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Aperta la selezione pubblica per l’ammissione al XXXIX ciclo (a.a. 2023-2024) del nuovo Dottorato di Interesse Nazionale in Life Course Research, che fonda un'alleanza tra 29 università italiane, tra le quali l’Università di Pisa. Il termine per la presentazione delle domande è il 7 agosto alle ore 12.00

Il programma di dottorato in Life Course Research promuove lo studio dei percorsi di vita e degli eventi significativi che li modellano da una prospettiva olistica e transdisciplinare.

Il dottorato formerà una nuova generazione di studiosi altamente qualificati mediante un approccio “evidence-based” integrato con una forte enfasi sui metodi quantitativi e sull'analisi dei dati.

Il programma prevede la costituzione di un Consorzio Scientifico tra studiosi dei settori biomedico, psicologico e socio-demografico.

Collegate a queste tematiche di ricerca, il programma offre 55 borse di dottorato tra le quali, nel curriculum socio-demografico, una specifica dell’Università di Pisa: Epidemiologia comportamentale: impatto delle risposte individuali sulle politiche pubbliche di contrasto alle pandemie.

“La pandemia da Covid-19 ha evidenziato, da parte degli individui, un’ampia gamma di risposte comportamentali tanto ai rischi legati alla malattia pandemica che alle misure di mitigazione, oltre che all’immunizzazione anti-Covid. Risposte, in alcuni casi, disallineate da quelle pubbliche, mentre in altri le hanno rinforzate – spiegano i professori Piero Manfredi e Nicola Salvati dell’Ateneo pisano che seguiranno il progetto collegato alla borsa – Quello che speriamo di ottenere è riuscire, attraverso idonee tecniche statistiche, ad evidenze le varie tipologie di risposte comportamentali registrate durante la pandemia e separarle dagli effetti delle misure decretate dai governi”.

“Da chi si aggiudicherà la borsa di dottorato dell’Università di Pisa ci attendiamo un duplice contributo – aggiungono i due docenti – Nello specifico, lavorando su dati pubblicamente disponibili e relativi a casi studio sia europei che extra-europei, dovranno essere verificate differenti strategie di inclusione di tipologie comportamentali in modelli epidemiologici, con attenzione a preservare l'accuratezza statistica. Oltre a questo, il candidato dovrà fornire le migliori evidenze sul mutuo ruolo giocato dalle risposte individuali rispetto alle risposte centralizzate alla minaccia pandemica”.

Il Dottorato di Interesse Nazionale in Life Course Research offre una struttura didattica multilivello, con corsi online e in presenza presso l’Università di Firenze – dove il dottorato ha la sua sede amministrativa - e presso le Università ospitanti; 30 crediti di didattica disciplinare e transdisciplinare; Winter e Summer School dedicate e fino a 12 mesi di periodo di ricerca all'estero

Le caratteristiche del Dottorato di Interesse Nazionale in Life Course Research includono: 1) Identità tematica anziché disciplinare; 2) Natura sovra-dipartimentale e sovra-regionale del Consorzio per superare la frammentazione degli approcci locali; 3) Visione integrale e formazione multilivello (nazionale/locale).

Per maggiori informazioni: https://www.phd-lcr.com

Per fare domanda: https://www.unifi.it/p12401.html

 

Managing virtual libraries of chemical compounds has never been easier. Only a few days ago thanks to MolBook UNIPI, the powerful software launched by the Department of Pharmacy of the University of Pisa as part of the activities of the national HPC, Big Data and Quantum Computing centre, pharmaceutical chemists and biologists from all over the world have at their disposal, free of charge, an innovative tool for creating, archiving, managing and sharing molecular databases in just a few clicks.

A true technological revolution in the world of pharmaceutical chemistry and biology, in which there has been a lack of free similar software so far, it can make database management procedures, “user-friendly” providing an inexperienced user with an easy and intuitive tool. The software’s potential was analysed in the application note recently published in the prestigious Journal of Chemical Information and Modeling.

The software was developed by Salvatore Galati, Miriana Di Stefano, Lisa Piazza and Giulio Poli, members of the Molecular Modeling & Virtual Screening Laboratory Group of the Department of Pharmacy at the University of Pisa and coordinated by Professor Tiziano Tuccinardi.

MolBook UNIPI was created for the academic and research community to process data in order to compose, manage and analyse databases containing information on chemical compounds to exploit several properties, including the prediction of the toxicological profile of molecules.

