Francesca Larosa, studentessa del secondo anno di Economia e commercio all'Università di Pisa, ha rappresentato l'Italia come ministro dello sviluppo ai G8/G20 Youth Summits, che si sono tenuti in Francia dal 29 maggio al 3 giugno 2011. In questo articolo, la giovane studentessa racconta la sua esperienza a Parigi.
Ho sempre seguito con grande interesse le riunioni dei grandi del mondo ritenendo che i destini dei popoli fossero dipendenti dagli scambi di opinione derivanti da quelle conversazioni. Il G8 e il G20 hanno sempre rappresentato per me due clubs privati ed esclusivi, due circoli del potere.
Dopo una selezione basata su CV, lettera motivazionale e colloquio su Skype, sono stata chiamata per rappresentare l'Italia come Ministro dello Sviluppo ai G8/G20 Youth Summits di Parigi (29 Maggio – 3 Giugno 2011). Stessa forma di quelli "reali", ma delegati molto più giovani e freschi.
A portare alte le istanze del "Bel Paese" sette baldi universitari, divisi per competenze: Capo di Stato (Edoardo Morgante), Sherpa
(Marta Castellani), Economia (Francesco Tacconi), Difesa (Nicola Speranza), Esteri (Cinzia Bianco), Ambiente (Erika Guerra) ed la sottoscritta allo Sviluppo. Sono partita da Pisa piena di emozione, di speranze, un paper in tasca che mi ha fatto da guida e ha tracciato la mia linea di discussione e tanta voglia di dire la mia. Difesa ed Esteri nel G8, gli altri nel G20, Capi di Stato e Sherpa in entrambi i summit.
Giunti nella capitale francese le aspettative non sono state deluse: il lavoro presso la ESCP (l'università che ospitava le negoziazioni) si è rivelato stimolante e i partecipanti al programma attenti, competenti e pieni di potenziale. L'agenda del mio pannello ha interessato la volatilità dei prezzi del cibo, la produttività nel settore agricolo, le rimesse degli immigrati, il microcredito, la microfinanza e fin da subito abbiamo capito come ognuno di noi avesse le idee ben chiare in proposito. Al contrario di ciò che si ritiene, nel G8/G20 non si vota: non è la maggioranza a fare la differenza, ma il consenso, il chè rende le cose più complesse da un punto di vista diplomatico perchè si ha la necessità di coinvolgere le istanze di tutti e trovare un compromesso soddisfacente. Ovviamente Paesi più importanti e potenti, contano teoricamente di più, ma l'Italia ha in questo caso, lasciato un'impronta davvero positiva in quasi tutte le aree. Dalle più problematiche (come la Difesa e gli Esteri) a quelle più friendly (come Ambiente e Sviluppo), siamo riusciti a mantenere un'ottima linea e a parlare in rappresentanza di una popolazione giovanile che troppo spesso è relegata nel silenzio e nella passività politica.
E' stato decisivo, a questo riguardo, il pre-summit: Europe's Voice, una tavola rotonda, anch'essa organizzata per Ministeri diversi, di tutti i delegati europei (Francia, Italia, Regno Unito, Germania e l'Unione Europea come osservatore), al termine della quale è stato prodotto un comunicato finale che ha gettato le fondamenta per quello, successivo e più complesso, del G8/G20.
Ci siamo ben presto resi conto dell'importanza di un'istituzione sovranazionale, della nostra matrice comune e del vantaggio che ciascuno poteva trarre nell'essere appoggiato da altri quattro stati. Un "gioco cooperativo" per usare una terminologia economica, che ha dato degli ottimi risultati portandoci ad una win-win strategy che ci ha profondamente aiutato in sede di negoziazione con Paesi più lontani quali Indonesia, Russia e Giappone.
Tornata a casa sento di aver imparato moltissimo e di aver avuto modo di esprimere le mie idee come mai prima: è chiaro che la nostra opinione personale fosse irrilevante, ma l'individualità ha giocato un ruolo chiave: un delegato forte è anche colui che alle competenze e alle conoscenze aggiunge una personalità forte e dinamica. Ho avuto una possibilità unica di affacciarmi da vicino al mondo diplomatico (anche se in senso giovanile) e di capire quanto sia difficile conciliare posizioni a volte opposte; ho dovuto fare i conti con le differenze linguistiche (tutti i summit sono in inglese) prestando attenzione al fatto che definire l'Iran "amico" o "alleato" può dar vita ad una discussione interminabile (i Capi di Stato sono rimasti chiusi nelle loro stanze a negoziare fino alle 6:30 del mattino, ndr). Ho fatto i conti con gli stereotipi culturali che tutti i popoli hanno sulle spalle, sentendo la responsabilità di dimostrare che gli Italiani possono arrivare prima dei tedeschi sul lavoro e provando profonda soddisfazione nel notare un lieve stupore sui visi degli altri.
Dal punto di vista umano, la ricchezza acquisita è inesprimibile a parole. Molti di coloro con cui ho avuto la fortuna di parlare sono, senza ombra di dubbio, i leader del futuro, coloro che con le loro idee guideranno gli Stati in un futuro non troppo lontano e la sensazione è di viva speranza. La nostra generazione non è semplicemente più mobile di quella precedente; è caratterizzata da un'internazionalizzazione che sta facendo davvero la differenza. Basti pensare al fatto che ognuno di noi parlava almeno due o tre lingue: la comunicazione si appiana, le differenze sono solamente fonte di ricchezza.
Tornata in patria, la delegazione italiana sta lavorando alla messa in piedi di un'associazione che coordini questi tipi di summit dalla logistica alla preparazione. Con l'appoggio del Ministro della Gioventù che abbiamo incontrato prima di partire e di altre organizzazioni internazionali e non, speriamo di essere in grado di diventare ancora più forti e di preparare la strada per i successivi giovani Ministri. Nel frattempo sosteniamo gli esami in università portando avanti il nostro singolare percorso, ognuno nella propria sede. Dalla Cina al Canada, i piccoli rappresentanti delle 20 potenze del mondo, continuano le loro vite. Il prossimo anno i summit saranno divisi: G8 negli Stati Uniti e G20 in Messico e c'è chi già si sta preparando all'evento. Nel frattempo è possibile leggere il comunicato finale su www.g8-g20-youth-summits.org, scoprire i CV dei delegati, vedere i video degli eventi e delle negoziazioni e farsi un'idea almeno approssimativa di ciò che è stato. United we stand, divided we fall: al prossimo anno!
Francesca Larosa
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