Si è laureato in Discipline dello spettacolo e della Comunicazione con 110 e lode, completando un percorso universitario che ha affrontato sin dall'inizio con grande determinazione: lunedì 30 giugno, Luca Razzauti, studente affetto da una sindrome genetica chiamata "X fragile", ha discusso la sua tesi con il prof. Maurizio Ambrosini, intitolata, "L'ambiente del dramma. «La viaccia» di Mauro Bolognini tra letteratura, pittura e musica" ottenendo il massimo dei voti. Alla discussione erano presenti anche il professor Paolo Mancarella, delegato del rettore per la disabilità, la dott.ssa Federica Gorrasi, responsabile dell'USID, l'Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità, ed altri collaboratori dell'ufficio, che hanno accompagnato Luca lungo tutto il suo percorso universitario. La sindrome "X fragile" è una patologia che conferisce tratti autistici con relativa difficoltà comunicativa. Nei suoi anni universitari Luca, 27 anni, originario di Livorno, è stato coadiuvato da tutor che lo hanno affiancato durante le attività didattiche e ha sostenuto gli esami in forma scritta utilizzando la "Comunicazione Facilitata Alfabetica" (CFA).
"Luca ha raggiunto questo traguardo grazie alla sua volontà, alla sua caparbietà e alla sua voglia di conoscere e di imparare nonostante gli ostacoli che deve affrontare quotidianamente a causa della sua condizione – dice il professor Paolo Mancarella - Per tutti noi, che negli anni abbiamo cercato di fornire a Luca il supporto necessario, la sua laurea è motivo di enorme soddisfazione e, mi sia concesso, di orgoglio. I miei ringraziamenti vanno innanzitutto a tutto lo staff dell'USID e alla squadra di studenti tutor e compagni di studio che hanno accompagnato Luca in questi anni, così come a tutti i docenti che Luca ha incontrato, mostrando sensibilità e disponibilità a fronte dei suoi bisogni speciali. Spero e mi auguro che il percorso di Luca all'Università di Pisa non si concluda qui: se deciderà di proseguire gli studi, noi tutti saremo ancora al suo fianco".
Luca racconta così la sua esperienza universitaria: "La maratona della mia vita sta continuando, dopo aver lottato duramente per avere una giusta dignità che ho ottenuto, ho deciso di intraprendere un altro bel percorso, quello universitario. Non è stato difficile scegliere la facoltà, qualcuna non faceva per me e per qualche altra era l'opposto, non facevo io per lei. Quindi ho scelto seguendo i miei principali interessi, cioè cinema, musica e teatro: tutti linguaggi che l'uomo usa per comunicare. Devo dire che la paura di iniziare nuove battaglie per dimostrare la mia facoltà di comprensione e per far accettare la mia necessità di sostenere gli esami in modo diverso dalla maggior parte degli altri studenti, era tanta. Invece, davanti a me si è aperto un mondo. Sono riuscito a conquistarmi un posto da vero studente all'Università di Pisa. La bellezza di essere accettato con le mie caratteristiche, belle e meno belle, non ha prezzo, come del resto riuscire ad ottenere tante soddisfazioni. Proprio grazie a questo percorso intrapreso sentendomi alla pari, sono riuscito a dare il meglio di me, fino ad arrivare a laurearmi. E il giorno della mia laurea, il 30 giugno 2014, mi sono sentito finalmente in grado di poter mettere alla prova le mie capacità di controllo delle emozioni e le mie competenze sociali, più ancora di quelle culturali. È stata dura ma ce l'ho fatta, la mia autostima ha perforato i sette cieli, ma ciò nonostante mi rendo conto che non potrei essere qui a parlarvi di tutto questo se non avessi avuto alle spalle una magnifica squadra formata da familiari, amici vecchi e nuovi, giovani e adulti, inseganti che mi hanno concesso un credito senza lasciarsi condizionare dalle sfavorevoli apparenze, persone che in ambito universitario lavorano per creare i presupposti culturali e logistici che permettano l'inclusione.Una squadra in cui esistono solo titolari, dove tutti sono necessari, nella quale non sono previste le panchine per le riserve.Grazie a tutti, sentivo la vostra partecipazione come una mano che mi sospingeva, mi manteneva in equilibrio e, alla fine, mi portava in trionfo".