La personalizzazione delle cure oncologiche rappresenta una delle sfide più importanti della ricerca clinica. Uno dei limiti è che per i trattamenti chemioterapici sono poco conosciuti fattori predittivi di risposta, cioè elementi in grado di consentire anticipazioni e previsioni, grazie ai quali sarebbe possibile selezionare meglio i pazienti, da sottoporre quindi a terapie ancora più attive e mirate.
Nell’ ambito di questo filone di ricerca, sono stati recentemente pubblicati su una prestigiosa rivista internazionale, “Nature partner journal (npj) Breast Cancer”, i risultati di uno studio condotto dalla struttura complessa di Oncologia di Livorno e Pontedera dell’Azienda USL Toscana nord ovest, in collaborazione con la Farmacologia dell’Università di Pisa, che aveva come obiettivo quello di individuare dei fattori molecolari predittivi di risposta a un trattamento chemioterapico in associazione ad un anticorpo monoclonale, il bevacizumab, nelle pazienti con diagnosi di tumore della mammella in stadio avanzato.
“L’importanza di questo studio - evidenzia il professor Guido Bocci (nella foto in alto), associato di Farmacologia del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa - risiede nell'aver individuato possibili biomarcatori di risposta al bevacizumab, un farmaco antiangiogenico utilizzato in questo setting di pazienti e di aver contribuito a chiarire il ruolo di tale anticorpo monoclonale nella gestione terapeutica delle pazienti. Infatti, a differenza dei precedenti studi pubblicati, abbiamo utilizzato una nuova metodica di analisi dei dati farmaco-genetici che prende in esame più mutazioni della via del segnale dato dal fattore di crescita angiogenico VEGF e la relazione tra di esse e la sopravvivenza delle pazienti. Vorrei ringraziare quindi le mie più strette collaboratrici, le dottoresse Paola Orlandi e Marta Banchi, per il loro prezioso contributo”.
“E’ uno studio – aggiunge il dottor Luigi Coltelli (nella foto al centro), oncologo dell’ospedale di Livorno, responsabile dell’analisi clinica dei dati e primo autore dell’articolo – che ha visto coinvolte oltre 200 pazienti da tutte le strutture del Dipartimento Oncologico della nostra Azienda e da numerose altre in Italia. Anche l’Oncologia Ospedaliera Universitaria Pisana ha contribuito in maniera rilevante. È stato così individuato un profilo genetico che sembrerebbe predire la risposta al bevacizumab nelle pazienti con tumore della mammella in stadio avanzato”.
“Siamo – continua il dottor Coltelli – ancora nell’ambito di risultati sperimentali che necessitano di conferme. Stiamo quindi pianificando uno studio clinico disegnato ad hoc per validare ciò che abbiamo osservato. L’ auspicio, se i risultati saranno confermati, è quello di arrivare un giorno a selezionare meglio le pazienti da sottoporre a questo trattamento attraverso un prelievo di sangue e un’analisi genetica”.
“E’ stato possibile realizzare lo studio – aggiunge il dottor Giacomo Allegrini (nella foto in basso), direttore del Dipartimento Oncologico dell’Azienda USL Toscana nord ovest – grazie a una fattiva collaborazione che da anni stiamo portando avanti con l’ Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, in particolare con la Farmacologia universitaria e con l’Oncologia medica. Con i colleghi ci unisce una stima reciproca e una sincera amicizia, che ci permettono da sempre di lavorare insieme da un punto di vista clinico e scientifico. E’ una partnership che intendiamo rafforzare ancora di più. Penso che sia naturale, per due Aziende che hanno gli stessi obiettivi di sviluppo per la ricerca in ambito oncologico”.
“Vorrei ricordare – conclude Allegrini – che lo studio è stato possibile grazie all'impegno di medici e ricercatori e al supporto economico fornito dalla Fondazione per le Attività di Ricerca in Oncologia (FARO), attiva in Valdera, e con fondi dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) a cui va il nostro grazie. Dobbiamo inoltre ringraziare in maniera particolare l' Associazione "Amici di Antonella" e gli "Amatori Peccioli-Associazione Ruggero Nocchi" per le loro iniziative raccolta fondi, senza cui non sarebbe stato possibile portare avanti questo importante studio. Da non dimenticare poi, nei ringraziamenti, i pazienti e i loro familiari, che affrontano con dignità e coraggio ogni giorno le terapie oncologiche”.