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Uno, nessuno, centomila Barbablù

Le anticipazioni del convegno internazionale dedicato alla figura di Barbablù in letteratura e nelle arti, dal 9 all’11 ottobre all’Università di Pisa

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Da Gilles de Rais a Enrico VIII, da figure della mitologia classica al dio sole, molte sono state le ipotesi serie o fantasiose avanzate sull’origine di Barbablù. Il protagonista della fiaba di Perrault (1697) e della variante offerta dai fratelli Grimm (1812) si è affermato nella cultura occidentale con la forza del mito, stimolando in scrittori, artisti e studiosi ciò che il racconto sembra sanzionare: la curiosità, il desiderio di conoscenza, ma anche l’infrazione del divieto e il confronto con verità terribili. Ne sono scaturite nuove storie, comiche e scherzose oppure drammatiche e angoscianti, nuovi personaggi, nuove chiavi e nuove stanze proibite, che fanno ormai parte della nostra memoria culturale. A tutto questo – spiega Serena Grazzini (Pisa), che coordina l’iniziativa con Alessandro Cecchi (Pisa) – è dedicato il convegno internazionale “Barbablù: trasposizioni del mito in letteratura e nelle arti” in programma all’Università di Pisa dal 9 all’11 ottobre. Esperti di diverse letterature nazionali, arti figurative e performative daranno un quadro complesso e sfaccettato delle riscritture e interpretazioni del mito andando oltre la lettura più consueta, legata al conflitto tra i generi.
Il convegno parte da Perrault, anche se l’italianista Marina Riccucci (Pisa) anticipa già in questa sede l’ipotesi inedita di una possibile origine italiana – più precisamente piemontese – di Barbablù. Se così fosse, l’Italia sembra poi dimenticarlo, se si escludono casi rari quanto intriganti, come I tre delitti di Barbablù (1921) romanzo del livornese Virgilio Bondois. “I motivi di questa quasi assenza – afferma Riccucci – sono complessi, a partire dall’impronta patriarcale e cattolica della nostra cultura che tende a sanzionare i comportamenti femminili autonomi, come quello della giovane moglie che spinta dalla curiosità alla fine apre la stanza proibita sino ad incorrere nella furia omicida del marito”. Eppure nella cattolicissima Spagna il mito conosce una grande fortuna popolare, legata al teatro e alla musica. Tra colto e popolare, al crocevia di diversi generi, si muove la ricezione lusofona, mentre quella russa si muove tra teatro, folclore e letteratura. Ma sono soprattutto le letterature e le arti delle aree francofone, anglofone e germanofone ad essere maggiormente interessate al mito e al confronto con i grandi temi che esso veicola: la sfida dell’autorità, il desiderio di conoscenza e di redenzione, la riflessione sull’arte e sulla scrittura come modalità di ricerca di verità, il confronto con un passato cruento.
Molti i nomi importanti di autori e autrici che hanno proposto riscritture originali, e che l’Italia conosce per lo più in traduzione: da Anatole France a Amélie Nothomb, da Ludwig Tieck a Alfred Döblin e Georg Trakl, da Max Frisch a Dea Loher, da Kurt Vonnegut a Angela Carter, da Aleksandr S. Puškin ad Anton P. Čechov; e ancora Sylvia Plath, Ted Hughes e le canadesi Margaret Atwood e Alice Munro, tuttora attive. Si pensi poi a Gustav Doré e Walter Crane per l’arte figurativa, a Lubitsch e Chabrol per il cinema, a Offenbach, Dukas e Bartók per l’opera, e al teatro-danza di Pina Bausch. Come sottolinea Cecchi, musicologo, “si tratta di rielaborazioni creative e talora sperimentali dell’archetipo di Barbablù, che trova sulla scena e sullo schermo dimensioni congeniali”. Per questa ragione il convegno non offre soltanto contributi scientifici: il pomeriggio del 9 si chiuderà con la Lettura scenica “Chi ha paura di Barbablù?”, curata dalla francesista Barbara Sommovigo (Pisa) e realizzata in collaborazione con Cristina Lazzari (Teatro Verdi di Pisa), e nel pomeriggio del 10 Elena Randi (Padova) intervisterà in videoconferenza il danzatore Jan Minarik, primo interprete del protagonista maschile del Blaubart di Pina Bausch.
L’appuntamento è dunque nell’Aula Magna di Palazzo Boilleau (via Santa Maria, 85). Oltre ai già citati, fanno parte del gruppo di studiose e studiosi dell’Università di Pisa all’origine dell’iniziativa Fausto Ciompi, Daniela Pierucci, Francesca Romoli e Valeria Tocco, che hanno coinvolto colleghe e colleghi di altri atenei italiani e stranieri.

7-10-2019

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