È una partenza da record quella della settima edizione del PhD+, il programma dell’Università di Pisa che insegna a valorizzare la ricerca, fare innovazione e sviluppare lo spirito imprenditoriale tra i giovani. Sono 187 gli iscritti del 2017, in gran parte laureandi, laureati e dottorandi, provenienti da tutte le aree disciplinari, non solo Ingegneria e ICT, tradizionalmente le più rappresentate, ma anche da Medicina, Farmacia, Biologia e, altro traguardo di quest’anno, circa 70 dalle Scienze umane e sociali. Il corso si è inaugurato mercoledì 19 aprile con i saluti del rettore Paolo Mancarella e del prorettore per la Ricerca applicata e il trasferimento tecnologico Marco Raugi. Subito dopo sono intervenuti Emil Abirascid, fondatore di Startupbusiness, che ha parlato di “Nuovi paradigmi per l'imprenditorialità” e Marco Bicocchi Pichi, presidente dell’associazione Italia Startup, che ha parlato di “Essere e avere: essere utili e avere un mercato”.
«Il PhD+, ci tengo a sottolineare, è un corso totalmente gratuito ed è una grande opportunità di crescita personale e formativa per i giovani – ha dichiarato il rettore – Gli allievi hanno l’occasione di acquisire competenze utili per il trasferimento tecnologico, conoscere il valore dell’innovazione all’interno di una azienda, avviare una start up e, in via più generale, incrementare le opportunità di carriera in un’ottica di contaminazione tra discipline diverse. Siamo orgogliosi che questo programma sia frequentato da un così alto numero di partecipanti».
«I seminari ruoteranno attorno alle tre parole chiave “fare innovazione”, “lavorare in team”, “avere spirito imprenditoriale” – ha spiegato il professor Raugi – I numeri del 2107 rivelano inoltre un altro dato importante: fare impresa non è più una prerogativa di ingegneri e informatici, ma anche di umanisti e scienziati sociali, come dimostrano i progetti proposti quest’anno, connotati anche da una forte interdisciplinarietà».
I seminari si svolgeranno dal 19 aprile al 25 maggio e saranno tenuti da relatori nazionali e internazionali provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale, da enti locali e governativi, da finanziatori istituzionali e non. A questi si aggiungono attività di coaching e mentoring sui progetti imprenditoriali che verranno sviluppati durante il percorso, guidate da esperti internazionali nel campo dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. «Coloro che completeranno il percorso con un progetto di impresa avranno inoltre la possibilità di effettuare un pitch finale davanti a potenziali investitori, in cui la sfida consiste nel riuscire a presentare in maniera chiara, completa e convincente il proprio progetto in pochi minuti – ha aggiunto Raugi – Quest’anno coloro che presenteranno i migliori progetti avranno anche l’opportunità di frequentare il corso TVLP nella Silicon Valley».
I numeri del PhD+
Lanciato nel 2011, il PhD+ ha contato oltre 700 iscritti tra studenti di lauree magistrali, dottorandi e dottori di ricerca provenienti da tutti i dipartimenti dell'Università di Pisa. L'approfondimento delle tematiche legate all'imprenditorialità, unito alle competenze e alla creatività dei partecipanti, ha generato 34 progetti imprenditoriali. Di questi, 25 progetti si sono poi effettivamente trasformati in imprese, che hanno preso parte a diverse competizioni rivolte alle nuove idee di business conquistando complessivamente 41 premi tra i quali la "Start Cup Toscana" e il "Premio Marzotto". Queste start-up hanno anche sviluppato un legame con le attività di brevettazione dell'Ateneo realizzando 14 brevetti.
Inoltre ben 6 spin-off dell'Università di Pisa sono state finanziate nella Fase 1 dello SME Instrument di Horizon2020, e di queste spin-off 4 sono nate dal PhD+: ECONBOARD, IVTech, JOS Technology, INGENIArs.
Alla luce di questi risultati, il modello introdotto dal PhD+ rappresenta una best practice riconosciuta a livello nazionale e internazionale, nell’ambito di progetti europei (tra cui Endure, di cui l’Università di Pisa era capofila) e prestigiose competizioni con altre istituzioni di ricerca estere (Reimagine Education 2016).