Rolando Guerriero per oltre quaranta anni ha condotto attività di insegnamento e ricerca presso l’Università di Pisa nel settore della coltivazione delle piante arboree da frutto e della vite.
Con l’andata a riposo (2005) ha dedicato maggior tempo alla prosa, mettendo su carta i ricordi della sua infanzia, e rievocando mestieri e civiltà, ormai scomparse, quali quella dei piccoli contadini toscani e dei carbonai dell’Appennino modenese. Oltre al recentissimo "Stampi perduti" (Giovane Holden Edizioni, 2018) di cui pubblichiamo una recensione a firma del professore Giacomo Lorenzini del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Rolando Guerriero ha scritto opere che hanno ottenuti riconoscimenti e segnalazioni in diversi concorsi letterari.
I ricordi del tempo di guerra e dello sfollamento gli hanno valso il primo premio nella prima adizione del Premio di Memorie “Uliano Martini”, indetto dal Comune di S. Giuliano Terme (Pisa), e sono stati pubblicati con il titolo “Da estate a estate: un anno da sfollato” nel volume “Tempi di guerra” (Edizioni ETS, Pisa, 2009). Nel 2013 ha vinto il primo premio inediti nella settima edizione del Premio letterario “Giovane Holden”, che gli è valsa la pubblicazione del romanzo “I quaderni nascosti del figlio del repubblichino” (Giovane Holden Edizioni, 2014). Nel 2015, sempre presso la stessa casa editrice, ha quindi pubblicato “Una famiglia di carbonai”. “Amleto al tempo delle briglie” è risultato infine finalista in alcuni concorsi letterari, tra cui il premio Jacques Prévert 2016.
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“Stampi perduti”, il nuovo volume del Prof. Rolando Guerriero
Rolando Guerriero, per decenni apprezzato docente di Coltivazioni arboree nell’Università di Pisa e da qualche anno “a riposo”, non perde occasione per prendere carta e penna e farci rivivere, non senza nostalgia, i ricordi della sua giovane età, rievocando situazioni, aneddoti e piccole cronache di civiltà, mestieri e personaggi ormai scomparsi. Inevitabilmente, particolare attenzione è dedicata alla campagna, ai piccoli contadini e a una terra, la Maremma toscana, che il Professore ha percorso mille volte per organizzare prove di campo.
Il testo che ci propone questa volta, intitolato “Stampi perduti” (Giovane Holden Edizioni, Viareggio, 2018), è una agile raccolta di personaggi degli anni ‘60, “che ora non ci sono più e di essi si sono persi anche gli stampi”, tutti strettamente legati al mondo rurale. Gente semplice, ricca di umanità, ma soprattutto di buon senso, orgogliosa di conservare quelle conoscenze preziose, acquisiste da generazioni, che facevano dell’agricoltura un’arte più che un mestiere, che si trovano a interagire con il giovane neolaureato (“dottorino dell’Università”), cittadino e inevitabilmente estraneo al loro contesto culturale.
I protagonisti conservano uno stretto legame con le loro tradizioni: la caccia (magari di frodo), la buona tavola e il buon bere, la burla al cittadino, lo scherzo a volte un po’ cattivo al vecchio che mal si adatta alle nuove situazioni, e vengono dipinti con autentici ‘acquarelli’, che inevitabilmente richiamano alla mente i racconti maremmani di Renato Fucini, altro studente di Agraria a Pisa. Un tuffo in un periodo e un mondo tanto lontani e così diversi, ma che meritano di essere ricordati: è lì che molti affondano le loro radici familiari e culturali.
Giacomo Lorenzini