 

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“The possibility of digitally archiving the structural characteristics of each individual molecule and the various activity and toxicity data related to it, which is of essential importance. It allows rapid searches, analysis of archived molecules and the use of artificial intelligence to process and predict the properties of different molecules. It is possible, for example, to search in just a few seconds for all the molecules characterised by a particular functional group or a particular biological activity, or to predict their possible toxicity,” explains Professor Tiziano Tuccinardi. “To date, there are several tools that allow the creation of these molecular databases; however, many of these do not carry out exhaustive analyses and moreover are very difficult to be used because they are mainly aimed at researchers working in the field of computational chemistry. The software developed by our research group will lead biologists, non-computational and pharmaceutical chemists to create, manage and share databases of the molecules they are studying. The launch of MolBook UNIPI represents the first step of this project: our idea is to implement it by adding predictive tools based on artificial intelligence that in a simple and intuitive way can help research, by providing from the earliest stages of development of potential drugs, predictions regarding their possible toxicity and activity towards different molecular targets."

MolBook UNIPI is available free of charge for academic, governmental and industrial organisations and can be downloaded from www.molbook.farm.unipi.it.

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The Project was developed thanks to the contribution of the National Recovery and Resilience Plan (PNRR), Mission 4 Component 2 Investment 1.4 'National Centre for HPC, Big Data and Quantum Computing' - Spoke 7 'Materials & Molecular Sciences' (European Union - NextGenerationEU).

Gestire le librerie virtuali di composti chimici non è mai stato così facile. Solo da pochi giorni, infatti, grazie a MolBook UNIPI, il potente software lanciato dal Dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa nell’ambito delle attività del centro nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing, i chimici farmaceutici e biologi di tutto il mondo hanno adesso a disposizione gratuitamente uno strumento innovativo per creare, archiviare, gestire e condividere database molecolari in pochi clic.

Una vera e propria "rivoluzione tecnologica" nel mondo della chimica farmaceutica e della biologia dove, fino ad oggi, mancava un software libero di questo tipo, in grando di rendere user-friendly le procedure per la gestione dei database, fornendo all'utente non esperto uno strumento semplice e intuitivo. E le cui potenzialità sono state analizzate nella nota applicativa recentemente pubblicata sul prestigioso Journal of Chemical Information and Modeling.

Sviluppato da Salvatore Galati, Miriana Di Stefano, Lisa Piazza e Giulio Poli, membri del Gruppo di Molecular Modeling & Virtual Screening Laboratory del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, coordinato dal professor Tiziano Tuccinardi, il software MolBook UNIPI nasce per la comunità accademica e di ricerca, per trattare dati finalizzati a comporre, gestire e analizzare database contenenti informazioni relative a composti chimici, per sfruttare varie proprietà, tra cui la previsione del profilo tossicologico di molecole.

 

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Il professor Tiziano Tuccinardi (a destra) con i membri del Gruppo di Molecular Modeling & Virtual Screening Laboratory del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa

 

“La possibilità di archiviare digitalmente per ogni singola molecola le caratteristiche strutturali ed i vari dati di attività e tossicità correlati con essa ha un’importanza essenziale perché consente di effettuare rapide ricerche, analisi delle molecole archiviate ed impiegare l’intelligenza artificiale per elaborare e predire le proprietà delle diverse molecole. È possibile, ad esempio, in pochi secondi cercare tutte le molecole caratterizzate da un particolare gruppo funzionale o da una particolare attività biologica, o predire la loro possibile tossicità – spiega il professor Tiziano Tuccinardi - Ad oggi esistono alcuni tool che consentono la creazione di questi database molecolari; tuttavia, molti di questi non consentono l’esecuzione di analisi esaustive ed inoltre, la maggior parte sono molto difficili da utilizzare perché rivolti soprattutto a ricercatori operanti nel campo della chimica computazionale. Il software sviluppato dal nostro gruppo di ricerca consentirà anche ai chimici non computazionali, ai biologi e chimici farmaceutici di poter creare, gestire e condividere i database delle proprie molecole di interesse. Questa release di MolBook UNIPI rappresenta il primo tassello di questo progetto: la nostra idea è quella di implementarlo aggiungendo tool predittivi basati sull’intelligenza artificiale che in maniera semplice ed intuitiva possano aiutare la ricerca fornendo fin dai primi stadi di sviluppo di potenziali farmaci delle predizioni relative alla loro possibile tossicità e attività nei confronti dei diversi target molecolari.”

MolBook UNIPI è disponibile gratuitamente per le organizzazioni accademiche, governative e industriali e lo si può scaricare dal sito www.molbook.farm.unipi.it

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Progetto sviluppato anche grazie al contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 Componente 2 Investimento 1.4 "National Centre for HPC, Big Data and Quantum Computing" - Spoke 7 "Materials & Molecular Sciences" (Unione Europea – NextGenerationEU).

