Venerdi 7 aprile 2017
Buongiorno e un benvenuto a tutti voi, autorità, colleghi, studenti, personale tecnico amministrativo, amici e familiari.
Inutile nascondere che sono molto emozionato, trattandosi della prima cerimonia ufficiale a poco più di 5 mesi dall’inizio del mio mandato. Tanto più trattandosi della cerimonia di conferimento dell'Ordine del Cherubino, l’onorificenza che l'Università di Pisa assegna ai suoi docenti più illustri, secondo una tradizione nata addirittura nella prima metà dell'Ottocento. Che io sappia questo riconoscimento rappresenta anche oggi un unicum nel panorama universitario italiano, ulteriore motivo di orgoglio per la nostra comunità accademica.
Saluto con stima e affetto i docenti a cui tra poco conferiremo l'Ordine del Cherubino, le loro famiglie, gli amici, i colleghi, gli allievi, e tutti coloro che sono qui per omaggiarli con la loro presenza. Il tratto che accomuna le biografie di tutti i premiati è l'eccellenza del profilo scientifico, in diversi campi del sapere, oltre al rilievo dei ruoli istituzionali ricoperti negli anni, a testimonianza di un impegno costante e importante per la crescita della nostra Università. Nel corso delle rispettive carriere, infatti, i professori che festeggiamo oggi hanno saputo coniugare l’attività di ricerca, spesso in settori all’avanguardia, l’impegno didattico a tutti i livelli di formazione e l’attività gestionale e organizzativa, sempre a disposizione dell’istituzione, accomunati da un lodevole spirito di servizio. Di solito, in queste occasioni non si citano i singoli, ma permettetemi di fare un'eccezione, citando il professor Massimo Mario Augello, che mi ha preceduto nella carica di Rettore.
Un saluto particolare va agli studenti in sala, ai quali - con la cerimonia odierna - indichiamo modelli di riferimento, tanto più necessari oggi di fronte allo smarrimento e alle difficoltà con cui le giovani generazioni si rapportano al futuro. L’attenzione che l’Università di Pisa presta nei confronti dei suoi studenti è stata un filo conduttore delle politiche degli ultimi anni, nonostante le grandi difficoltà che il nostro Ateneo – e invero tutto il sistema universitario italiano – ha dovuto affrontare a causa di politiche nazionali che certo non hanno agevolato la formazione e la ricerca nel nostro Paese. Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, è miope una classe politica che, in tempi di crisi, non investe proprio nella formazione dei giovani, nella ricerca, nella cultura e nell’innovazione, veri motori di sviluppo della società nel suo complesso.
Ringrazio e saluto i rappresentanti delle istituzioni, che nelle biografie dei premiati potranno trovare conferma delle enormi potenzialità di un Ateneo che sa coltivare un dialogo fecondo con la città e il suo territorio, dando un apporto fondamentale tanto in termini di ricchezza culturale, quanto economica, sociale e di innovazione tecnologica, ma al tempo stesso traendo proprio dal territorio stimoli continui e concreti per le proprie attività di ricerca.
L'Università intende perseguire con convinzione questo obiettivo, aprendosi ulteriormente alla comunità cittadina, già così strettamente connessa all’Ateneo: saper collaborare fra istituzioni, progettare insieme e ottimizzare le risorse per promuovere valide iniziative sul territorio dovrà essere un nostro compito costante, oltre che una buona pratica. È quanto già stiamo facendo, insieme alle altre istituzioni scientifiche e culturali e al Comune, in un percorso di divulgazione scientifica e culturale e di ricostruzione storica. Solo per citare due esempi, le iniziative dantesche che a fine maggio porteranno a Pisa illustri nomi della cultura, dell’arte e della musica, e il ciclo di iniziative volte a ricordare i 50 anni dal movimento del '68, che in Italia vide le sue origini proprio a Pisa con la redazione delle famose Tesi della Sapienza, oggetto di una giornata di studio e di riflessione critica nello scorso mese di febbraio. E potrei citare molti altri esempi in questa direzione.
