendo stati, tra l'altro, tra i primi ad aver applicato la riforma didattica e ad aver ridefinito la nostra offerta formativa, dobbiamo ora, tra i primi, sottoporre a revisione le novità introdotte e riavviare la riflessione già iniziata con il Corpo Accademico nell'ottobre 2004, relativa all'applicazione della riforma, per valutare in quale misura gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti e quali azioni, anche correttive, potrebbero essere intraprese per un loro pieno ottenimento.

Nell'ambito degli incontri cui ho partecipato nelle varie Facoltà, è emerso come i dati relativi alla produttività degli studenti non siano del tutto positivi, perché se è vero che la riforma ha dato qualche risultato importante, in primis l'aumento delle iscrizioni e la diminuzione degli abbandoni, è pur vero che i dati relativi alla media dei crediti formativi acquisiti dopo il primo anno ci mostrano che gli studenti - contrariamente a quanto previsto dal decreto 270 che fissa in sessanta crediti la quantità media di impegno complessivo di apprendimento svolto in un anno da uno studente a tempo pieno (art. 5 comma 2) - non riescono a rispettare questo impegno.

La riforma, almeno per ciò che riguarda il proposito della coincidenza fra durata legale e durata reale, sta forse mancando il suo obiettivo?

Queste riflessioni costituiscono un punto di partenza fondamentale per affrontare in modo autonomo e consapevole i cambiamenti introdotti dal decreto di modifica proposto dal Ministero.

Dall'autonomia delle Università sono venute innovazioni, sperimentazioni condivise, esperienze di apertura verso la società. Sono ora necessari stimoli nuovi, che possono derivare proprio da una verifica e da una valutazione della qualità, capaci di dar conto di ciò che deve essere corretto e confermato, sia a livello nazionale che a livello di Ateneo, per i diversi settori disciplinari e in sintonia con le tendenze reali in atto in Europa. Una verifica è del resto indispensabile se si voglia definire un quadro di riferimento reale per le scelte degli studenti – talora in balia di vere e proprie operazioni di marketing universitario – e per l'allocazione dei finanziamenti pubblici e privati.

IX.

Nel segno della costante attenzione alla ricerca che considero il tratto prioritario del mio rettorato, concluderemo questa cerimonia di Inaugurazione dell'Anno Accademico attribuendo l'onorificenza del Cherubino al professor Sir Harold Kroto, premio Nobel per la Chimica.

Il professor Harold Kroto è nato nel 1939 nel Regno Unito e ha studiato all'Università di Sheffield. La sua carriera accademica si è svolta principalmente all'Università del Sussex e dal 1991 è Royal Society Research Professor. Nel 1996 è stato insignito del Premio Nobel per la Chimica con Robert Curl e Richard Smalley (professori alla Rice University) per la scoperta dei fullereni, nuovi allotropi del carbonio.

Questa scoperta ha aperto nuove e grandi prospettive nello studio della chimica del carbonio e ha influenzato diverse aree di ricerca, come l'astrochimica, la superconduttività, e la chimica e la fisica dei materiali, moltiplicando significativamente gli studi di alta qualità del settore e le conseguenti ricadute tecnologiche.

Le ricerche del professor Harold Kroto hanno quindi portato all'individuazione di ulteriori applicazioni dei fullereni nella nanoelettronica e nella nanostruttura di nuovi materiali.

La scelta di invitare un Premio Nobel per celebrare l'apertura dell'Anno Accademico ha un forte valore simbolico: vuole riaffermare che la qualità di un Ateneo è fondamentalmente determinata dalla qualità dell'attività della ricerca che in esso si produce.

Pur in tempi non facili, è infatti necessario cercare di salvaguardare la nostra missione e ciò è possibile solo attraverso la difesa dell'autonomia dell'Università, la tutela della libertà di ricerca e di cultura, per continuare a trasmettere conoscenza e capacità critiche, nel continuo, costruttivo confronto con la società civile e le sue istanze.

In questo spirito dichiaro aperto l'Anno Accademico 2005-2006, 662° dalla fondazione.


Ultimo aggionamento documento: 04-May-2006