Da mercoledì 9 a sabato 12 novembre arriveranno a Pisa studiosi da tutto il mondo per celebrare la figura di Rosario Pintaudi, papirologo e archeologo illustre, che nell’ultimo cinquantennio ha accumulato meriti straordinari a livello internazionale nel campo delle scienze dell'antichità grazie alla scoperta, al restauro e decifrazione di centinaia di papiri oggi conservati in biblioteche e archivi di tutta Europa. La conferenza internazionale su “Cinquant’anni di papirologia”, suddivisa tra il Palazzo della Sapienza, il Palazzo del Consiglio dei Dodici e il Palazzo della Carovana, prevede varie sessioni di lavoro con folta partecipazione di studiosi di varie discipline. È organizzata dall’Ateneo pisano insieme alla Scuola Normale Superiore, con il coordinamento scientifico del professor Graziano Ranocchia, ordinario di Papirologia al Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa Pisa, e di Gabriella Messeri, dell’Università Federico II di Napoli. Per la Scuola Normale sono coinvolti i professori Luigi Battezzato e Alessandro Schiesaro.
Forte è il legame con l’Università di Pisa, sede della prima cattedra di papirologia in Italia, grazie alla ventennale collaborazione con la compianta professoressa Edda Bresciani, al cui fianco il professor Pintaudi ha diretto numerose campagne di scavi in Egitto. Di seguito si pubblica il paragrafo del volume “Biografia e Bibliografia di Rosario Pintaudi” (Fabrizio Serra Editore, 2022) dal titolo “1994-2010: la missione congiunta pisano-messinese a Narmuthis” a cura della stessa Gabriella Messeri.
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1994-2010: La missione congiunta pisano-messinese a Narmuthis
Nel 1992 Pintaudi perlustrò l'Arsinoite insieme alla prof.ssa Edda Bresciani alla ricerca di una qualche località promettente dove l'Università di Messina avrebbe potuto iniziare a scavare. La Bresciani, che desiderava riaprire lo scavo a Medinet Madi chiuso dal 1970, propose di riaprirlo con una missione congiunta fra Pisa e Messina. Così dal 1994 fino al 2010 ha operato a Narmuthis la missione archeologica delle Università di Pisa e di Messina. Sono stati scavi molto fortunati: Narmuthis, dove Achille Vogliano fra il 1936 e il 1939 aveva riportato alla luce il grande tempio, dedicato dal faraone Amenemhat Ill alla dea Renenut e al dio Sobek, l'arca sacra, il vestibolo con gli inni di Isidoro e la "casa degli ostraca" cosiddetta per l'archivio di 1550 ostraca conservato da un sacerdote, nascondeva ancora molti tesori che negli anni sono stati riportati alla luce dalla missione pisano-messinese; fra i recuperi più significativi merita ricordare la scoperta, avvenuta nel 1999, di un terzo tempio dedicato a Sobek, comprendente un'istallazione, unica nel panorama dei ritrovamenti archeologici dell'Egitto romano, dedicata a proteggere la schiusa delle uova di coccodrillo (la cosiddetta nursery dei coccodrilli) e quella, avvenuta nel 2006 del castrum Narmutheos, con le sue istallazioni idrauliche perfettamente conservate. Sulle riviste dirette dai due direttori di missione, «Egitto e Vicino Oriente e Analecta Papyrologica», ma anche su « Chronique d'Égypte» e su « Aegyptus», sono apparsi i rapporti di scavo e le pubblicazioni dei materiali archeologici e papirologici fino ai sorprendenti recuperi della campagna del 2006 resi possibili dall'opera di liberazione dalla sabbia del tempio maggiore scavato da Vogliano, cui è stata riservata una monografia di «EVO», dal titolo Narmouthis 2006. Documents et obiects découverts à Medinet Madi en 2006. Bisogna però anche dire che la collaborazione fra la Bresciani e Pintaudi data a ben prima dell'inizio degli scavi congiunti: fu per suggerimento ed impulso della Bresciani che Pintaudi affrontò, con l'amico Sijpesteijn, il difficile compito di studiare e di pubblicare, nel 1993, i 130 ostraca greci smarriti, di cui restavano soltanto le fotografie in bianco e nero nel Dipartimento di scienze storiche del mondo antico dell'Università di Pisa.