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Ai confini di lingua, cultura, genere e colore nella poesia postcoloniale

Il 5 e 6 novembre appuntamento a Palazzo Matteucci con il simposio internazionale ‘Poetry Across The Lines: Translating Colour, Gender, History’

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Il 5 e 6 dicembre, nell’aula magna di Palazzo Matteucci (in Piazza Torricelli 2), si terrà il simposio internazionale “Poetry Across The Lines: Translating Colour, Gender, History” – “Al di là dei versi: tradurre il colore, il genere, la storia”, un convegno che riunisce docenti universitari, insegnanti, accademici, editori, traduttori ed esperti che si dedicano all’esplorazione della variegata intersezione tra colore, genere, poesia, storia e traduzione. Organizzato da Biancamaria Rizzardi, Fausto Ciompi, Marco Petrelli, Elisa Fortunato, Simona Bertacco, AISCLI e Alessandra di Maio, il simposio è promosso dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, la University of Louisville (USA), l’Associazione Italiana di Studi sulle Culture e Letterature di Lingua Inglese (AISCLI), l’Università di Palermo e il Sistema Bibliotecario di Ateneo (SBA).
Il simposio intende proporre una riflessione a livello internazionale, accademica e non solo, sull’attraversamento dei confini di lingua, cultura, genere e colore, e di come questa esperienza sia stata articolata nella ricca tradizione traduttiva della poesia postcoloniale. I lavori si apriranno martedì 5 novembre alle ore 9.30 con i saluti del rettore Riccardo Zucchi, di Roberta Ferrari, direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, Roberta Cella, presidente del corso di laurea magistrale in Linguistica e Traduzione, Francesco Rovai, coordinatore del dottorato in Discipline Linguistiche e Letterature Straniere, Biancamaria Rizzardi, presidente del Sistema Bibliotecario di Ateneo. Il programma completo è disponibile sul sito dell’Università di Pisa.
La traduzione, metafora dell’attraversamento per antonomasia, offre uno spunto di riflessione importante per studiosi, studentesse e studenti impegnati nell’apprendimento delle lingue, letterature e culture ‘straniere’, ma anche per tutte le persone che vivono, lavorano e conversano con chi queste linee di confine le attraversa ogni giorno nel presente migratorio in cui viviamo.
L’occasione che ha dato vita alla nostra riflessione collettiva è stata la recente confluenza di polemiche con al centro tre elementi: la poesia come genere letterario, il genere femminile e la politica della traduzione di esperienze culturali afro-diasporiche in Europa. Di particolare rilievo la recente contestazione pubblica della traduzione in italiano del poema “Zong!” – uno dei testi poetici anglofoni contemporanei più potenti sulla migrazione forzata dall'Africa durante la tratta degli schiavi – della poetessa caraibico-canadese M. NourbeSe Philip e il caso mediatico sorto intorno all'identità etnica e di genere dei traduttori europei della poesia “The Hill We Climb” di Amanda Gorman, la giovane poetessa afroamericana resa famosa dalla cerimonia di inaugurazione della presidenza Biden. Sebbene diversi, questi due casi hanno dato avvio a una serie di interventi importanti, sul fronte accademico e non, sulle pratiche di pubblicazione e traduzione in Italia e in Europa, sulla loro complicità con le forme appropriative di una cultura di matrice coloniale e, soprattutto, sulla necessità di pensare a modalità più inclusive e collaborative di produzione e disseminazione del sapere.

 

04-12-2023

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