Un nuovo tipo di protesi valvolare aortica che non richiede l’utilizzo di punti di sutura (“sutureless”) – recentemente introdotta nella pratica clinica e utilizzata solo in pochi centri italiani - è stata impiantata con successo per la prima volta a Pisa su due pazienti di 79 e 82 anni d’età, che attualmente stanno bene ed hanno decorso post-operatorio regolare.
In Toscana Pisa è il secondo ospedale, dopo Massa, ad aver effettuato questo tipo di intervento, che è stato eseguito dall’èquipe della Sezione di Cardiochirurgia Universitaria diretta dal Prof. Uberto Bortolotti, con la supervisione del Dott. Vincenzo Lucchetti, responsabile della Cardiochirurgia della Casa di cura di Montevergine di Mercogliano (AV), in virtù dell’esperienza da lui maturata in questo tipo di impianto.
La malattia della valvola aortica, che si manifesta sotto forma di stenosi valvolare degenerativa calcifica, colpisce prevalentemente pazienti anziani spesso affetti anche da patologie di molti altri organi e talora con funzione cardiaca compromessa. In questi casi l’intervento tradizionale può essere ad alto rischio: la tecnologia ha messo a disposizione per questi pazienti la possibilità di un impianto di protesi valvolari per via percutanea, tecnica da tempo effettuata a Pisa e per la quale il Dipartimento Cardio-Toracico e Vascolare è un centro di riferimento. Qualora questa non sia praticabile per ragioni anatomiche, l’impianto di una protesi “sutureless” offre un’ulteriore opzione terapeutica. Infatti – rispetto alla chirurgia tradizionale – l’impianto delle nuove protesi presenta l’evidente vantaggio della minore durata del clampaggio aortico e dell’ischemia miocardica (intervallo di tempo in cui – durante l’intervento – il sangue non affluisce più al cuore) con conseguente riduzione dello stress chirurgico. Un ulteriore potenziale vantaggio è la possibilità dell’impianto di tali protesi mediante accessi chirurgici limitati (mini-sternotomie e mini-toracotomie).
Le protesi sutureless impiantate a Pisa sono protesi biologiche in pericardio equino, auto espandibili in quanto montate dentro un supporto in nitinolo, lega di nickel e titanio, che alla temperatura di 0 gradi è molto malleabile e - una volta riportata alla temperatura corporea - tende ad espandersi, consentendo un perfetto ancoraggio della protesi nella sua sede definitiva. Tali dispositivi garantiscono un’ottima performance emodinamica anche nelle protesi di più piccolo calibro e non richiedono l’uso di anticoagulanti. L’unico svantaggio è attualmente rappresentato dal maggior costo rispetto alle protesi tradizionali – anche se inferiore a quello delle protesi percutanee - per cui, se dovessero entrare nello standard clinico quotidiano, questo consentirebbe un abbattimento dei costi, potendone quindi prevedere un impiego su più ampia scala con evidenti benefici per i pazienti.
(Ufficio stampa Aoup)