A common language and collaboration to meet the challenges of new technologies. University and enterprise are forming a new alliance thanks to Planet 4, the European project coordinated by the University of Pisa. It has been activated since the end of 2020 to bridge the gap between scientific research on Artificial Intelligence (AI) and Machine Learning (ML) and its industrial application, as an enabling technology for the industry 4.0.

The results of this ambitious project are potentially directed at an audience of around 20 million small and medium-sized enterprises - as many as there are in the European Union, which is lagging behind in adopting modern digital 4.0 technologies.

"The industry 4.0 model requires European small and medium-sized enterprises to deal with technological progress more decisively if they want to maintain their competitiveness on the global market," explains Daniele Mazzei, associate professor at the Department of Computing Science at the University of Pisa and team leader of the project. "We worked with Planet4, first and foremost, to improve communication between the academic world and small and medium-sized European enterprises in the field of new technologies, creating a proper Esperanto in the industry 4.0. This is a new form of collaboration between university and business that represents an evolution of the traditional technology transfer. The new model reveals in a timely manner the company's need to adapt to the 4.0 tool, providing them with the best technologies. Thanks to an operational procedure consisting of three fundamental steps: identification of the challenge, research phase and solution proposal.

Planet4 has developed two strategic tools for the future of the European industry 4.0, which satisfy requirements of varying complexity. Planet4 results will be presented at the project's final conference on 2nd October in Pisa.

The first tool is Planet4 Taxonomy Explorer, a kind of “search engine” for Industry 4.0 and its requirements, which allows companies to identify from academic and corporate sources possible solutions to their own needs. They can browse through solutions, already adopted by others to solve similar problems, and then develop them independently. To date, this “taxonomy” already includes 32 business challenges/needs and 147 enabling technologies.

 

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The group of the University of Pisa that coordinates the Planet4 project. Clockwise from top: Daniele Mazzei (team leader), Riccardo Amadio, Roberto Figliè and Daniele Atzeni

 

Challenge & Solution Template is the second tool developed by the project inspired by Apple's Challenge-Based Learning. It allows a greater customisation of solutions. The template guides the company through pre-established stages that range from the definition of the challenge and the business context to the identification of the technological solutions, which are needed to achieve the initial goals within the planned timeframe. These stages pass through an assessment of technical and economic-managerial feasibility, for the best solution to be adopted.

As part of the Planet4 model, universities have been asked to offer proper training to European SMEs in the new technologies. This training is aimed at both students, who will be the workers of the future and will need to know how to use 4.0 technologies, and at the business world, so that they can make fully informed decisions.

In addition to the University of Pisa (Coordinator), Planet4 also includes: Panepistemioypole Ioanninon (Greece); Elecnor Sa (Spain); Viesoji Istaiga Kauno Mokslo Ir Technologiju Parkas (Lithuania); Zerynth SpA (Italy and spinoff of UniPi); Bobst Bielefeld Gmbh (Germany); Ohs Engineering Gmbh (Germany); Exquisite Srl (Romania); Universitat Ramon Llull Fundacio (Spain); Politechnika Rzeszowska Im Ignacego Lukasiewicza Prz (Poland); Valuedo Srl (Italy). Launched on 1st November 2020, the project will end on 31st October 2023.

Un linguaggio comune e una metodologia di collaborazione per vincere insieme la sfida delle nuove tecnologie. Università e impresa stringono una nuova alleanza grazie a Planet 4, il progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa che dalla fine del 2020 è attivo per colmare il divario tra la ricerca scientifica su Intelligenza Artificiale (AI) e Machine Learning (ML) e la sua applicazione industriale come tecnologia abilitante per il paradigma dell’Industria 4.0.

Un progetto ambizioso, i cui risultati si rivolgono, potenzialmente, a una platea di circa 20 milioni di piccole e medie imprese – tante sono le PMI dell’Unione Europea in ritardo nell’adozione delle moderne tecnologie digitali 4.0.  

“Il modello dell’Industria 4.0 impone alle PMI europee di affrontare con maggior decisione il progresso tecnologico, se vogliono mantenere la propria competitività sul mercato globale – spiega Daniele Mazzei, professore associato del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa e team leader del progetto – Con Planet4 abbiamo lavorato, in primo luogo, per migliorare la comunicazione tra il mondo accademico e le piccole e medie imprese europee sul fronte delle nuove tecnologie, creando un vero e proprio Esperanto dell'Industria 4.0. Questo ci ha permesso di sviluppare una nuova forma di collaborazione tra Università e impresa che rappresenta un’evoluzione del tradizionale trasferimento tecnologico. Il nuovo modello, infatti, permette di individuare in modo puntuale le necessità aziendali di adattamento al nuovo paradigma 4.0 e le migliori tecnologie per soddisfare tali bisogni. Questo secondo un percorso operativo che si articola in tre passaggi fondamentali: identificazione della sfida, fase di ricerca e proposta della soluzione”.

