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L'Università di Pisa e RadioEco ricordano Antonio Megalizzi

Giovedì 20 dicembre ore 14.30 l'Ateneo osserva un minuto di silenzio

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Giovedì 20 dicembre alle ore 14.30, in concomitanza con i funerali, l'Ateneo osserverà un minuto di silenzio in memoria di Antonio Megalizzi, studente dell'Università di Trento, vittima dell'attentato di Strasburgo dello scorso 11 dicembre. 

RadioEco, la radio degli studenti dell'Università di Pisa, aderisce all'iniziativa promossa da RadUni, associazione degli operatori radiofonici universitari, che prevede una mararatona di 48 ore da mezzanotte del 20 dicembre, dedicata ad Antonio con la trasmissione delle sue interviste e lavori migliori.

Pubblichiamo di seguito il ricordo di Fabiano Catania, laureato del nostro Ateneo, membro di RadioEco e collega di Megalizzi nel progetto Europhonica.

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megalizzi 2Quattro anni fa avevamo un’idea molto chiara in testa: raccontare l’Europa ai nostri coetanei. L’Europa dagli studenti per gli studenti. Era molto meno chiaro come realizzarla. Per quattro anni Europhonica è diventata una incredibile quotidianità fatta di chat whatsapp quotidiane, scambi di opinione, discussioni accese sulla politica.

È in Europhonica che ho conosciuto Antonio ed è a Strasburgo che ho imparato a stimare il suo lavoro, il suo modo di gestire la pressione, la sua “spregiudicatezza” nel catturare un’intervista a qualche europarlamentare, la sua indescrivibile passione per l’Europa.

Amava l’Europa unita davvero, non come slogan. Nei nostri interminabili messaggi audio su whatsapp dibattevamo per ore sull’austerity, sulla Brexit, su ogni dato dopo un’elezione nazionale o internazionale. Era convinto che non si potesse prescindere dall’Unione Europea, era sempre pronto a spiegarti, con pazienza e lucidità, tutti i vantaggi di quel progetto politico.

Da Strasburgo abbiamo condotto diverse puntate di Europhonica e quei giorni in trasferta erano sempre una garanzia di professionalità. Mi manifestava spesso la sua stima, me lo ricordo. Io l’ho sempre ricambiata e ho sempre cercato di dimostrargliela nel nostro lavoro insieme o semplicemente quando andavamo a bere una birra in qualche pub francese. E poi ridevo di gusto alle sue battute, di un’ironia tagliente. A volte per capire certe battute dovevi proprio essere un malato di politica come noi.

Come si può ridere sul Quantitave Easing? Non lo so ma noi ci riuscivamo e lo facevamo di gusto.

Oggi mi continua a tornare in mente un pezzo che scrivemmo a due voci per una diretta dal Parlamento Europeo. Era un pezzo che io gli proposi e che parlava della Grecia e della Troika. Lui lo lesse e poi mi suggerì di riadattarlo in dialogo tra me e lui dove uno di noi interpretava l’ “avvocato” della Grecia e l’altro l’ “avvocato” della Troika. Era geniale Antonio, con queste idee che permettevano davvero di far arrivare la politica europea ai giovani e con l’ironia e il sarcasmo che ti facevano riflettere.

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Sapeva un sacco di cose, era sempre informato sugli ultimi fatti. Un po’ per il suo lavoro, un po’ per la sua enorme curiosità. Proprio per questo mi trovavo sempre a mio agio con lui perché sapevo che potevo contare su un perfetto interlocutore per scambi di vedute differenti sui grandi temi dell’attualità.

Quattro anni fa volevamo cambiare l’Europa attraverso ciò che ci appassionava di più: raccontare storie e fatti. Forse lui ci ha sempre creduto più di tutti in questa cosa.

Se è vero che ogni generazione ha i suoi simboli, Antonio è certamente uno di quei simboli della generazione Erasmus in cui credeva così tanto. Ne era l’esempio in ogni azione della sua vita. È scomparso nella città che negli ultimi quattro anni era diventata per noi una seconda casa, quella in cui Bartek ci ospitava con la sua gentilezza e la sua immensa voglia di accoglienza.

Abbiamo perso uno di quelli di cui questa Europa in questo momento aveva più bisogno perché Antonio non era europeista per interessi ma per vocazione. Era più forte di lui, non poteva immaginare un’ Europa divisa.

Questa sua vocazione non si spegnerà oggi e nemmeno nei prossimi mesi. Portare avanti il suo sogno e il suo modo pulito di fare informazione è un dovere nostro e di tutta l’Europa colpita da questa ennesima tragedia.

Io nel mio piccolo proverò a raccontare di lui perché tutti devono sapere che persona abbiamo perso. Scriverò altri pezzi sull’Europa e da oggi saranno come quel pezzo sulla Grecia che scrivemmo insieme.

Voi sentirete solo la mia voce ma in realtà saranno sempre due.

Addio amico mio, è stato bellissimo conoscerti. Grazie di tutto.

Fabiano Catania

 

 

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  • 20 dicembre 2018

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