L’Università è anche pronta a mettersi in gioco per intervenire su problemi relativi alla vita civile e sociale, cercando non solo di trovare risposte alle esigenze che ci vengono rappresentate, ma anche di avanzare nostre proposte (in accordo con le altre istituzioni) da sottoporre alla città. Penso ai temi della convivenza sociale, che riguardano la vita di tutti, ma in particolare dei nostri studenti nel rapporto con la comunità che ci ospita: problemi a cui, in passato, forse non è stata data l’attenzione dovuta. Vorremmo tentare di fornire strumenti concreti e richiamare tutti, noi per primi, alle proprie responsabilità, in uno spirito di collaborazione e crescita, non di conflittualità. Questo è un tema a cui tengo particolarmente e che vorrei sottolineare con forza.
Saper comunicare la conoscenza, intercettare i cambiamenti culturali, sociali ed economici; saper pensare e lavorare insieme ai nostri interlocutori. Sono obiettivi che ci porteranno a migliorare anche al nostro interno. Non solo il dialogo fra discipline umanistiche e scientifiche è oggi ineludibile e prezioso, ma anche l’apporto delle arti a una conoscenza partecipata, a una “narrazione” del sapere che tragga linfa dalle più diverse espressioni della creatività. È una sfida ambiziosa e stimolante, soprattutto se rapportata al vasto panorama culturale così scosso e così radicalmente - e anche meravigliosamente - modificato dalle tecnologie digitali. Cogliere questa sfida non potrà che arricchire la nostra comunità di nuovi modi di pensare e di guardare, di nuovi e fecondi dubbi, di nuovi progetti condivisi.
È naturalmente troppo presto per tracciare un bilancio, anche parziale, del mandato che si è aperto lo scorso 1° novembre. Abbiamo ereditato un Ateneo solido in tutti i suoi aspetti fondamentali ed equilibrato dal punto di vista economico-finanziario. Accentuando il trend positivo degli ultimi anni, registriamo un'ulteriore crescita degli immatricolati ai nostri corsi di studio. La loro distribuzione su tutte le aree disciplinari dimostra che la nostra proposta formativa non ha solo alcuni settori di eccellenza, ma un livello di qualità media elevato e diffuso. In questo ambito, Pisa si conferma, come da tradizione, polo particolarmente attrattivo a livello nazionale per le materie scientifiche di base, anche con un incremento significativo di immatricolati.
Nel campo della ricerca, alle varie iniziative già in corso, abbiamo da subito voluto affiancare un deciso investimento – pari a 1 milione e mezzo di euro – con il Bando BIHO, destinato a incentivare la partecipazione ai programmi di Horizon 2020, supportando i ricercatori che risulteranno vincitori, come coordinatori, di finanziamenti europei e quelli che, pur avendo superato la soglia minima di valutazione, non hanno avuto accesso ai finanziamenti. A questo si affianca un ulteriore investimento per borse di dottorato finanziate dall’Ateneo, in parte riservate a studenti stranieri, proseguendo una politica di apertura già avviata negli anni più recenti.
L'Università di Pisa parteciperà alle celebrazioni dei 60 anni dei Trattati di Roma, tappa fondamentale nel processo di integrazione europea, e dei 30 anni della nascita del programma Erasmus. Alcune settimane fa abbiamo ricordato i dieci anni dall’istituzione dell'European Research Council (ERC), festeggiando i cinque ricercatori pisani – di cui, ben 4 sono donne – che in questi anni hanno visto finanziati i propri progetti nei più diversi ambiti disciplinari. I finanziamenti europei sono linfa vitale per il nostro Ateneo. Si pensi che solo con il 7° Programma Quadro abbiamo avuto un contributo totale di 50 milioni di euro e che sono 17 milioni quelli già stanziati nell’ambito di Horizon 2020.
Ai rapporti con il mondo stiamo rivolgendo una particolare attenzione che si sta sostanziando con importanti contatti a livello di governo centrale, che ci auguriamo possano consentirci di cogliere opportunità nuove e preziose. Segno questo di una tendenza, che spero si possa già cogliere, di aprirci sempre di più verso l’esterno per arricchire con esperienze nuove il nostro patrimonio.
Al di là di questi accenni, stiamo lavorando all'idea che la nostra Università - comunità estesa e capillarmente inserita nel tessuto cittadino - diventi ancor di più un luogo in cui studiare e lavorare sia sempre più agevole e piacevole; un compito che deve veder unite, col senso appunto di una collettività, tutte le componenti dell’Ateneo: personale docente, tecnico, amministrativo, bibliotecario, collaboratori ed esperti linguistici e studenti.
