Il distanziamento che giustamente dobbiamo rispettare ha interrotto ormai da quasi due mesi un elemento importante della socialità: le strette di mano, gli abbracci, gli sguardi ricambiati, i sorrisi, il riverbero delle emozioni, per un’esperienza importante e comune, che si può avere pienamente solo con la prossimità dei corpi. È un aspetto tanto più imprescindibile quando la condivisione riguarda la musica. Lo comprendiamo bene, nell’ascoltarla dal vivo, in un teatro o in una sala da concerto, e ci è chiara in maniera immediata tutta la differenza che corre tra questo tipo di esperienza e una fruizione, sia pure piacevole, dal divano di casa, attraverso un apparecchio che funge da filtro. Quando, poi, la musica diventa esperienza ancora più attiva, per il cantare o il suonare insieme, il significato, non solo tecnico, della vicinanza fisica, diviene ancora più intenso ed evidente.
Tra le altre consuetudini che si sono bruscamente interrotte a causa del coronavirus, ci sono, per noi che facciamo parte del Coro o dell’Orchestra dell’Università, anche quelle delle nostre prove settimanali e dell’attesa degli appuntamenti con chi, da anni, ci fa dono del suo apprezzamento venendoci ad ascoltare.
Il video di saluto del Coro dell'Università di Pisa
Stiamo cercando – lo abbiamo fatto fin da subito - di sopperire come possiamo, incontrandoci attraverso i mezzi di comunicazione a distanza per continuare un dialogo a più voci, ma in qualche altro possibile modo, dato che la musica presuppone una partecipazione del corpo e quella d’insieme, quindi, non si può certo praticare a distanza.
Pensiamo con inquietudine e rammarico che i teatri, i cinema, i luoghi della cultura condivisa, dovranno comprensibilmente essere, purtroppo, gli ultimi a riaprire e anche questo ci addolora, insieme alla consapevolezza di ciò che potrebbe comportare in termini di sopravvivenza di queste dimensioni culturali primarie e per quanti, lavoratori del mondo dello spettacolo musicale, teatrale e cinematografico, temono per la propria attività futura.
Vogliamo, tuttavia, contribuire a tenere alta la voce della speranza nel futuro; una voce che può acquisire senso soltanto attraverso la solidarietà e la socialità. Non possiamo sottrarci alle misure di sicurezza che ancora, sia pure lievemente attenuate, continueranno a regolare le nostre attività, ma vogliamo almeno che la distanza fisica non coincida del tutto con quella sociale.
È questo il senso dei due video, uno del Coro e uno dell’Orchestra dell’Università. Si tratta di un saluto, rivolto alla comunità accademica e alla nostra città: un arrivederci a presto, per gioire ancora, insieme e in uno spazio condiviso, grande e accogliente, di tanta musica!
Maria Antonella Galanti
Responsabile del Centro musicale per la diffusione della cultura e della pratica musicale