Grazie a Planet4, i cui risultati saranno presentati a Pisa il 2 ottobre, in occasione della conferenza finale del progetto, sono stati messi a punto due strumenti strategici per il futuro dell’Industria 4.0 europea e che rispondono ad esigenze di diversa complessità.

Il primo è il Planet4 Taxonomy Explorer, una sorta di “motore di ricerca” per l’industria 4.0 e i suoi bisogni, che permette alle imprese di individuare, tra fonti accademiche e aziendali, possibili soluzioni alle proprie necessità, navigando tra quelle già adottate da altre realtà per risolvere problematiche simili alle loro, per poi svilupparle in autonomia. Ad oggi questa “tassonomia” comprende già 32 sfide/bisogni aziendali e 147 tecnologie abilitanti.

 

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Il gruppo dell'Università di Pisa che coordina il progetto Planet4. Dall'alto in senso orario: Daniele Mazzei (team leader), Riccardo Amadio, Roberto Figliè e Daniele Atzeni 

 

Si ispira al Challenge-Based Learning di Apple, invece, il Challenge & Solution Template, il secondo strumento messo a punto dal progetto, che consente una maggior personalizzazione delle soluzioni. Il template, infatti, guida l’impresa attraverso un percorso a tappe prestabilite che vanno dalla definizione della sfida e del contesto aziendale, fino ad arrivare all’individuazione delle soluzioni tecnologiche necessarie a raggiungere gli obiettivi di partenza nei tempi previsti, passando anche da una valutazione della fattibilità, sia tecnica che economico-manageriale, della soluzione da adottare.

Completa il modello Planet4 l’attività di formazione che le Università sono chiamate a svolgere affinché la trasformazione digitale delle PMI europee possa avvenire in modo compiuto. Formazione rivolta tanto ai propri studenti, ossia ai lavoratori del futuro, che dovranno necessariamente saper utilizzare le tecnologie 4.0, che al mondo delle imprese, affinché possano prendere le proprie decisioni con la necessaria consapevolezza.

Oltre all’Università di Pisa (Coordinatrice), fanno parte di Planet4 anche: Panepistemioypole Ioanninon (Grecia); Elecnor Sa (Spagna); Viesoji Istaiga Kauno Mokslo Ir Technologiju Parkas (Lituania); Zerynth SpA (Italia e spinoff di UniPi); Bobst Bielefeld Gmbh (Germania); Ohs Engineering Gmbh (Germania); Exquisite Srl (Romania); Universitat Ramon Llull Fundacio (Spagna); Politechnika Rzeszowska Im Ignacego Lukasiewicza Prz (Polonia); Valuedo Srl (Italia). Lanciato il 1° novembre 2020, il progetto si concluderà il 31 ottobre 2023.

Grande emozione, questa mattina, nell’Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza dove, alla presenza del rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi, sono state discusse le prime sette tesi del Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria, nato nel 2018. A laurearsi sono state Letizia Adamo, Valentina Cioffi, Jessica Converti, Elena Fratelli, Chiara Mancini, Maria Vittoria Matteucci e Silvia Mossarello a cui, già a luglio, si uniranno in nomi di altre sei colleghe.

“Questo Corso di Laurea ricopre un’importanza particolare all’interno della nostra offerta didattica: con la sua attivazione cinque anni fa, il nostro Ateneo ha ribadito con forza l’attenzione che pone a tutti i percorsi di formazione degli insegnanti, considerati strategici per la qualità culturale del nostro Paese e per le necessità del territorio, vista la forte richiesta arrivata da diversi Enti per l’attivazione di Scienze della Formazione – ha commentato il rettore, Riccardo Zucchi, che nel 2017, come Direttore del Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica fu tra i firmatari della proposta di attivazione – L'intervento dell’Università di Pisa nel primo segmento dei percorsi formativi delle nuove generazioni è un investimento sul futuro. Faccio, dunque, le mie più vive congratulazioni alle nostre prime dottoresse in Scienze della Formazione Primaria, future maestre, che, sono sicuro, svolgeranno la loro missione in modo egregio, nella speranza, un giorno, di poter accogliere i loro studenti qui nel nostro Ateneo”.