Credo che solo su queste basi si possano fare ulteriori passi in avanti nella didattica, nella ricerca e nella terza missione: settori che già vedono il nostro Ateneo protagonista a livello nazionale e internazionale, ma nei quali abbiamo ancora ampi margini di miglioramento se sapremo cogliere le opportunità e le sfide che abbiamo davanti a noi.
È anche a questo fine che ci proponiamo, con l’aiuto di tutte le componenti e le competenze, di snellire il quadro normativo e di favorire un contesto organizzativo che coniughi in modo armonioso ed efficace il ruolo dei dipartimenti, dei sistemi, dei centri, dell’amministrazione centrale e delle altre strutture dell’università.
L’eccellenza che ci contraddistingue non riguarda solo le vette della ricerca, quelle che riscuotono il (giusto) plauso dei media e delle classifiche: l’eccellenza riguarda la vita universitaria di ogni giorno e di ogni persona, il buon funzionamento delle strutture, l’agio che si riesce a garantire a tutte e a tutti per lo studio, l’accessibilità dei luoghi, la disponibilità di spazi e biblioteche, l’ottimizzazione del lavoro amministrativo e organizzativo, l’equa distribuzione delle risorse, l’equilibrio fra autonomia dei dipartimenti e visione globale delle esigenze e delle possibilità.
Ecco perché - per sintetizzare - tra i principali obiettivi di questo mandato ci sarà quello di trasformare la nostra riconosciuta eccellenza in concreta pratica quotidiana. Anche così rinverdiremo in ognuno di noi l’orgoglio di appartenere ad una comunità che può crescere solo se la consapevolezza e l’impegno di tutti troveranno il modo di esprimersi al meglio.
Il nostro compito oggi è quello di perpetuare nel futuro il patrimonio che il passato ci ha lasciato e per farlo dobbiamo misurarci con le sfide che la modernità incalzante ci propone. Non dobbiamo però pensare che questo dipenda da altri. Dipende da noi, da ognuno di noi. Dalla capacità di essere coscienti e responsabili e preparati e aggiornati. Non cercare le risposte fuori ma trovarle a partire da noi stessi.
In questo percorso, vogliamo anche continuare a caratterizzarci sempre più per l’attenzione particolare che rivolgiamo a chi è in condizioni svantaggiate. Abbiamo recentemente introdotto la nuova figura dello studente a tempo parziale, che mira ad agevolare quegli studenti che per ragioni di lavoro o personali intendono seguire un percorso formativo più lungo rispetto alla durata normale del corso di studio. Non si tratta di un provvedimento simbolico, perché il progetto è finanziato con un budget decisamente consistente, che ci permetterà di rispondere a molte richieste.
Sempre in questa direzione, l’Ateneo ha varato proprio nei giorni scorsi il nuovo regolamento per la contribuzione studentesca, continuando nella tradizione di una politica di contenimento della tassazione anche a fronte di recenti disposizioni ministeriali sicuramente penalizzanti in termini di bilancio. Ci tengo a sottolineare come il percorso che ha portato all’introduzione della figura dello studente a tempo parziale e alla emanazione del nuovo regolamento per la contribuzione sia stato ampiamente condiviso con la componente studentesca, in un generale clima di dialogo e collaborazione del quale sono particolarmente lieto.
Per le sensibilità che sento più vicine e che hanno fatto da riferimento costante nella mia esperienza all'interno dell'Università di Pisa e del sistema universitario italiano, sono particolarmente soddisfatto che l’Ateneo stia programmando un ulteriore consolidamento e miglioramento dei servizi rivolti agli studenti, nell’ottica dell’informatizzazione, della semplificazione amministrativa e della razionalizzazione delle risorse. Nuove e importanti iniziative riguarderanno gli studenti che attraversano una fase di difficoltà durante il loro percorso di studio, attraverso il Servizio di Ascolto, quelli con disabilità, grazie all’attività dell’USID e quelli con DSA, tutto questo in collaborazione sempre più fitta con enti e istituzioni del territorio.
Nel modello di università che abbiamo in mente, tutti – a partire da chi ha più risorse, competenze ed energia - devono mettersi a disposizione della comunità, portando il proprio contributo in un riuscito gioco di squadra.
Cari Cherubini, da questo punto di vista, oltre che da quello dell'eccellenza scientifica, le vostre biografie sono un esempio da imitare e rappresentano un solido bagaglio cui siamo sicuri di poter attingere nel prossimo futuro.
Grazie.