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«Cervelli in circolo», il libro di Gabriele Tomei

Un volume sulle nuove migrazioni qualificate che parte da un'indagine pilota sui laureati dell'Ateneo

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È stato appena pubblicato dalla casa editrice Franco Angeli il volume Cervelli in circolo. Trasformazioni sociali e nuove migrazioni qualificate, a cura di Gabriele TomeiA partire dai risultati di un’indagine empirica realizzata presso l’Università di Pisa, il volume indaga i processi di strutturazione delle traiettorie personali e professionali di un campione di giovani laureati espatriati, identificando i principali fattori di spinta all’emigrazione, le strategie e i modelli della loro integrazione all’estero, le reti di collegamento intrattenute con i territori e le comunità di origine, le loro aspirazioni future.

Pubblichiamo di seguito un estratto dell'Introduzione al volume, a firma del dottor Gabriele Tomei, ricercatore di Sociologia generale al dipartimento pisano di Scienze politiche. 

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cover cervelliLa recente crisi economica ha favorito una ripresa delle emigrazioni dai paesi dell’Europa mediterranea (e quindi anche dall’Italia) verso i poli di sviluppo centro-settentrionale del continente. All’interno di questi flussi sono aumentate anche le cosiddette migrazioni qualificate, composte in larga misura (anche se non esclusivamente) da giovani che si muovono all’interno dello spazio europeo per proseguire gli studi, specializzarsi o cercare un impiego coerente con il proprio profilo di competenze maturate.
Sebbene si tratti generalmente di trasferimenti all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi, che quindi sarebbero da ricomprendere nella categoria delle migrazioni, questi spostamenti conservano in molti casi una serie di caratteristiche tipiche della mobilità di breve periodo: temporaneità del progetto migratorio (legata allo specifico contratto o progetto di ricerca), circolazione tra più sedi e periodici ritorni in patria, mantenimento relazioni e contatti frequenti con la comunità di origine. Nel caso degli spostamenti interni a spazi giuridici sovranazionali (come tra i paesi della UE), alle precedenti caratteristiche si aggiunge il godimento di tutele analoghe a quelle dello Stato di cui si è cittadini.
In questi casi, pertanto, migrazione e mobilità sono fenomeni che sempre più si differenziano quasi esclusivamente sotto il profilo giuridico. Dal punto di vista sostanziale entrambe partecipano del dinamismo della globalizzazione e devono essere concettualizzate come parti integranti ed essenziali del processo di trasformazione sociale che ha radicalmente modificato il modello di sviluppo globale negli ultimi trent’anni.
Migrazioni e mobilità sono attivate dallo sviluppo dei paesi di destinazione e dal sottosviluppo di quelli di origine, ma al tempo stesso stimolano e attivano nuove dinamiche di sviluppo in entrambi. Questa logica vale anche nel caso delle migrazioni qualificate, che attraverso la mobilità (o immobilità) delle persone realizzano (o impediscono) la circolazione di capitale umano e sociale, di competenze e di saperi. In questa prospettiva lo studio dei flussi di migranti qualificati che entrano e che escono dai diversi paesi, così come quello dei dispositivi che facilitano o inibiscono tale circolazione, consente di evidenziare una delle dinamiche più rilevanti della crescita dei territori che attraggono conoscenze e, parallelamente, della recessione sia dei paesi di origine che subiscono il brain drain, sia di quelli di destinazione che scoraggiano o bloccano tale mobilità.
Globalizzazione, mobilità geografica delle persone e dei loro saperi, crisi e ristrutturazione delle economie, trasformazione sociale e sviluppo. Riflettendo intorno alle connessioni tra queste dinamiche è nata l’idea originaria del programma di ricerca che sta alla base di questo volume.

