L'uso dell'inglese come lingua franca, l'interazione tra parlanti nativi e non, l'uso dei nuovi media hanno fatto emergere processi di mutamento linguistico che rendono il discorso turistico uno specchio fedele di come i linguaggi evolvono nella rappresentazione della società moderna. All'Università di Pisa l'inglese del turismo è diventato da alcuni anni oggetto di ricerca e venerdì 28 novembre il "tourism discourse" sarà al centro di una giornata di studi che vedrà gli interventi di alcune delle voci più vivaci del panorama scientifico italiano in quest'ambito. L'incontro, organizzato dall'Unità di ricerca sui linguaggi specialistici (UDRILS) del Centro Linguistico di Ateneo, avrà inizio alle ore 9.30 nell'Aula magna di Palazzo Matteucci con i saluti di Mauro Tulli, direttore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, Marcella Bertuccelli, direttore del Centro Linguistico di Ateneo, Elena Carpi, coordinatrice UDRILS, Federico Tognoni, della Fondazione Campus Studi del Mediterraneo.
I lavori saranno aperti da Gloria Cappelli, ricercatrice dell'Università di Pisa e coordinatrice della giornata, che introdurrà gli interventi di Elena Manca dell'Università del Salento, di Sabrina Francesconi dell'Università di Trento, di Stefania Maci dell'Università degli Studi di Bergamo, e di Olga Denti dell'Università di Cagliari. «I linguaggi di specialità sono oggetto di ricerca da oltre trent'anni, ma la specificità del testo turistico è un ambito che ha iniziato ad attrarre l'attenzione della ricerca propriamente linguistica solo di recente – spiega Gloria Cappelli – Il lessico del turismo presenta di fatto tratti che lo rendono un'interessante finestra sui processi linguistici moderni, quelli che sempre più spesso portano alla formazioni di neologismi, stereotipi o culturemi, rendendolo un luogo di innovazione lessicale».
Alcuni esempi? Pensiamo alla parola dream propria dell'inglese generico: nel discorso turistico ha assunto quasi un senso tecnico e la dream destination è diventata un concetto preciso che richiama aspettative diverse da persona a persona. Oppure il reviewer, che ormai incarna il viaggiatore che recensisce tutto su Tripadvisor ed è quasi il cliente da temere. E poi ci sono parole nuove (staycation, blogtour, instatrip) che corrispondono a culture nuove (la vacanza nella propria città, il viaggio a scopo promozionale organizzato con la partecipazione di bloggers, il viaggio documentato tramite instagram) che diventano formule di viaggio proposte dagli stessi tour operator: «Ci sono fenomeni e tendenze di viaggio che dimostrano come la lingua riesce a influenzare e plasmare i flussi turistici – aggiunge Cappelli – Molti stranieri, ad esempio, vengono a cercare in Toscana i lavender fields solo perché molte guide e blog di viaggio hanno creato questa (falsa) aspettativa. Quello che accade è che molti agriturismi si stanno adeguando a ciò che il tourism discourse propone e iniziando a coltivare lavanda per offrire soggiorni immersi nei campi viola".
Il discorso turistico è interessante anche analizzato dal punto di vista dei nuovi media, che con i blog e i social network offrono piattaforme su cui sviluppare le varie interazioni: «È proprio sui nuovi media che il discorso turistico pare conoscere il suo sviluppo più rapido rivelando continui processi di ibridazione di generi, di commistione tra tratti dell'oralità e della scrittura - conclude Cappelli - Questi fenomeni fanno emergere e sviluppare nella nostra società, specialmente nelle generazioni più giovani, una nuova "media literacy", quell'insieme di competenze che permettono di comunicare usando una grande varietà di generi e formati. Una questione sempre più al centro dell'attenzione della comunità scientifica, come testimonia l'inclusione di queste problematiche tra i temi di indagine previsti dal piano di ricerca e innovazione della Comunità Europea "Horizon 2020"».