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A Palazzo Lanfranchi si inaugura la mostra “La città d’acciaio. Mosca costruttivista 1917-1937”

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Gli edifici e i programmi urbanistici dell’avanguardia sovietica a cavallo degli anni ’20 e ’30 del Novecento saranno i protagonisti della mostra che si inaugura venerdì 24 novembre al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi “La città d’acciaio. Mosca costruttivista 1917-1937”. Curata dal professor Luca Lanini, docente di Composizione architettonica e urbana all’Università di Pisa, e maturata dal lavoro di ricerca degli studenti del corso di Disegno dell’Architettura 2 di Ingegneria edile-architettura tenuto dal professor Marco Bevilacqua, l’esposizione fa parte del programma della Biennale di Architettura di Pisa. All’inaugurazione, prevista alle 11.30, si terrà un convegno con interventi di Alessandro Tosi, direttore del Museo della Grafica, Marco Bevilacqua, Luca Lanini, Natalia Melikova, di “The Constructivist Project” Mosca, Maurizio Meriggi, del Politecnico di Milano e Fabrizio Sainati di LabQ. La mostra rimarrà aperta fino al 3 dicembre.
Costruttivismo, suprematismo, cubofuturismo, produttivismo e disurbanismo sembrano tornare di continuo, quasi in maniera subliminale, nel tessuto della nostra esperienza quotidiana. Un’avanguardia che ha dispiegato i suoi effetti su tutto il ventesimo secolo e sta prolungando la sua straordinaria fascinazione anche nel nuovo. Soprattutto dal punto di vista dell’architettura e della città.
«Il senso della mostra è proprio questo: – spiega il professor Lanini – da una parte costruire un piccolo archivio, destinato però ad ampliarsi, che restituisca alla loro dimensione reale ed oggettuale queste architetture, spesso solo conosciute e citate a partire da disegni scarsamente intellegibili, talvolta andati perduti durante quel terribile periodo della storia russa e dei quali restano poche, confuse fotografie. Una conoscenza metrica, realista e critica di questa architettura, iniziata appunto dagli studenti del corso di Disegno dell’Architettura 2 del prof. Marco Bevilacqua e continuata in questa mostra e nel suo catalogo».
Cento anni non sono bastati a spegnere la meraviglia che ancora suscitano questi progetti degli anni ’20 e ‘30, come se si trattasse ormai di immagini profondamente tatuate sul corpo dell’architettura contemporanea, parte del suo subconscio più profondo. «L’avanguardia sovietica non è né un’“avanguardia perduta”, né l’archeologia del socialismo”, ma una tendenza che ancora oggi, per la sua radicalità e per la sua modernità senza tempo, si offre agli architetti contemporanei senza quasi bisogno di distanza storiografica e critica – aggiunge Lanini – Allo stesso tempo è un insieme di idee che ritroviamo in maniera pervasiva nella nostra vita: nelle architetture di Rem Koolhaas, di Zaha Hadid o di Steven Holl, nella grafica della copertina di un disco dei Franz Ferdinand, nel montaggio di un blockbuster di Hollywood. E in molto altro ancora. Perché la storia della Mosca delle avanguardie è la storia del nostro presente».
L'allestimento della mostra è a cura di Luca Lanini e Fabrizio Sainati, con Anna Leddi, Giorgia Puccinelli, Alessandro Riello e Sara Tenchini.

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