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Il rettore dell'Univerisità di Pisa apre la prima sessione di laurea in Scienze della Formazione Primaria

 

Partito ufficialmente nell’anno accademico 2018/19, il Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria è l’unico percorso formativo che permette di ottenere l’abilitazione per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e in quella primaria. Ha un ordinamento uguale in tutta Italia, della durata di cinque anni, ed è ad accesso programmato a livello nazionale, come stabilito dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

All’interno di questo quadro normativo, giustamente rigido per una Laurea abilitante, l’Università di Pisa ha sviluppato un progetto formativo che fa leva e valorizza le specifiche competenze di ricerca presenti in Ateneo: pedagogiche, psicologiche, antropologiche e delle didattiche disciplinari, che punta a far conoscere il territorio e i suoi musei (l’Orto Botanico, il Museo di Storia Naturale di Calci e tante altre realtà) e allo stesso tempo cerca di favorire esperienze di confronto con contesti diversi attraverso le esperienze di tirocinio in scuole italiane all’estero. Alcune delle prime laureate hanno fatto nell’estate del 2022 un’esperienza significativa a Lima, in Perù, e, dal prossimo settembre, 13 studenti pisani partiranno per fare esperienze nelle scuole italiane di Atene, Barcellona, Bucarest e Madrid all’interno del progetto Erasmus.

“La nostra laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria è nata fin dall’inizio con dei princìpi formativi e delle caratteristiche che, a suo modo, la rendono molto particolare nel panorama italiano – ha commentato Pietro Di Martino, presidente del Corso di Laurea e proponente 6 anni fa della sua attivazione presso il nostro Ateneo – Questo grazie all’attenzione che abbiamo voluto dare a tematiche che consideriamo cruciali per il bagaglio formativo dei futuri insegnanti. Penso ai temi dell’inclusione, della multiculturalità, agli strumenti propri delle didattiche disciplinari; al rapporto strettissimo con le scuole del territorio consolidato da incontri regolari nell’anno per progettare e migliorare i tirocini curricolari. Oltre all’attenzione alla sostenibilità del Corso di Laurea e alla sua natura fortemente laboratoriale, dove la teoria è sostenuta dalla pratica del progettare e del fare.”

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Letizia Adamo è la prima laureata in Scienze della Formazione Primaria dell'Università di Pisa

 

Il Corso di Laurea interdipartimentale, incardinato al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere (referente per il Corso) con il concorso dei Dipartimenti di Matematica e di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ha riscosso una attenzione crescente in questi anni e radicato la sua presenza sul territorio, sviluppando accordi formali e un dialogo continuo con gli Istituti Comprensivi del territorio: sono più di 150 le scuole toscane e della provincia di La Spezia convenzionate.

“Oggi è un giorno di festa e per me, che quasi 6 anni, fa proposi l’attivazione di questo Corso, particolarmente emozionante – ha concluso Di Martino – credo che dopo 5 anni si possa affermare che Scienze della Formazione Primaria sia riuscita a rispondere ad una richiesta forte del territorio, strutturandosi, anche tramite il dialogo con gli studenti e con le scuole, in un progetto formativo lungo (dura 5 anni), complesso (nella programmazione didattica sono coinvolti ben 11 dipartimenti) e affascinante. Anche io, come il Rettore, sono convinto che queste neo-dottoresse, che meritano il nostro plauso per essersi laureate perfettamente in pari e che conosco bene dopo 5 anni di percorso, faranno benissimo come maestre di scuola dell’infanzia e primaria: credo e spero che in questo futuro e così delicato impegno professionale porteranno molto di ciò che l’Università di Pisa ha dato loro”.

Sono arrivati in questi giorni presso il Green Data Center dell’Università di Pisa e sono i primi ad essere installati in Italia. Si tratta di due sistemi Nvidia DGX-H100, piattaforme di quarta generazione che permetteranno all’Ateneo pisano di competere con i principali centri di ricerca di tutto il mondo, compresi quelli industriali, nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa.

“Con questo ulteriore investimento, reso possibile grazie a fondi di Ateneo e PNRR del progetto SoBigData, puntiamo ad un ruolo di leadership nazionale nella ricerca sull’intelligenza artificiale - ha commentato il Prorettore Vicario dell'Università di Pisa, Giuseppe Iannaccone – Già oggi, peraltro, con il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, da noi coordinato assieme al CNR, e con due lauree magistrali nel settore, una presso il dipartimento di Informatica e una presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, abbiamo ruolo centrale nella formazione avanzata nel nostro Paese in questo settore”.

