È una scoperta eccezionale quella che viene dalla prima campagna di scavo nel sito di Cifali Ganzeria, in provincia di Ragusa, che si è svolta dal 25 giugno al 19 luglio e che ha avuto come protagonisti dottorandi, specializzandi e studenti delle lauree magistrali in Archeologia e Storia, e di quella triennale di Scienze dei Beni culturali dell’Università di Pisa. I giovani archeologi, oltre a definire le fasi di frequentazione del sito, dal V secolo a.C. al XIII secolo d.C., hanno individuato e scavato la prima area cimiteriale con sepolture di rito musulmano dell’area ragusana. Si tratta di una scoperta che consentirà di comprendere meglio le forme di convivenza tra comunità di diversa fede religiosa.
La campagna era diretta del professor Federico Cantini del dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa e da Saverio Scerra della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Ragusa, con l’appoggio del Comune di Chiaramonte Gulfi, nel quadro di una convenzione sottoscritta dalle tre istituzioni, e con il supporto logistico della locale Cooperativa Nostra Signora di Gulfi.
Le sepolture di rito musulmano.
Lo scavo è stato parte integrante del progetto intitolato “Incontri e scontri tra civiltà al centro del Mediterraneo”, finanziato dall’Ateneo Pisano e diretto dallo stesso professor Federico Cantini (docente di Archeologia cristiana e medievale) e dal professor Simone Collavini (docente di Storia medievale). Si tratta di un progetto che mira ad affrontare il tema dell’incontro e scontro tra civiltà nella storia attraverso l’esperienza diretta nella costruzione delle fonti relative a un sito campione della Sicilia, dove si sono alternate, dal III al XIII secolo, dominazioni dai caratteri molto differenti: romana, bizantina, araba e normanna.
Localizzazione del sito archeologico.
L’iniziativa ha previsto la ricerca sul campo affiancata dalle attività di laboratorio (schedatura reperti informatizzazione dei dati di scavo, fotogrammetria con uso di droni, studio dei resti antropologici) e dalla visita ai principali siti archeologici della Sicilia sud-orientale, nella convinzione che la conoscenza diretta dei beni culturali sia uno strumento imprescindibile di apprendimento.
Fotogrammetria con uso di droni.
Alla fase medievale sono da riferire anche porzioni di strutture abitative di XII-XIII secolo che, insieme ai dati di precedenti ricognizioni, consentono di definire anche i caratteri urbanistici di un insediamento che raggiunge gli 8 ettari di superficie. Le strutture in parte occupano una vasta area dove in età imperiale si erano succeduti una probabile fattoria di età augustea e una villa/statio, con una grande fornace da laterizi e un impianto termale. Tornando ancora più indietro nel tempo, alla fine del V-inizio IV secolo a.C. risale la testa di una piccola Demetra in argilla, che potrebbe suggerire la presenza di un santuario prossimo alla sorgente del fiume Ippari.
Grande fornace da laterizi.
«Il progetto continuerà nei prossimi anni, offrendo un osservatorio privilegiato per ricostruite la storia del Mediterraneo tardoantico e medievale commenta il professor Federico Cantini – Questa iniziativa rappresenta un’occasione per gli studenti del nostro Ateneo e in particolare per quelli, numerosi, siciliani, di applicare quanto appreso nel percorso formativo allo studio di una regione la cui ricchezza in termini di beni culturali potrebbe (e dovrebbe) costituire una nuova risorsa per le generazioni future. Conoscere e comprendere i fenomeni storici attraverso i diversi tipi di fonti, disseminare il sapere, renderlo strumento di promozione culturale, sociale ed economica: anche questo significa essere studenti del dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’Università di Pisa».
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