Il professore Filippo Barbanera e la dottoressa Monica Guerrini del Dipartimento di Biologia, in collaborazione con il dottor Giovanni Forcina dell’Università di Oporto, hanno condotto una ricerca sulla popolazione elbana di pernice rossa (Alectoris rufa), appena pubblicata sulla rivista Zoology, che le ha dedicato la copertina Iniziata nel 2003, la ricerca è stata recentemente ripresa nell’ambito di un progetto dell’Ateneo pisano (PRA #2018_15).
Il confronto con popolazioni dell’intero areale di distribuzione della specie tramite il sequenziamento di 2250 basi del DNA mitocondriale, il ritrovamento di documenti di archivio inediti e le testimonianze accreditate di addetti ai lavori (ex Corpo Forestale dello Stato, Polizia Provinciale di Livorno), ha permesso di confermare l’inquinamento genetico della pernice rossa elbana con l’esotica coturnice orientale (Alectoris chukar) e rivelare la contaminazione con sottospecie di origine iberica dovuta a una scellerata gestione a fini venatori praticata soprattutto negli anni ’60.
“A fronte dell’irreversibile depauperamento genetico della specie nel nostro Paese - spiega Giovanni Forcina - la pernice elbana, seppur geneticamente non integra, è certamente la risorsa di maggior pregio per la sua lunga storia naturale, la capacità di auto sostentamento e l’assenza di ripopolamenti negli ultimi 25 anni. Verosimilmente, essa custodisce ancora almeno parte dell’ormai estinto patrimonio genetico della sottospecie originaria italiana, e il sequenziamento dell’intero genoma, in svolgimento, fornirà le basi per chiarire quest’aspetto in via definitiva”.
“La pernice rossa elbana è senza dubbio meritevole di conservazione. Purtroppo, è fortemente minacciata dalla presenza del cinghiale, l’abbandono delle aree rurali interne e il forte disturbo antropico lungo la costa. Dopo la recente eradicazione dei galliformi non nativi nella vicina Pianosa, su quest’isola è alle viste l’immissione di una popolazione di cattività di pernice rossa di origine non italiana ritenuta geneticamente integra. E’ mia opinione – conclude Filippo Barbanera – che proteggere un nucleo di pernici elbane sull’isola di Pianosa (una sorta di back-up demografico) sarebbe certamente preferibile rispetto alla scelta della purezza genetica, un obiettivo non conseguibile sulla base delle sole risorse italiane ma soltanto a dispetto degli adattamenti locali e della zoogeografia della specie in questione”