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La disponibilità delle macchine DGX-H100 consentirà ai ricercatori dell’Università di Pisa di affrontare ricerche fondamentali riguardanti le routine di ottimizzazione dell’Intelligenza Artificiale senza iperparametri, che richiedono capacità di calcolo molto grandi. Grazie a queste due nuove macchine sarà anche possibile addestrare l’AI su modelli linguistici ampi, così da sviluppare ancor di più le sue capacità di traduzione automatica.

Le due nuove architetture installate nel Data Center pisano permetteranno, inoltre, all’Università di Pisa di testare le proprie reti neurali artificiali potenziate, oltrepassando i limiti posti dai benchmark sintetici su piccola scala. Questo consentirà ai ricercatori dell’Ateneo di affrontare applicazioni di classificazione dei vasi sanguigni cerebrali e di risolvere problemi di ottimizzazione combinatoria sulle reti semantiche del mondo reale come, ad esempio, quelli relativi al Vehicle Routing, ossia all’ottimizzazione dei tragitti dei veicoli utilizzati per le consegne.

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Il Green Data Center di Ateneo, cuore delle infrastrutture informatiche a supporto delle attività di didattica e di ricerca dell’Università di Pisa, fa così un importante salto di qualità. Inaugurato nel 2017, da sei anni il Data Center pisano mette a disposizione dei ricercatori dell’Ateneo risorse in grado di competere alla pari con le più importanti istituzioni di ricerca europee. Nello specifico, il Centro di Calcolo è dotato di un’infrastruttura di nuova generazione che, con i due DGX-H100, può adesso contare su oltre 100 acceleratori (GPU) dedicati al Calcolo ad Alte prestazioni e alla ricerca in Intelligenza Artificiale.

In 66 rack, il Data Center mette a disposizione delle attività di calcolo scientifico più di 22.000 cores e circa 15 Petabyte di storage di varie generazioni e tipologie, acquisiti investendo sia risorse di Ateneo sia risorse acquisite per progetti su bandi competitivi. Le infrastrutture per il calcolo alte prestazioni (High Performance Computing) sono impiegate da gruppi di ricerca computazionale in un ampio spettro di settori: Chimica, Fisica, Scienze della Terra, Biologia, Medicina e Ingegneria.

Lagnoni BerteiRisolvere il problema della dipendenza da materiali critici come cobalto e nickel che oggi affligge la mobilità elettrica è possibile e la soluzione si chiama "Batteria Litio-Aria". A confermarlo è lo studio pubblicato in questi giorni su Nature Chemistry e realizzato da un gruppo di ricerca internazionale di cui fanno parte Marco Lagnoni e Antonio Bertei, rispettivamente ricercatore e professore associato in Ingegneria Chimica al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale all’Università di Pisa.

"Le batterie litio-aria garantiscono un'alta densità di energia e in futuro potrebbero essere utilizzate nei veicoli elettrici rendendoli ancor più sostenibili dal punto di vista ambientale - spiegano Marco Lagnoni e Antonio Bertei - Oggi, però, non hanno ancora raggiunto prestazioni adeguate ad un loro utilizzo pratico, in particolare per quanto riguarda la fase di carica. Un ostacolo, questo, che adesso, grazie ai risultati ottenuti assieme ai colleghi delle Università di Oxford e Nottingham, potrà essere presto superato".

Il gruppo di ricerca di cui fanno parte Lagnoni e Bertei ha infatti scoperto perché gli attuali catalizzatori, chiamati mediatori redox e utilizzati per la ricarica delle batterie litio-aria, non riescono a garantire una velocità di carica elevata. In particolare, spiegano gli studiosi, la velocità massima di carica dipende dal potenziale elettrico del mediatore redox, ciò ne limita le prestazioni. D'altro canto, si è dimostrato che una forma di ossigeno molto reattiva, che si sviluppa durante la carica, non è responsabile del deterioramento dei materiali come si riteneva in precedenza.

Fondamentale il contribuito dato dall'Università di Pisa a questa scoperta. Marco Lagnoni e Antonio Bertei, infatti, hanno sviluppato dei modelli numerici avanzati e unici nel loro genere, che hanno permesso di prevedere le prestazioni energetiche degli elettrodi simulando il processo di carica con mediatori redox. Ciò ha evidenziato che esistono altri fenomeni, oltre alla cinetica di reazione, che possono rallentare ulteriormente la carica, i quali devono essere anch’essi affrontati per superare le attuali limitazioni ed ottimizzare la tecnologia.

