C'è ancora qualcuno convinto che la ricerca umanistica non possa attirare cospicui finanziamenti, proponendosi come capofila di un progetto multidisciplinare e fortemente innovativo? E che essa, oltre a raggiungere importanti risultati scientifici, non possa contribuire concretamente al governo del territorio, supportando per esempio le politiche di tutela del paesaggio e di pianificazione urbanistica? A smentire gli scettici c'è ora il progetto "Mappa" dell'Università di Pisa, che ha l'obiettivo di realizzare la carta di potenziale archeologico dell'area urbana e periurbana di Pisa, uno strumento predittivo per salvaguardare il patrimonio archeologico della città e per indirizzarne le linee di sviluppo urbanistico.
Il progetto, che avrà durata biennale, si basa sull'integrazione di diverse figure professionali, dagli archeologi agli storici e agli storici dell'architettura, dai geologi ai geomorfologi, dai matematici agli statistici. È coordinato dalla professoressa Maria Letizia Gualandi, del dipartimento di Scienze archeologiche, in sinergia con i dipartimenti di Scienze della terra (referenti la professoressa Marta Pappalardo e il dr. Giovanni Sarti) e di Matematica (referenti i professori Dario Bini e Sergio Steffè). "Mappa" coinvolge anche il Comune di Pisa, la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici e le Soprintendenze per i Beni archeologici della Toscana e per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno. È finanziato per più di 600 mila euro, su 800 mila complessivi, con i fondi PAR-FAS della Regione Toscana, risultando tra i 24 progetti vincitori sugli oltre 100 presentati e l'unico del settore umanistico.
Il progetto nasce da un approccio scientifico, quello legato al calcolo del potenziale archeologico di una determinata area, che si è diffuso nei paesi anglosassoni da almeno due decenni, ma che in Italia si sta affacciando solo da pochi anni. La ricerca su Pisa rappresenta quindi il primo case study a livello nazionale su un'area urbana e, anche per le caratteristiche storiche, topografiche e dimensionali della città, potrebbe costituire un modello operativo da applicare anche ad altri centri simili, sia in Toscana che in altre aree italiane ed europee. Risultato finale della ricerca potrebbe essere la creazione di uno spin-off in grado di esportare metodologie e procedure standardizzate e, insieme, di formare nuove figure specialistiche capaci di coordinare team interdisciplinari.
Le ricerche degli studiosi pisani andranno dunque a costruire una mappa che, partendo dalle conoscenze acquisite a livello archeologico, unisca le informazioni di carattere storico-archeologico a dati desumibili da indagini e prospezioni geologiche e geofisiche, ricostruzioni geomorfologiche, cartografie e catasti storici, dati toponomastici, analisi delle componenti di edilizia urbana. Una serie di elaborazioni successive, effettuate secondo modelli matematici e interpretativi codificati, permetteranno di formulare ipotesi sulla maggiore o minore probabilità che vi siano resti archeologici e a quale profondità in zone per le quali non disponiamo di alcun altro tipo di informazione. In questo modo la mappa del potenziale archeologico diventerà uno strumento fondamentale per la conoscenza e la tutela del patrimonio archeologico della città di Pisa, poiché consentirà di avere un quadro definito dell'organizzazione degli spazi nelle varie epoche storiche e di costruire un archivio digitale accessibile e fruibile di tutti i dati archeologici, uno strumento di grande importanza, ma che finora non è mai stato realizzato.
La carta servirà infine come supporto alle politiche di pianificazione urbanistica in quei contesti in cui il bene archeologico incrocia le esigenze di edificazione o di trasformazione ambientale di un'area. "Con le nuove normative – spiega la professoressa Gualandi – la valutazione del potenziale archeologico è divenuta un elemento imprescindibile per orientare le politiche di governo del territorio. Per questo, la carta servirà come strumento di compensazione tra le esigenze pubbliche e private di espansione urbanistica e l'interesse della collettività alla salvaguardia e alla tutela del bene comune".