Fabrizio Franceschini, Direttore del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa e Coordinatore del progetto di Ricerca L’ebreo errante: temi, idee e persone in movimento nello spazio e nel tempo, e Giovanna Tomassucci, membro del CISE e docente di Letteratura polacca, lo scorso settembre, nella cornice del festival Pordenonelegge, hanno incontrato Olga Tokarczuk, che ha ricevuto nel 2019 il Premio Nobel per la letteratura (2018).
Fabrizio Franceschini e Olga Tokarczuk
Come sottolinea Tomassucci (a destra nella foto con la Premio Nobel), la Tokarczuk ha conquistato schiere di lettori di molti paesi con i suoi racconti e romanzi che riflettono sul rapporto con il tempo e la morte, con il mito, la storia e il mondo delle creature viventi, da noi sottomesso e ignorato. Pur esprimendo dissenso e indignazione, essi ci narrano quel “potenziale degli sconfitti” cui la scrittrice è estremamente sensibile, anche grazie alla sua formazione di psicologa: figure costrette ai margini, spesso donne, capaci di fermarsi a osservare il mondo da una prospettiva rovesciata ed empatica e di salvarlo dall’alienazione.
“Nel lungo e caloroso incontro di domenica 20 mattina abbiamo parlato- aggiunge Franceschini - dei temi cari alla narratrice, legati a un nuovo paradigma che non vede più l’uomo maschio, forte dei suoi dogmatici credi, al centro dell’Universo e in una posizione di dominio sulle donne, sugli animali e sulle cose, ma configura un’umanità di donne e di uomini ricca di diverse lingue, religioni e culture e intenta a costruire un nuovo rapporto con gli animali e col pianeta. Questa non è una prospettiva “buonista” o falsamente irenistica, ma un programma di iniziativa e di lotta che anche con la sua opera Tokarczuk vuole creativamente alimentare”.
L’ultimo, originalissimo e fortunato romanzo di Tokarczuk, Ksiegi Jakubowe (2014), è frutto di un appassionato lavoro di dieci anni e presenta un complesso affresco sul mondo che ruota intorno alla controversa figura del “Messia” sabbatista Jakob Frank. Il testo, già tradotto in inglese e francese (The books of Jakob, Les livres de Jakób), apparirà in italiano nella prima metà del 2021.
“Dio si deve esser detto – dice una frase del libro – Non posso avere un uomo a un tempo libero e totalmente sottomesso. Non posso avere un uomo totalmente libero da ogni peccato che possa essere un uomo. Preferisco quindi un’umanità peccatrice a un mondo senza uomini.”
Nel corso dell’incontro si è discusso della possibilità di costruire a Pisa, nel 2021, un importante momento di riflessione letteraria, linguistica e ideale attorno a questo grande libro. Olga ha accolto con grande slancio e convinzione l’idea, dando a Tomassucci e Franceschini un cordiale arrivederci a Pisa.