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Per un mondo libero dalle armi nucleari

La professoressa Enza Pellecchia firma un'analisi scientifica a supporto delle richieste di disarmo nucleare

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pellecchia copertina"Per un mondo libero dalle armi nucleari" non è solo il titolo del volume curato dalla professoressa Enza Pellecchia e pubblicato da Pisa University Press. Per l'autrice è anche un vero e proprio dovere morale e di responsabilità verso le generazioni future e le vittime di Hiroshima e Nagasaki, due città che hanno contribuito alla narrazione storica delle armi atomiche come “male necessario” per porre fine alla seconda guerra mondiale.

Enza Pellecchia è ordinaria di diritto privato presso l'Università di Pisa e direttrice del CISP (Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace); da sempre impegnata sui temi dei diritti umani, dei beni comuni e delle situazioni di "vulnerabilità economica", firma un libro che vuole informare e offrire strumenti e competenze che forniscano un supporto razionale alla richiesta di un mondo libero da armi nucleari, per andare oltre il (pur importante) coinvolgimento emotivo sul tema.

Pubblichiamo di seguito alcuni stralci dell'introduzione a firma della docente.

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Il 6 e il 9 agosto in tutto il mondo si svolgono manifestazioni per ricordare i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Le armi nucleari – più di 16.000 testate possedute da Stati Uniti, Russia, Cina, Pakistan, India, Gran retagna, Francia, Israele e Corea del Nord – continuano a rappresentare una minaccia per tutto il genere umano, mentre cresce anche il rischio del c.d. terrorismo nucleare.

Emblematica è l’immagine simbolo della prima esplosione atomica, il “fungo” di Hiroshima: immagine scelta per annunciare pubblicamente l’esistenza di un’arma dallo straordinario potere distruttivo, senza però mostrarne i terribili effetti su cose e persone. Quel “fungo” – una nube di fumo alta diciassette chilometri – nulla rivela della immensa tragedia che si è consumata sotto, riducendo a brandelli, cenere e ombre decine di migliaia di persone. “L’icona della bomba divenne, allora, per la sua capacità di coprire, più che di mostrare, non già il simbolo di un crimine dell’uomo sull’uomo, bensì l’emblema della democrazia vittoriosa contro i fascismi, nonché il vessillo
di un’egemonia tecnologica e militare”, strumento visivo “di una campagna mediatica volta evidentemente a far dimenticare il prima possibile le vittime e i sopravvissuti dell’atomica

 Per rendere più efficaci questi sforzi contro le armi nucleari, a Pisa abbiamo affrontato la questione da molti punti di vista, con un ricco programma di seminari e conferenze. I temi affrontati sono stati tanti, ma esiste un denominatore comune e questo denominatore è il tema della responsabilità. Non solo responsabilità per qualcosa, ma anche responsabilità verso qualcuno. Responsabilità degli scienziati, prima di tutto: quelli che costruirono la bomba atomica, ma anche quanti oggi continuano a fare ricerca in ambiti in cui libertà ed etica possono entrare in conflitto. Responsabilità di chi – politici e militari – decise di usare la bomba atomica. Ma c’è anche la responsabilità di noi tutti, nell’attivarci per esigere un mondo libero da armi nucleari.

Enza Pellecchia

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  • 16 giugno 201/

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