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«Perché ci serve la ricerca»

Nell'articolo de l'Espresso il racconto delle due giornate dell'Open Day della Ricerca

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Si sono concluse con un grande successo di pubblico le due giornate dell’Open Day della Ricerca promosse dall’Università di Pisa in collaborazione con i “Dialoghi dell’Espresso”. La due giorni pisana ha avuto come protagonisti tanti ospiti, tra cui Piergiorgio Odifreddi, Margherita Hack, Renato Soru, Guido Tonelli, Francesco Carofiglio e Marco Malvaldi che si sono confrontati in dibattiti e incontri su ricerca, società ed esperienze di vita.

E poi tanti stand dove si sono potuti toccare con mano i progetti di ricerca dell’Università di Pisa.

Qui di seguito pubblichiamo l’articolo di Mauro Munafò dell’Espresso che ha raccontato le due giornate all’Università di Pisa.

Guarda la galleria fotografica sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa 


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PERCHÈ CI SERVE LA RICERCA
a cura di Mauro Munafò

Due giorni per parlare di ricerca in tutti i suoi aspetti: dall'importanza di una divulgazione corretta, fino i benefici per la crescita economica, passando per i tagli che ne mettono a rischio la sopravvivenza e i risultati. La quinta tappa dei Dialoghi dell'Espresso ha animato gli Open Day organizzati dall'Università di Pisa, alimentando il dibattito tra scrittori, giornalisti, ricercatori e scienziati: da Piergiorgio Odifreddi a Margherita Hack, da Renato Soru a Francesco Carofiglio.

Mercoledì 8 maggio, in occasione dell'incontro "Racconti di ricerca", il giornalista dell'Espresso Alessandro Gilioli e gli scrittori Francesco Carofiglio e Marco Malvaldi hanno approfondito con un gruppo di ricercatori dell'Università di Pisa l'importanza di una corretta comunicazione, anche nel settore scientifico. "C'è una difficoltà oggettiva nel comunicare la scienza, però è sormontabile", ha spiegato Marco Malvaldi, scrittore con un passato nella ricerca, "Spesso chi lavora in questo settore tende a essere così preciso da risultare anestetico e far addormentare chi ascolta. Invece non bisogna dimenticare quanto è importante emozionare il pubblico, perché tutti ricordano meglio le cose se collegate a emozioni inaspettate". Il potenziale rivoluzionario dell'Università e le similitudini con la Rete sono invece stati il cuore dell'intervento di Alessandro Gilioli. "L'università e internet hanno in comune un aspetto importante", ha spiegato il giornalista, "creano innovazione perché fanno incontrare le persone che insieme mettono in discussione le ortodossie e questo crea un potenziale pericolo per l'establishment. Non deve stupire che la rete e l'Università facciano paura e vengano attaccate: la prima quando viene descritta dai media solo come luogo di truffe o pedofili, la seconda attraverso i tagli ai finanziamenti.

La giornata di giovedì 9 maggio ha visto invece a confronto Piergiorgio Odifreddi, Margherita Hack, Renato Soru e Guido Tonelli, coordinati dalla giornalista dell'Espresso Daniela Minerva. Il dibattito è stato introdotto dal video dell'intervento, polemico e ispirato, del professore Giuseppe De Nicolao dell'università di Pavia, che ha smontato tutti i luoghi comuni sugli sprechi e l'inutilità dell'investire nella ricerca in Italia (qui il video) spesso diffusi da media e politica.

"Io credo che le nostre università siano migliori di quelle di tanti altri Paesi e che l'immaginazione degli italiani sia una grande risorsa per la ricerca", ha aggiunto l'astrofisica Margherita Hack, intervenuta in videoconferenza da Trieste. "Tuttavia penso si dovrebbe togliere il valore legale alla laurea, perché le nostre università sono affollate di gente che vuole solo il pezzo di carta e ci mette anche dieci anni, mentre dovrebbe esserci un rapporto più stretto tra docenti e discenti".

"Senza le più avanzate idee della fisica del '900 gli oggetti che oggi usiamo non funzionerebbero, ma questo è come se nessuno lo sapesse", provoca Guido Tonelli, fisico tra i responsabili della scoperta del bosone di Higgs, "Si crede che la tecnologia si trovi in un bosco, ma parte tutto dalla ricerca e da quelle domande che, mi permetto di dire, rasentano il filosofico. Dobbiamo rovesciare il paradigma per cui siamo noi ricercatori ad aver bisogno di altri: è la società che ha bisogno di noi. E l'Italia produce ancora oggi alcuni dei migliori scienziati al mondo".

Ha portato invece la sua esperienza di imprenditore Renato Soru, fondatore di Tiscali che impiega circa mille persone in Sardegna. "Un Paese non può vivere solo di turismo, a meno che non veda nei suoi figli solo cuochi e camerieri. Serve un'industria che impieghi le persone dodici mesi l'anno, non due mesi. In Italia non produciamo antenne, cellulari, nulla di elettronico, Siamo solo consumatori passivi, ma negli ultimi vent'anni tutte le innovazioni del web non hanno portato un posto di lavoro in Italia. Noi stiamo cercando di fare qualcosa in questo senso, trovare una via italiana al web, anche lavorando insieme alle università".

Piergiorgio Odifreddi, matematico, è ritornato sul tema delle differenze tra il nostro sistema universitario e quello degli altri paesi, criticando chi sostiene non siano necessari dei forti cambiamenti. "Se una persona insegna negli Stati Uniti non ha problemi a passare dalla costa Est alla costa Ovest se gli fanno un'offerta. Provate a farlo in Italia. Dobbiamo fare politiche universitarie non solo a livello regionale e nazionale ma anche europeo. Non c'è una sufficiente circolazione di professori: abbiamo l'Euro, ma ci manca il 'pa', il paese che va oltre la moneta". Il matematico si è poi concentrato sull'importanza di credere nella ricerca nel lungo periodo, anche quando sembra non porti a immediati benefici. "La matematica a volte chiede secoli per evolvere. Lo studio di Apollonio sulle sezioni coniche, che risale all'antica Grecia, ha acquisito importanza solo con Keplero quasi duemila anni dopo e anche la teoria dei numeri solo anni dopo è stata applicata alla crittografia".

Leggi l'articolo sul sito de l'Espresso.

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  • 10 maggio 2013

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