“Ci abbiamo messo quasi tre anni per finalizzare il lavoro, per non parlare di tutte le attività di ricerca pregresse che ci hanno permesso di essere pronti per studiare questo tipo di batterie. La buona ricerca di base richiede risorse, ma soprattutto tempo, impegno e ottime basi teoriche - commenta il professor Antonio Bertei - Questo risultato dimostra come l’approccio dell’ingegneria chimica sia multidisciplinare, attuale e capace di contribuire alla soluzione delle sfide odierne, come quelle dell’accumulo di energia elettrica.”

“Il progresso della ricerca scientifica oggi si basa su una combinazione di sforzi sperimentali e strumenti di modellazione avanzati - spiega il dott. Marco Lagnoni - Nell'ambito delle scoperte scientifiche, la modellazione è, infatti, uno strumento indispensabile per accelerare il progresso e supportare l'interpretazione dei dati sperimentali. Lo sviluppo di modelli di alta qualità richiede, però, una rigorosa e qualificata base sperimentale oltre che teorica. Per questo, la coesione tra i gruppi di ricerca e il trasferimento di conoscenze sono elementi essenziali. Lavorando insieme, condividendo i rispettivi saperi, uniti da un forte spirito di determinazione, i ricercatori possono raggiungere risultati significativi e superare le sfide scientifiche più complesse".

Adesso, i risultati ottenuti da questo studio, pubblicato su Nature Chemistry con il titolo “Why charging Li–air batteries with current low-voltage mediators is slow and singlet oxygen does not explain degradation”, permetteranno di indirizzare la ricerca verso la creazione di nuove classi di mediatori redox e l'impiego di materiali diversi da quelli utilizzati finora. Una sfida difficile, certo, ma anche un'opportunità per esplorare nuove direzioni di ricerca verso una mobilità elettrica sempre più sostenibile.

Fare un salto di qualità nel campo del trasferimento tecnologico per aiutare e promuovere lo sviluppo economico del Paese attraverso la nascita e la crescita di nuove realtà imprenditoriali. È questo uno degli obiettivi strategici dell’Università di Pisa, dove oggi si è tenuta l’anteprima di Converging Skills, l’evento che dal 26 al 29 giugno porterà nella città toscana oltre 80 tra imprenditori, investitori, manager e titolari di start-up per iniziare a definire il modello di un vero e proprio ecosistema dell'innovazione.

“Le nostre aspettative per questo evento sono altissime – ha detto il Rettore dell’Ateneo pisano, Riccardo Zucchi, nel suo saluto di apertura - Attraverso il trasferimento tecnologico le nostre università possono veramente diventare il fulcro dello sviluppo di tutto un territorio. Qui a Pisa abbiamo grandi potenzialità che vogliamo sfruttare fino in fondo. Per farlo, però, è necessario far convergere abilità diverse, non solo interne, aprendoci al contributo di enti ed attori esterni. Converging Skills nasce proprio in risposta a questa necessità e rappresenterà un crogiolo di idee da cui poter trarre l’impulso necessario per operare un salto di qualità in questa direzione. Sarà una pietra miliare del nostro futuro”.

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“Quello che vogliamo disegnare con Converging Skills è un nuovo ruolo per l’Università nello sviluppo economico e tecnologico del Paese. Il nostro Ateneo ha le capacità, le risorse, le energie e anche il ruolo, nella regione, per svolgere bene questo compito - ha aggiunto Giuseppe Iannaccone, Prorettore vicario dell’Università di Pisa – Secondo il National Entrepreneurship Context Index (NECI) sono 13 i fattori di contesto che favoriscono l’imprenditorialità. Tra i paesi ad alto reddito l’Italia è quello con le performance peggiori, perché raggiunge la sufficienza solo in due parametri e questo può compromettere il suo futuro sviluppo economico. Pisa potrebbe aiutare il sistema paese a migliorare in almeno altri cinque parametri NECI. Nello specifico quelli che riguardano il contesto socioculturale; l'accesso agevolato ai finanziamenti per l'imprenditoria; la formazione imprenditoriale sia universitaria che post-universitaria; la ricerca e il trasferimento tecnologico”.

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Tra i primi interventi della mattinata, quello di Daria Mochly-Rosen della Stanford University che, presentando il programma SPARK - da lei fondato nel 2006 per colmare il divario tra le scoperte nel campo della ricerca biomedica accademica e lo sviluppo di nuovi e promettenti trattamenti per i pazienti -, ha dato le otto regole fondamentali per imparare dagli insuccessi quando si vuole innovare a partire dalla ricerca, come l’importanza di chiedere consigli, di “lasciare il proprio ego alla porta”, di non aver paura di fallire e continuare a fare ricerca di base.