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Per molte delle ragioni che ho appena accennato, le migrazioni qualificate sono diventate uno straordinario punto di ingresso per l’analisi delle dinamiche di sviluppo nell’era della conoscenza e per lo studio dei fattori politico-istituzionali e socio-culturali che ne formano il contesto.
Non è un caso quindi che il tema delle nuove migrazioni qualificate intraeuropee sia attualmente al centro degli interessi conoscitivi e di ricerca della comunità dei sociologi, degli economisti e dei geografi delle migrazioni. Gli obiettivi di queste indagini sono in modo diverso legati alla necessità di comprendere la natura e i possibili sviluppi di questa specifica forma di mobilità intraeuropea e di valutarne il potenziale impatto sui paesi di origine e su quelli di destinazione.
Tuttavia rimangono ancora poco esplorate le connessioni che legano queste specifiche dinamiche migratorie con le più recenti trasformazioni del modello di produzione in Europa, ed in particolare il ruolo che la migrazione qualificata sta svolgendo nella selezione e allocazione ottimale della forza lavoro intellettuale richiesta dai nuovi poli di sviluppo dell’economia della conoscenza. Ancor meno sono stati esplorati gli effetti trasformativi di questa migrazione sulle dinamiche di sviluppo dell’Italia.

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I saggi che danno conto dei risultati ottenuti nel corso della ricerca e che compongono il presente volume sono stati redatti in modo da rispecchiare il quadro teorico-metodologico che abbiamo ampiamente discusso in precedenza. Purtroppo non siamo riusciti a mettere a fuoco ogni componente della sua complessa architettura logica (e probabilmente ciò non è neppure possibile, se non all’interno di un progetto di ricerca più vasto e ambizioso, multidisciplinare, multisituato e di lungo periodo). Tuttavia lo schema della natura quadripartita del processo di strutturazione ha funzionato come il letto di posa per il fissaggio delle tessere recuperate di un mosaico che sappiamo essere ben più vasto e complicato. Come quelle tessere, i dati e le informazioni raccolte con le nostre ricerche sono state infatti posizionate seguendo una coerenza interna (offerta dalla teoria) che ha consentito una migliore messa a fuoco delle singole parti così come una più lucida ed efficace visione d’insieme.
L’indagine si è così articolata attraverso quattro linee di indagine.
La prima, di carattere più teorico, si è diretta a ricostruire lo stato dell’arte delle conoscenze sul tema di indagine sia per quanto riguarda le nuove migrazioni qualificate (capitolo 1) che il contesto politico-economico identificato come società della conoscenza (capitolo 2).
La seconda linea ha perlustrato le caratteristiche e le dinamiche trasformative di alcune delle strutture esterne rilevanti per il campo di interesse. In un primo approfondimento sono state indagate le relazioni che le statistiche ufficiali internazionali evidenziano tra i flussi di migranti qualificati e quelli finanziari connessi con gli investimenti in ricerca e sviluppo (capitolo 3). Una seconda indagine è stata realizzata sui dati dell’archivio AIRE al fine di comprendere caratteristiche e tendenze evolutive dei flussi di cittadini italiani in possesso di un titolo di studio superiore o della laurea che sono emigrati all’estero (capitolo 4).
La terza linea di indagine ha esplorato (nei limiti caratteristici di un’indagine pilota) le dinamiche soggettive di un collettivo di giovani migranti qualificati. Evidenze circa le motivazioni e gli orientamenti dei laureati espatriati, e quindi ascrivibili alle dinamiche proprie delle strutture interne del processo di strutturazione, sono state raccolte attraverso 20 interviste in profondità che hanno consentito di raccogliere informazioni anche sulle dinamiche specifiche dell’agency attiva di questi speciali migranti qualificati (capitolo 6). Gran parte della raccolta e dell’analisi di queste ultime è stata invece affidata ad una survey a cui hanno risposto 110 laureati dell’ateneo pisano tra il 2009 ed il 2013 e che avevano dichiarato di risiedere all’estero ad un anno dal conseguimento del titolo (capitolo 7). Uno specifico capitolo (capitolo 5) è dedicato alla presentazione del disegno della ricerca utilizzato di queste due indagini sul campo.
La quarta linea di indagine ha esplorato i segnali di strutturazione degli outcomes del processo osservato (capitolo 8), ed in particolare della presenza di reti di collegamento tra l’Università di Pisa e i propri laureati espatriati, e del ruolo di stimolo svolto da questi ultimi per l’innovazione della didattica e della ricerca, nel loro eventuale contributo alla costruzione di reti di relazione a la messa a disposizione di rimesse cognitive (contatti informali, accordi, ricerche congiunte, trasferimento di saperi...).

Gabriele Tomei
Ricercatore di Sociologia Generale

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  • 6 luglio 2017

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