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6G e screening medici direttamente dal cellulare, ecco la frontiera della ricerca sui campi elettromagnetici

Intervista al professore Monorchio dell’Ateneo pisano dopo il simposio internazionale di Firenze

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Il futuro viaggia sulle onde radio e il punto sullo stato dell’arte a livello mondiale c’è stato nei giorni scorsi a Firenze. Dal 14 al 19 luglio alla Fortezza da Basso si è svolto l'International Symposium on Antennas and Propagation and ITNC-USNC-URSI Radio Science Meeting, il primo mai tenuto fuori dagli Stati Uniti.
Oltre 2mila ingegneri, fisici, ricercatori e ricercatrici provenienti da 59 paesi si sono confrontati sugli ultimi progressi del settore. Fra i partecipanti per l’Università di Pisa c’erano i professori Giuliano Manara e Agostino Monorchio, quest’ultimo nella veste di Conference Chair. Senza dimenticare naturalmente i moltissimi studenti e le studentesse del corso di laurea in ingegneria delle Telecomunicazioni che, come volontari, hanno contribuito alla buona riuscita del simposio.

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I professori Manara e Monorchio insieme agli studenti volontari del Simposio

Professore Monorchio, quali sono i principali sviluppi emersi dal convegno che potranno avere un peso sulla vita delle persone?
Gli spunti sono stati moltissimi, ad esempio si parla già del 6G, che promette maggiore efficienza e risparmio energetico. L’idea è di utilizzare delle superfici intelligenti al posto delle antenne, si potrebbero prevedere in futuro dei quadri o delle pareti che mandano il segnale dove non c’è, consentendo così di risparmiare potenza. Poi naturalmente ci sono le comunicazioni satellitari e i radar, senza dimenticare l'uso dei campi elettromagnetici nell'ambito biomedicale, una nuovissima frontiera. Potremo farci gli screening con il telefonino o con gli orologi smart, che tra l’altro già ci sono, dotati di sensori in grado di rivelare moltissimi parametri fisiologici, e in futuro potremo fare visite mediche sempre più accurate anche da remoto.

Dove si colloca Pisa in questo quadro, quale è la tradizione di studi dell’Ateneo?
Tutto è cominciato nell’87 con il professore Giuliano Manara arrivato da Firenze, io e Paolo Nepa, anche lui oggi professore all’Università di Pisa, abbiamo seguito il suo primo corso e da lì abbiamo creato, posso dire con orgoglio, una scuola. Adesso abbiamo un gruppo di dieci persone, tra ricercatori e docenti, molto valido internazionalmente come attestano numerosi riconoscimenti ricevuti, fra cui la IEEE Fellowship dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers conferita a me e al professor Manara.

A livello mondiale dov'è che si fa ricerca in questo campo?
Il settore può sembrare di nicchia, ma in realtà è alla base di ogni tecnologia che utilizzi segnali elettromagnetici, come per gli ambiti già ricordati, cioè telecomunicazioni, radar, internet, biomedicale. In questo senso le eccellenze sono abbastanza distribuite nel mondo, chiaramente gli americani la fanno da padroni, ma in realtà anche gli italiani occupano una buona posizione. Prima che i cinesi si aprissero al nostro mondo scientifico, l'Italia era la seconda nazione dopo gli Stati Uniti per produzione scientifica nel settore. Una tradizione che certo porta anche il nome di Guglielmo Marconi.

A proposito di Marconi, la figlia Elettra, classe 1930, ha inaugurato il convegno con una testimonianza video, quale il senso del suo intervento?
E’ stata un'esperienza bellissima, per registrare l’intervista siamo andati a Roma ospiti a casa sua, una abitazione che è rimasta come negli anni Trenta, niente è cambiato in quel salotto da cui Marconi nel 1931 mandò il segnale per illuminare il Cristo Redentore a Rio de Janeiro. Elettra Marconi ci ha raccontato di quando era piccola e praticamente viveva a bordo dello yacht Elettra con suo padre. Fra gli episodi della sua infanzia ha ricordato quella volta che aiutò il padre a stendere i teli davanti alla plancia del comandante per un esperimento di navigazione al buio, con il solo ausilio di boe dotate di segnali radio. Ma soprattutto ha detto e sottolineato più volte che suo padre voleva che le sue invenzioni fossero usate per salvare vite umane, a beneficio dell'umanità, non per distruggerla, e non possiamo che concordare con questa visione.

Anche a Pisa c’è una traccia importante di Marconi, mi riferisco alla stazione radiotelegrafica a Coltano da anni in stato di abbandono, quale futuro auspica per questo luogo?
Mi auguro che venga finalmente recuperata, è un pezzo di storia, l'ideale sarebbe che diventasse un centro di ricerca, un hub per start-up e spin-off dell'Università di Pisa, perché il posto si presta bene, è abbastanza fuori dal centro, ma non molto. Certo ci vogliono investimenti e forse si potrebbero anche trovare nel privato. Problemi burocratici a parte, se tutti spingiamo nella stessa direzione forse alla fine, dopo tanto parlare, dopo tanti anni, potremmo riuscire a concretizzare qualcosa.

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Il gruppo di ricerca del laboratorio Antenne, Microonde, EMC del Dipartimento di ingegneria dell'informazione

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  • 31 luglio 2024

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