Come si sviluppa l'antitesi fra bene e male nella storia della letteratura europea? E' questa la domanda che fa da filo conduttore del progetto di ricerca "Il Piacere del Male. Le rappresentazioni letterarie di un'antinomia morale" promosso dall'Associazione Sigismondo Malatesta insieme alle Università di Pisa, Ca' Foscari di Venezia, Napoli L'Orientale e Roma Tre. Una lunga narrazione che copre mille anni di storia e che si sviluppa attraverso un ciclo di cinque seminari, due dei quali si svolgono a Pisa. Il 24 e il 25 settembre alla Gipsoteca di Arte Antica in piazza San Paolo all'Orto si parlerà quindi di "Fascinazioni diaboliche tra classicità e cristianesimo" e il 26 e 27 il tema sarà "Coscienza e incoscienza del male nella letteratura del '900" . Agli incontri partecipano docenti di università italiane e straniere, con relazioni che vanno dalla donna il diavolo nella Grecia antica sino a Lolita o agli angeli perduti nell'Aracoeli di Elsa Morante.
"Nella storia delle letterature europee – spiega Sergio Zatti del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Ateneo pisano - colpisce l'evidenza di un fenomeno che segna una sorta di turning point nella millenaria rappresentazione dell'antitesi tra bene e male. A partire dalla seconda metà del XVII secolo, o forse anche prima, a quell'antitesi si sostituisce un ossimoro, cioè il piacere del male, il cui successo è stato, a partire da quel momento, tanto eclatante quanto duraturo, e tale da costituire non solo una svolta, ma un punto di 'non ritorno' nelle rappresentazioni della dialettica bene-male fino ad oggi"