In riferimento all’articolo de “La Nazione” di lunedì 30 maggio 2011, dal titolo “È già scontro sul taglio delle tasse. ‘Nessun regalo, l’ateneo era fuorilegge’”, che riporta alcune dichiarazioni di esponenti politici del Pdl, l’Università di Pisa precisa che:
- non corrisponde al vero che “la diminuzione delle tasse è semplicemente la conseguenza della riforma Gelmini”. La decisione di ridurre le tasse agli studenti dell’Ateneo non ha infatti alcuna relazione con la legge Gelmini, che non contiene riferimenti su questo argomento, ma nasce dalla volontà dell’Università di Pisa di alleggerire la contribuzione degli studenti, in particolare di quelli della fascia medio-bassa di reddito ISEE (tra 17.000 e 40.000 euro). Questa politica è stata ritenuta tanto più opportuna nell’attuale fase di prolungata crisi economica dell’intero Paese, che si traduce nella difficoltà di tante famiglie a mantenere i propri figli agli studi universitari.
- non corrisponde al vero che “già dal 2008 a Pisa si sfonda il limite del 20% (nel rapporto tra tasse agli studenti e Fondo di Finanziamento Ordinario), arrivando al 20,35% del FFO”. Se infatti nel 2008 tale percentuale è stata del 20,16, (quindi di pochissimo superiore alla soglia limite), nel 2009 essa è scesa al 19,42 e nel 2010 si è attestata, secondo stime attendibili, anche se ancora non definitive, al 19,83. Gran parte delle università italiane ha invece sforato il limite del 20%, ma nessuna ha programmato riduzioni della contribuzione. L’Università di Pisa è dunque l’unica che, senza avere alcun obbligo in tal senso, ha previsto una riduzione delle tasse e questo dovrebbe essere motivo di legittima soddisfazione per tutta la comunità universitaria pisana e in special modo per chi si pone come rappresentante della componente studentesca.
- non corrisponde al vero, infine, che “l’ateneo pisano fino a non molto tempo fa sforava ampiamente il tetto del 90% fra spese per il personale e FFO”. I dati certificati dal ministero posizionano l’Università di Pisa rispettivamente al 90,00% nel 2007, all’88,79% nel 2008, all’86,97% nel 2009 e all’89,15% nel 2010. Se non fosse stato così, l’Ateneo non avrebbe potuto varare alla fine dello scorso anno la manovra di assunzioni, tra le più imponenti fatte a livello nazionale, grazie alla quale sono stati assunti circa 90 tecnici e amministrativi che erano in attesa di stabilizzazione e sono stati indetti bandi per 85 posti di ricercatore.-
In definitiva, la riduzione delle tasse decisa dall’Università di Pisa è frutto di una seria opera di gestione e di programmazione da parte dell’Ateneo, che anche attraverso queste iniziative vuole ribadire la piena consapevolezza della sua mission di istituzione pubblica.