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L'economia della Toscana: presentato il rapporto della Banca d’Italia

L'evento è stato organizzato in collaborazione con il dipartimento di Economia e Management

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Mercoledì 14 giugno, alla Gipsoteca di Arte Antica, in Piazza San Paolo all’Orto, si è tenuta la presentazione del Rapporto della Banca d'Italia sull'Economia della Toscana. L'evento è stato organizzato dall’Università di Pisa e dalla Banca d’Italia, in collaborazione con il dipartimento di Economia e Management. La giornata è stata aperta dai saluti di Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell’Ateneo pisano, Giuseppe Genovese, vicedirettore della sede di Firenze della Banca d’Italia, Paolo Comune Compagnoni, direttore della filiale di Livorno della Banca d’Italia, Silvio Bianchi Martini direttore del dipartimento di Economia e Management.

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La professoressa Nicoletta De Francesco durante i saluti istituzionali.

Silvia Del Prete e Guglielmo Barone, della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Firenze della Banca d’Italia, hanno poi presentato il Rapporto. Sono poi seguiti gli interventi di Ada Carlesi, docente di Finanza aziendale del dipartimento di Economia e Management, Francesco Oppedisano, Founder & CEO di Netresults, Stefano Luisotti, Founder & CEO di Welcome Italia, e Luca Spataro docente di Scienza delle Finanze, dipartimento di Economia e Management.

Qui di seguito pubblichiamo una sintesi del Rapporto elaborata dalla Banca d'Italia.

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L'economia della Toscana

La congiuntura in Toscana
In Toscana nel 2016 l’attività economica è cresciuta a un ritmo moderato, analogo a quello nazionale. Si tratta del terzo anno con-secutivo di crescita del prodotto. La dinamica ha beneficiato del consolidamento dei consumi e dell’apporto del canale estero, a fronte della debolezza degli investimenti. Per l’anno in corso le imprese si attendono un leggero aumento del fatturato e una so-stanziale stabilità dell’accumulazione di capitale; le banche prefigu-rano un aumento della domanda di credito e un lieve irrigidimento dei criteri di offerta.

Le imprese
Nell’industria il fatturato per le imprese con più di 20 addetti è aumentato dell’1,3 per cento; le vendite sui mercati esteri sono cresciute a un ritmo doppio. Le imprese dei servizi hanno beneficiato dell’aumento dei consumi e dei flussi turistici, in parte accolti in abitazioni private che, negli ultimi anni, sono diventate un’importante componente dell’offerta ricettiva. L’attività delle costruzioni ha invece ristagnato, nonostante l’impulso derivante dalla crescita delle transazioni immobiliari. L’elevata incertezza sulle prospettive del quadro congiunturale e l’ancora moderato grado di utilizzo degli impianti hanno frenato gli investimenti. Le esportazioni sono cresciute dello 0,6 per cento. La dinamica regionale risente dell’erraticità delle vendite legate a commesse pluriennali di nautica e di macchinari e della variabilità del prezzo dell’oro. Al netto di queste componenti la crescita sarebbe stata sensibilmente superiore. La redditività è nel complesso migliorata, a vantaggio della capacità di autofinanziamento e della liquidità, con una conseguente attenuazione della domanda di credito. I finanziamenti bancari alla fine dell’anno sono risultati in lieve calo rispetto a 12 mesi prima.

Il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro ha beneficiato della moderata crescita dell’economia: gli occupati sono aumentati (0,6 per cento): l’espansione nell’industria in senso stretto e quella, più contenuta, nei servizi, ha più che compensato il nuovo calo nelle costruzioni. L’incremento ha riguardato in misura più accentuata la fascia dei lavoratori più anziani, anche a seguito delle recenti riforme pensionistiche, ma ha interessato anche i lavoratori più giovani. L’aumento dell’occupazione si è associato a quello delle persone in cerca di lavoro e al calo degli inattivi, anche per il progressivo miglioramento delle prospettive occupazionali. Il tasso di disoccupazione è così leggermente salito, al 9,5 per cento.

Le famiglie
Le famiglie Il miglioramento delle condizioni occupazionali ha sostenuto i redditi da lavoro, favorendo l’incremento dei consumi di beni durevoli (5,7 per cento) e delle transazioni immobiliari (20,0), in un contesto di maggior fiducia sulle prospettive economiche da parte dei consumatori. Le famiglie hanno finanziato tali spese anche ricorrendo all’indebitamento: il credito al consumo e i mutui sono saliti (6,1 e 1,8 per cento, rispettivamente), anche grazie a politiche di offerta distese. Il basso costo opportunità di detenere moneta ha favorito, come in passato, la crescita dei conti correnti. Il valore dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie è diminuito; il risparmio si è indirizzato soprattutto verso le forme gestite, a fronte del calo delle componenti obbligazionaria e azionaria.

I finanziamenti all’economia
Al termine del 2016 i prestiti all’economia sono rimasti sugli stessi livelli di un anno prima. Per le famiglie la dinamica è stata positiva (2,6 per cento), riflettendo sia l’aumento della spesa per l’acquisto di beni durevoli e di abitazioni sia condizioni di offerta ancora distese. I finanziamenti al settore produttivo hanno invece segnato un leggero calo ( 0,8), riconducibile prevalentemente alla debole domanda per investimenti; come in passato, per le imprese meno rischiose il credito è invece cresciuto. Dal lato dell’offerta le politiche sono rimaste nel complesso invariate, sebbene le banche abbiano mantenuto criteri d’impiego ancora selettivi verso le imprese più fragili sotto il profilo finanziario.

La qualità del credito
La qualità del credito ha continuato a mostrare segnali di miglioramento: il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti è calato sensibilmente: nel 2016 è stato pari al 3,2 per cento, un valore inferiore di oltre un punto rispetto a quello di un anno prima. La flessione ha riguardato sia le famiglie sia, soprattutto, le imprese. Anche lo stock di prestiti deteriorati è diminuito, al 24 per cento, pur rimanendo su livelli storicamente molto elevati a causa del forte accumulo verificatosi negli anni della crisi. Alla fine del 2016 circa la metà del valore delle posizioni deteriorate risultava già svalutato.

Gli approfondimenti
Il rapporto contiene diversi approfondimenti sia sulla congiuntura sia su aspetti più strutturali dell’economia toscana:
• L’impatto economico della tramvia di Firenze.
• Il mercato delle locazioni turistiche. Il caso Airbnb.
• La giustizia civile in regione: evoluzioni recenti.
• Esportazioni e domanda potenziale.
• Credito per classe di rischio e dimensione delle imprese.
• I tempi di rientro nell’occupazione.
• L’occupazione nell’industria bancaria.
• L’andamento della domanda e dell’offerta di credito.
• La gestione delle funzioni fondamentali nei piccoli comuni.
• L’applicazione dell’imposta di soggiorno nei comuni.

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Silvia Del Prete e Guglielmo Barone, della divisione Analisi e ricerca economica territoriale della sede di Firenze della Banca d’Italia.

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Il pubblico presente in Gipsoteca.

 

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  • 14 giugno 2017

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