Sbadigliare è più “contagioso” tra familiari e amici, piuttosto che tra sconosciuti: a far luce sulle cause di questo fenomeno c’è un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Psychology e condotto da Elisabetta Palagi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e da Ivan Norscia, Anna Zanoli, Marco Gamba dell’Università di Torino.
Attraverso una raccolta dati etologica quasi decennale sui casi di contagio di sbadiglio, i ricercatori hanno evidenziato che rispondere a uno sbadiglio non dipende solo dal vedere qualcuno che sbadiglia. Infatti, pur rimuovendo la chiave visiva, cioè solo ascoltando uno sbadiglio, il contagio resta massimo tra familiari e amici e minimo tra sconosciuti e semplici conoscenti.
Questo nuovo studio conferma quindi l’idea che il contagio rifletta la connessione emotiva che lega le persone e fa scartare l’ipotesi che il fenomeno derivi dal semplice fatto di avere più sottocchio amici e familiari, da cui appunto la reazione imitativa. Non sembra quindi che l’attenzione visiva rivolta al soggetto che sbadiglia sia il fattore fondamentale, come invece viene spesso suggerito da altri autori che studiano lo stesso fenomeno.
“In uno studio precedente avevamo già definito la dinamica del contagio di sbadiglio a seconda della relazione sociale che lega le persone, familiari o meno – spiega Elisabetta Palagi – questa nuova ricerca conferma quindi la nostra ipotesi, e cioè udire uno sbadiglio, anche senza vederlo, è sufficiente a scatenare una reazione come riflesso inconscio del legame affettivo che lega i soggetti”.