"Se vi fosse una Maastricht delle Università, noi saremmo ormai fuori dall'Europa". Inizia così la lettera aperta che i rettori hanno indirizzato ai candidati premier per chiedere da subito un impegno pubblico a favore degli atenei italiani. L'appello, votato all'unanimità durante l'ultima assemblea della CRUI di venerdì 15 febbraio, rilancia il tema dei finanziamenti statali all'Università e alla ricerca, indicando sei misure urgenti per affrontare l'attuale situazione di emergenza.
A rilanciare con forza i contenuti della lettera sono, da Pisa, i rettori dell'Università, della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore Sant'Anna. "Nel corso dell'ultima riunione della CRUI - ha detto Massimo Augello, rettore dell'Ateneo pisano - abbiamo deciso di prendere una posizione ufficiale e costruttiva sul futuro dell'Università italiana, anche alla luce della deludente esperienza vissuta con il governo dei 'tecnici'. Indubbiamente il problema delle risorse economiche rimane centrale, ma nel testo abbiamo voluto anche sottolineare la necessità di dare concreta attuazione al principio dell'autonomia responsabile degli atenei, di sostenere il modello pubblico di istruzione e di garantire il diritto allo studio, soprattutto in una fase di crisi come quella attuale che grava pesantemente sul bilancio delle famiglie ".
"Nel nostro paese - ha continuato Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale - pare si sia ormai persa la nozione di quanto profondamente dalla cultura e dalla formazione dipenda la possibilità di un vero, duraturo sviluppo. Proprio in tempi di crisi come questi, anzi, lo sforzo per creare le condizioni necessarie al rilancio economico e civile dovrebbe essere intensificato. Da anni invece ci muoviamo in senso opposto: il mondo universitario ha voluto con forza riportare l'attenzione su questi temi in prossimità delle elezioni. Sono ormai urgenti passi concreti che diano l'avvio ad una fase nuova".
"Limitare la possibilità di assumere giovani ricercatori a causa dei vincoli al turnover citati dalla CRUI è del tutto irragionevole - ha concluso Pierdomenico Perata, prorettore vicario della Scuola Superiore Sant'Anna - Quello che è un vero e proprio blocco delle assunzioni viene applicato senza alcuna distinzione tra Atenei che hanno ben gestito le risorse pubbliche e quelli che invece hanno una situazione finanziaria precaria. La Scuola Superiore Sant'Anna negli ultimi dieci anni ha decuplicato la propria produzione scientifica annuale ed ha raggiunto una imponente capacità di autofinanziamento della ricerca su base internazionale e competitiva. Ma i 282 assegnisti di ricerca e ricercatori a tempo determinato che operano nei nostri laboratori vivono nell'incertezza. Ci viene impedito di assumere i migliori, e ribadisco soltanto i migliori, tra i tanti giovani che fanno ricerca in Italia e all'estero. Tutti i governi del presente e del passato hanno sempre affermato l'importanza dell'istruzione e della ricerca: purtroppo soltanto a parole. Il nostro Paese non potrà mai competere con i Paesi emergenti solo sul piano della produzione di beni e non ha futuro se non investe in ricerca scientifica: è attraverso la ricerca e la creazione di nuove tecnologie che potremo uscire da una crisi che altrimenti ci condanna al declino".
I punti proposti nel documento della CRUI sono:
1) Defiscalizzare tasse e contributi universitari per aiutare le famiglie a non dover abbandonare l'Università a causa della crisi economica;
2) Assicurare la copertura totale delle borse di studio erogate da Regioni e Atenei per garantire la formazione e la mobilità studentesca;
3) Abbattere l'IRAP sulle borse post-lauream e defiscalizzare gli investimenti delle imprese in ricerca per favorire la competizione nei settori ad alta intensità tecnologica;
4) Finanziare posti di ricercatore da destinare ad almeno il 10% dei dottori di ricerca e togliere i vincoli al turnover per impedire l'espulsione dei giovani migliori dal Paese e il progressivo invecchiamento della docenza;
5) Restituire l'autonomia responsabile all'Università rimuovendo gli attuali appesantimenti normativi per valorizzare le scelte di qualità e le vocazioni dei differenti Atenei;
6) Incrementare i fondi per l'Università all'1% del PIL, ristabilendo in particolare il finanziamento statale ai livelli del 2009 e innalzando la premialità fino al 50% per ridare slancio agli Atenei, promuovere le eccellenze nei processi di valutazione, favorire la competitività a livello internazionale.