Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

Il mito delle radici cristiane dell’Europa

Appena uscito per Einaudi il volume di Sante Lesti, ricercatore del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

  • Condividi l'articolo su Facebook
  • Condividi su Twitter

00000copertina_libro_vert.jpgLe radici cristiane dell'Europa sono un mito storico-identitario del nostro tempo. A questo tema è dedicato il libro “Il mito delle radici cristiane dell’Europa” (Einaudi) di Sante Lesti, ricercatore al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Dall’assedio di Lione dell’esercito rivoluzionario francese (1793) all’attuale presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, passando per molti altri luoghi, attori (praticamente tutti maschi) ed eventi della storia europea, il volume ripercorre genesi e sviluppo di questo mito.

Professor Lesti, perché parliamo oggi del mito delle radici cristiane dell’Europa?
Perché siamo di fronte a uno dei grandi miti del nostro tempo. Alcuni autori, forse esagerando un po’, hanno sostenuto che il mito delle radici cristiane dell’Europa sia l’unico mito attualmente esistente sull’Europa. Personalmente, non sono convinto che sia così, ma non c’è dubbio che si tratti di un mito fondamentale, di cui è necessario – almeno credo! – conoscere la storia. Anche, se non soprattutto, quella recente, per le ripercussioni che ha sul presente e il futuro dell’Europa.

E quindi quando nasce il mito delle radici cristiane dell’Europa?
Il mito delle radici cristiane dell’Europa nasce negli anni ’90 del ’700, nel pieno dello scontro tra Rivoluzione e Controrivoluzione che attraversa, in quel momento, la Francia e l’Europa. Travolti – in qualche caso anche sul piano personale – dagli eventi, alcuni scrittori controrivoluzionari europei come Pierre-Simon Ballanche, Louis De Bonald e Novalis inventano il mito di un’Europa unita, nel Medioevo, dal cristianesimo: un mito nostalgico ma, nello stesso tempo, programmatico, perché in grado di offrire un modello per porre fine alle guerre rivoluzionarie e ricostruire il continente.

Come si trasforma e sviluppa il mito nell’Ottocento?
Nei primissimi anni dell’800 il mito delle radici cristiane dell’Europa è rilanciato da Napoleone e dagli intellettuali che lo sostengono (innanzitutto François-René de Chateaubriand), per legittimare il progetto di una nuova Europa fondata, oltre che sull’egemonia francese, su una rinnovata alleanza tra il potere politico e quello religioso, rappresentato dal papato. Da quel momento in poi, il mito entra prepotentemente nella cultura europea della prima metà dell’800, sostenendo peraltro visioni contrapposte dell’Europa come quelle, per esempio, di Juan Donoso Cortés, l’ultimo grande scrittore controrivoluzionario del XIX secolo, e Frédéric Ozanam, il leader dello schieramento cattolico-democratico francese.

E nel ’900 che cosa succede?
Nel ’900 ha luogo una svolta fondamentale: l’appropriazione del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte di Pio XII, che lo rilancia per sostenere – e, nello stesso tempo, cercare di egemonizzare – il nascente processo di integrazione europea. È una strada che percorreranno, seppur in maniera estremamente differente, tutti i suoi successori (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), perlomeno fino a Papa Francesco.

C’è una svolta con Papa Francesco?
Di fronte all’uso identitario e antimigratorio del mito delle radici cristiane dell’Europa da parte delle destre radicali europee, Papa Francesco ha cominciato a mettere in discussione il mito. In realtà, Francesco ha oscillato finora tra due differenti strategie: da una parte, aggiornare il mito, per trasformarlo in uno strumento di costruzione di un’Europa dell’accoglienza e della solidarietà; dall’altra, abbandonarlo del tutto, per non legittimare, oltre alle correnti xenofobe interne alla Chiesa, quelle destre radicali che ormai hanno strappato al papato il monopolio del mito.

 

  •  
  • 4 aprile 2024

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa