A Pisa, primi in Toscana, viene sperimentata da qualche tempo con successo la tecnica Desarda per la riparazione dell’ernia inguinale. Si tratta di una procedura alternativa, ideata appunto dal chirurgo indiano Mohan P. Desarda, che rinuncia all’utilizzo delle protesi sintetiche basandosi su una conoscenza approfondita dell’anatomia inguinale. Per la correzione del difetto della parete posteriore del canale inguinale - che è alla base della fisiopatologia dell’ernia - la tecnica utilizza infatti la fascia del muscolo obliquo esterno, opportunamente sezionata e sagomata, che viene trasposta in basso e usata come rinforzo del difetto parietale.
I primi 13 casi di intervento con la tecnica Desarda in Toscana sono stati eseguiti nella Sezione dipartimentale di Chirurgia generale universitaria dell’Aoup dal dottor Francesco Porcelli, sotto la guida del professor Giulio Di Candio, che ne ha stimolato l’utilizzo.
In pratica, rispetto alla tecnica Bassini del 1890 e successive modifiche - fino alla Shouldice del 1952 (due strati, 4 linee di sutura), che ne rappresentano indubbiamente il riferimento storico - la tecnica di Desarda non coinvolge il tendine congiunto, non lo abbassa e solidarizza, forzandolo, al ligamento inguinale, evitando così quella tensione residua che ha costretto i chirurghi ad abbandonare queste procedure a fronte delle tecniche “tension free” con protesi (Fig-1 a-d).
L’ernia inguinale è una delle patologie più frequenti e la sua correzione uno degli interventi più praticati al mondo. Solo negli Stati Uniti vengono sottoposti ogni anno ad intervento per ernia inguinale 800.000 pazienti su un totale di 1.000.000 di ernie (circa 20.000.000 nel mondo) rappresentate in ordine di frequenza da ernie inguinali, ombelicali, laparoceli e femorali o crurali. Il risvolto economico e sociale si rileva pertanto piuttosto pesante, anche nel nostro Paese.
Numerose sono le tecniche chirurgiche di ernioplastica inguinale, negli ultimi anni si sono in particolare affermate le cosiddette tecniche senza tensione grazie all’utilizzo di protesi biocompatibili (alloplastica) che possono essere in materiale sintetico (polipropilene, poliestere, PTFE-e e composite) o biologico (derma suino, pericardio bovino).
La tecnica non è applicabile a tutti i pazienti e a tutti i tipi di ernie ma, in casi selezionati, permette un risparmio economico e di tempo operatorio e, non prevedendo l’uso di materiale protesico artificiale, azzera i rischi di infezione, rigetto o reazione sclerotica periprotesica. Gli eventi avversi determinati dalla sola presenza delle protesi sono ben noti e temuti: fra i tanti (infezione, rigetto, dislocazione/migrazione), non di rado, anche il dolore cronico e non trattabile che può giustificare il re-intervento e la rimozione di ciò che, alla fine, è diventato un corpo estraneo. Quest’ultima è una procedura complessa e delicata, con costi sanitari e sociali non trascurabili.
La tecnica di Mohan P. Desarda si aggiunge così a quel ventaglio di opzioni chirurgiche, permettendo ancora di adattare la scelta della tecnica alle caratteristiche e alla situazione del singolo paziente, realizzando una chirurgia disegnata sulle caratteristiche anatomiche di ciascuno (edm).