Riccardo Pietrabissa, rettore della IUSS di Pavia e delegato CRUI per il trasferimento tecnologico, ha ricordato come l’impatto sulla società della cosiddetta “terza missione” passa non solo dalla convergenza delle abilità, ma anche delle risorse e delle conoscenze. A partire da quelle sviluppate dalla cosiddetta blue skies research, ossia la "ricerca della conoscenza per amore della conoscenza”, tipicamente universitaria, che si muove in ambiti le cui applicazioni nel mondo reale non sono immediatamente apparenti, ma che storicamente ha portato ad innovazioni fondamentali.

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Con Agostino Santoni, Vicepresidente di Cisco Sud Europa e Vicepresidente per il digitale di Confindustria, si è parlato, invece, della necessità di sempre maggiori competenze digitali e di come lo sviluppo di un ecosistema dell’innovazione, come quello che vorrebbe contribuire a creare l’Università di Pisa, sia oggi in Italia un fattore critico per la competitività del nostro tessuto produttivo.

Tra i temi più caldi, per quanto riguarda le collaborazioni tra Università e impresa, quello del quantum computing su cui si è soffermato Andrea Corbelli, direttore tecnico di IBM Infrastructure per l’Europa, Medio Oriente e Africa, e IBM Quantum Ambassador. Un settore da cui proviene una forte domanda di talenti e competenze e che apre a grandi possibilità di collaborazioni tra studenti, start up, università e centri di ricerca.

Nella seconda parte della mattinata, a scorrere sotto la lente dell’anteprime di Converging Skills è stato, infine, il punto di vista degli investitori, con gli interventi di Roberto Bonanzinga, co-fondatore e partner di InReach Ventures, e di Gabriele Paglialonga, managing director di Industrio Ventures. Adesso l’appuntamento è per il 26 giugno, giorno ufficiale di apertura di Converging Skills.

Elena Coli, post-doc al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, si è aggiudicata il prestigioso premio di dottorato Bernardo Nobile istituito nel 2005 da Area Science Park come premio annuale per tesi di laurea o dottorato che abbiano dato risalto all’utilizzo dei brevetti come fonte di informazione. La premiazione si è volta a Trieste, lo scorso 25 maggio.

Trent’anni, ingegnere gestionale, Elena Coli è originaria di Pisa e, ci tiene a sottolinearlo, cresciuta e tuttora residente a Calci, scelta dettata dall’amore per la natura e i percorsi del Monte Pisano. Ha conseguito la Laurea all’Università di Pisa, per poi intraprendere il percorso di dottorato in Smart Industry, un percorso formativo unico in Italia, il cui obiettivo primario è la promozione della collaborazione tra Industria e Università all’interno della rivoluzione digitale, tramite lo sviluppo di progetti con una immediata applicazione o validazione in un’azienda.

 

Premiazione Elena Coli

Elena Coli (terza da sinistra) assieme agli altri tre vincitori del Premio "Bernardo Nobile". Vicino a lei, a destra nella foto: Anna Sirica, Direttore generale di Area Science Park

 

“Volevo un percorso formativo che mi desse l’opportunità di coniugare il mio interesse per i management aziendale con la ricerca - commenta Elena Coli - Nella tesi premiata mi sono occupata di strumenti di analisi dati e knowledge management. In particolare, ho elaborato un software in supporto delle aziende, per estrarre informazioni da una enorme quantità di testi, molto tecnici e complessi. Lo strumento che ho sviluppato è tuttora in uso presso l’ex Ansaldo-Breda (ora Hitachi). Per me è stato emozionante e stimolante avere la libertà, che dà la ricerca, di pensare ed essere responsabile della progettazione di idee e soluzioni, ma al contempo vedere il proprio lavoro immediatamente in uso e utile al mondo aziendale”.

Il premio è stato conferito per l’efficacia nell’agevolare le procedure di progettazione aziendali tramite l’applicazione di metodi avanzati di analisi ed estrazione dati per estrarre contenuti dai testi.

“Sono molto felice di questo riconoscimento - prosegue Elena - Ora il mio lavoro prosegue con diversi progetti in cui uso le medesime tecniche nell’ambito dell’elaborazione di metodologie innovative per l’alta formazione online e per la gestione aziendale. Il nostro gruppo di ricerca è trasversale, e opera nell’ambito del laboratorio congiunto Business Engineering for Data Science Lab (B4DS), in cui i ricercatori lavorano su applicazioni all'avanguardia dell’analisi dati per il miglioramento delle performance delle imprese, sia di tipo economico, gestionale e finanziario, sia anche in ottica di migliorare l’impatto ambientale delle attività produttive”.

 

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