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Studiare a Pisa: Matteo Betti Degl'Innocenti

Laureato in Lingue nel 2009, da quattro anni vive e lavora in Olanda, dove ricopre il ruolo di Capo Marketing alla Mattel.

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Come si passa da una laurea in Lingue a lavorare per l'azienda di giocattoli della bambola più venduta al mondo? Questa è la storia di Matteo Betti Degl'Innocenti, giovane talento pisano che da tre anni vive e lavora in Olanda come Capo Marketing della Mattel. Matteo è uno dei protagonisti di "Vox Alumni", il podcast di Alumni che racconta le storie di laureate e laureati dell'Università di Pisa.

 Ascolta "Ep. 1 | Da Pisa alla Mattel: Matteo Betti Degl'Innocenti" su Spreaker.

Ciao Matteo, raccontaci qualcosa sulla tua esperienza di studio all’Unipi.

A ottobre del 2005 iniziai la mia avventura presso l’Università di Pisa. Uscivo dal liceo scientifico Ulisse Dini, gestito dalla fantastica Preside Lia Marianelli, un’icona di Pisa. Mi ricordo ancora tutte le discussioni avute con amici e parenti, che si preoccupavano molto per il mio futuro: “Cosa vai a fare a Lingue? Cosa farai poi? Tradurre libretti delle istruzioni per le aspirapolveri?”. Questi erano alcuni dei commenti rivoltimi, eppure sentivo che in fondo in fondo, erano tutti sbagliati.Scelsi di studiare arabo e tedesco, non spagnolo, inglese o francese, perché pensavo che mi avrebbero potuto aiutare a differenziarmi nel mondo del lavoro e aprirmi più possibilità. E cosí iniziarono i miei quattro anni di carriera universitaria a Pisa; tornassi indietro li rifarei tutti. Nel corso della mia carriera lavorativa, mi son sempre rimasti in testa alcune parole pronunciate dal professor Motta, con cui diedi l’esame di glottologia. L’unico che io abbia mai bocciato durante la triennale. “Siete studenti di lingue, per cui dovete assolutamente conoscere alcune parole in tutte le lingue del mondo!”. Un consiglio tanto scontato per quanto forte e potente; restare curiosi, questo voleva dire. Ed é questo che aiuta nel mondo lavorativo.

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Da Pisa alla Mattel: come ci sei arrivato?

Sono entrato in Mattel l’8 marzo 2016, il giorno prima del compleanno di Barbie (nata il 9 marzo 1959). All’epoca vivevo a Londra, dove mi ero trasferito per imparare meglio l’inglese e provare a lavorare nel marketing. Eppure, tre anni e innumerevoli lavori dopo, mi sentivo solo stanco. Cosí comprai un biglietto di sola andata per Barcellona, invitai tutti i miei amici a una festa d’addio a Soho, nel mio quartiere preferito e cosí mi preparai per dire addio a tutto e tutti. Due giorni prima della partenza per Barcellona squillò il cellulare: era la Mattel, che voleva offrirmi una posizione di social media intern per sei mesi. Accettai, mi rimisi in gioco e ricominciai da zero. Sei anni dopo essere stato assunto come stagista, mi ritrovo ad essere capo marketing di Belgio e Olanda per Mattel, nonché leader europeo di una delle associazioni interne a Mattel su diversità e inclusività, nel mio caso gestisco quella sulle tematiche LGBTQ+.

Cosa vuol dire essere Capo Marketing alla Mattel?

Essere capo marketing vuol dire essere responsabile di un team in primis. Se il team non si sente parte integrante dell’azienda e non si sente preso in considerazione, allora si crea il malcontento e le persone non daranno mai il 100%. Ovviamente, essere il capo marketing vuol dire anche occuparsi di numeri, strategie, analisi sulle aziende e sui prodotti direttamente in competizione con quelli propri, capire il consumatore (cosa e come cerca i prodotti e dove li acquista), cosí come generare delle strategie di distribuzione del prodotto nei diversi canali di vendita, ma anche di comunicazione all’interno dei diversi canali mediatici.

Cosa pensi del valore delle lauree umanistiche per il mondo del lavoro?

Per quanto molti dei miei colleghi italiani a Mattel siano laureati in economia o business, devo dire che mi sento sempre molto orgoglioso della mia laurea in linguistica. Durante gli anni di studi, ho imparato come risalire alle radici delle parole e come capire da quali lingue possano essere derivate, cosí come farle risalire all’indoeuropeo o altri ceppi linguistici. Questo modo di ragionare mi é tornato molto utile in questi anni, soprattutto nel darmi il modo di approcciare quelli che sono dati piú numerici e a me meno familiari. Proprio grazie a questi insegnamenti, ho potuto capire meglio la performance delle marche e dei prodotti, e collegarli ad alcuni eventi come campagne marketing o promozioni. Credo che le lauree umanistiche dovrebbero essere apprezzate di piú nelle realtá imprenditoriali. Nei percorsi umanistici non si richiede di applicare una formula, ma di arrivare a risolvere alcuni enigmi tramite comparazioni, somiglianze e, alle volte, alcune ipotesi azzardate ma vincenti. In fondo, l’indoeuropeo non é forse una protolingua ricostruita per dare una spiegazione logica alla somiglianza fra molte lingue?

Quali consigli daresti a un giovane studente di oggi?

Come prima cosa, fa’ l’erasmus! Io ho avuto la fortuna, grazie ai miei genitori e ai loro sacrifici, di poter vivere sei mesi in Germania. L’erasmus é un’esperienza di vita che ti scuote le membra e ti fa cambiare la percezione della realtá. Se non avessi fatto quella prima esperienza, probabilmente non sarei poi andato a vivere in Svizzera, Spagna, Regno Unito e adesso Paesi Bassi. E poi resta aperto a tutto, osservati intorno, cerca di sentire sempre le diverse versioni della realtá e circondati di amici di diverse culture e etnie, perché questo ti arricchisce molto di piú di quanto possa fare qualsiasi stipendio.

Grazie mille Matteo, un’ultima domanda prima di lasciarci. Se potessi tornare indietro nel tempo a quando eri uno studente, che consiglio daresti a te stesso?

Solo uno: non pensare mai di essere sbagliato perché ti piace colorarti i capelli di rosa, perché sei gay o perché non ti vesti in giacca e cravatta come tanti che vogliono sentirsi importanti. Continua a ridere forte e ad alta voce e a vestirti come vuoi. Solo se ti senti libero di essere quello che vuoi, come mi sento da quando sono entrato a Mattel, puoi davvero portare un cambiamento. Solo questo sentimento può portare innovazione e far sí che l’azienda non resti indietro, ma continui ad innovarsi e a migliorarsi.

 

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  • 26 luglio 2023

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