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Maculopatia: un “occhio bionico” testerà farmaci e terapie

Al via il progetto Biomembrane coordinato dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Ateneo

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Realizzare un occhio bionico con materiali bioattivi micro e nanofabbricati per testare l’efficacia dei farmaci e sviluppare terapie personalizzate contro la maculopatia. E’ questo l’obiettivo di Biomembrane, un nuovo progetto europeo coordinato dal Centro di Ricerca “E. Piaggio” dell’Università di Pisa appena finanziato con circa 500mila euro sino al 2020 e di cui fanno parte la Warsaw University of Technology in Polonia, la Universidade Nova de Lisboa in Portogallo e, come aziende, la SNC Fibers in Sud Africa e la Allinky Biopharma SL in Spagna.

“Nei tre anni del progetto creeremo delle biostrutture intelligenti integrate in una piattaforma biomedica in grado di imitare le strutture dell'occhio per ottimizzare i test farmaceutici e personalizzare le terapie contro la degenerazione maculare – annuncia il professore Giovanni Vozzi dell’Ateneo pisano - il dispositivo avrà un impatto importante sui costi dell’assistenza sanitaria in quanto i nuovi materiali e i relativi modelli in vitro saranno più economici rispetto a quelli attuali”.

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I ricercatori impegnati in Biomembrane svilupperanno un modello in vitro di epitelio pigmentato retinico interfacciato alla rete vascolare coroidale tramite una struttura specializzata, la membrana di Bruch. In particolare, all’Università di Pisa i bioingegneri del Centro Piaggio, affiancati da un pool multidisciplinare di Fisiologi e Chimici Farmaceutici guidato dai professori Gian Carlo Demontis e Armando Rossello, metteranno a punto la micro e nano fabbricazione delle strutture della membrana di Bruch e della rete vascolare connessa con materiali bioattivi. Per simulare la topologia di questa struttura dell'occhio saranno combinate due diverse tecniche di micro e nanofabbricazione.

La membrana sarà assemblata usando un sistema ‘elettrospinning’ in grado di produrre una struttura non tessuta fatta di fibre con risoluzione nanometrica e con una porosità ben definita a livello micro e nano, mentre la rete vascolare coroidale sarà progettata come una rete microfluidica ramificata utilizzando un approccio soft-litografico. La bioattività delle strutture biologiche sarà infine migliorata grazie al metodo della soft-molecular imprinting imprimendo nelle strutture microfabbricate siti bioattivi in grado di legare biomolecole selezionate per migliorare le funzioni delle cellule.

 

Nella foto il team del progetto al kick off meeting con al centro il rettore dell'Università di Pisa Paolo Mancaralla

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  • 4 ottobre 2017

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