Lo scorso 6 dicembre la Andrea Bocelli Foundation e il Massachusetts Institute of Technology hanno dato vita a un laboratorio vivo e animato nell'ambito della neuroscienza e della tecnologia di ausilio (workshop Challenges) e della lotta alla povertà (workshop Break the Barriers). Nel workshop Challenges (Sfide), sono stati presentati i risultati del progetto "Fifth Sense" sostenuto dalla Andrea Bocelli Foundation che vede coinvolti vari scienziati dello CSAIL (Computer Science Artificial Intelligence Laboratory) presso MIT. Il progetto si pone l'obiettivo ambizioso di riuscire a fornire le funzioni della vista alle persone non vedenti, in modo che possano recarsi da sole al lavoro, trovare gli uffici o i negozi che stanno cercando, leggere i nomi, o, entrando in una riunione o in un locale trovare la persona desiderata, camminare per la strada evitando gli ostacoli, vivere una vita autonoma e sociale senza dover dipendere dagli altri.
Intensa è stata anche la partecipazione di alcune tra le più importanti università italiane e americane in tema di innovazione tecnologica, le quali hanno presentato interessanti lavori sugli aspetti neurologici della visione, sulle protesi retiniche, le tecnologie di ausilio per la socializzazione, come il riconoscere i volti e le espressioni delle persone, i giochi per l'ausilio all'apprendimento dei bambini non vedenti.
In particolare, Antonio Bicchi, dell'Università di Pisa, si è soffermato sull'interazione tra le neuroscienze e la robotica, o meglio tra gli studi della percezione umana e la tecnologia per rendere i non vedenti indipendenti; mentre Bergamasco della Scuola Superiore Sant'Anna, presentando l'esperienza del Museo della Pura Forma, ha mostrato la forte relazione e integrazione tra i movimenti della mano attorno agli oggetti e i processi cognitivi legati al loro riconoscimento. Pelillo, dell'Università di Venezia, ha presentato una tecnologia in grado di incrementare la capacità dei non vedenti di relazionarsi in ambienti sociali complessi, di seguito Cattaneo dell'Università Milano Bicocca, ha approfondito invece gli aspetti cognitivi dei non vedenti e quali implicazioni essi abbiano per la loro formazione e crescita, Governi, dell'Università di Firenze ha presentato un modello di riproduzione 3D di dipinti. Infine Ugo Faraguna, dell'Università di Pisa, ha presentato un interessante lavoro sui sogni dei non vedenti.
Ad aprire i lavori è stato lo stesso maestro Bocelli, che è l'ideatore e l'anima pulsante della Fondazione nonché il proponente di possibili indirizzi verso cui la tecnologia, la ricerca e infine la produzione dovrebbe indirizzarsi per aiutare la risoluzione di problemi aperti.
"Il mondo è di chi fa, di chi si appassiona alla vita, scegliendo di stare dalla parte del bene, senza paura di mettersi in gioco - ha dichiarato il celebre tenore - Grazie alla felice sinergia innescata fra ABF e MIT, grazie a tanti illustri amici di queste due istituzioni, oggi verifichiamo potenzialità galvanizzanti, in merito allo sviluppo di soluzioni innovative per aiutare le persone a superare i limiti imposti dalle loro disabilità. Essere ottimisti, in questo caso, non è solo un dovere morale, è uno slancio supportato dai fatti. Ancora una volta, verifichiamo che i sogni possono diventare realtà, se ci crediamo davvero, e se siamo in molti a sognare. Qui a Boston, stiamo dando un contributo in più, alla luce di quell'imperativo che muove quotidianamente le nostre azioni: lasciare ai nostri figli un mondo migliore''.
Andrea Bocelli, insieme al presidente del MIT Reif e dell'ambasciatore Bisogniero, ha aperto nel pomeriggio anche il workshop "Break the Barriers".
Nell'ambito di questo programma la Andrea Bocelli Foundation ha organizzato insieme a J-PAL (Abdul Latif Jameel Poverty Action Lab) sempre del MIT, una giornata di lavoro e di confronto con alcuni fra i ricercatori e operatori coinvolti nei programmi di aiuto e sviluppo nei paesi più poveri del mondo sui temi dell'acqua e dell'istruzione, temi che ABF sta affrontando nei progetti che sta sostenendo in Haiti.
Questo momento di riflessione nasce dalla volontà della Fondazione di condividere esperienze e ricerche in materia di salute, acqua e istruzione con J-PAL stessa, considerando quegli elementi che per ambedue le organizzazioni concorrono a determinare l'efficacia delle azioni stesse:
• l'insight, il cui fine è riconoscere i bisogni profondi, è la guida verso la strategia utile per arrivare alla soluzione possibile, e rappresenta una delle spinte all'inizio dell'attività;
• la perseveranza nel fare, base sostanziale per cambiare le condizioni;
• l'evidenza scientifica, la misura dei progressi allo scopo di migliorare l'insight, quindi ridefinire la strategia di intervento per accrescere l'impatto di queste stesse azioni, in un circolo virtuoso.
I tre elementi descritti danno infatti vita a un processo che può aiutare pubblico e privato a fornire strumenti e servizi utili alla collettività e questo a prescindere dai luoghi e dalle azioni.
"La collaborazione con MIT, il coinvolgimento di università italiane (Pisa, Firenze, Scuola Superiore Sant'Anna) - osserva la presidente della fondazione, Laura Biancalani - ma soprattutto il confronto tra diverse culture, ci dicono dell'importanza e della necessità di stimolare il dialogo e la conoscenza quali mezzi principali per la crescita comune.
Proprio per la sua valenza culturale, d'innovazione e sviluppo i due workshop sono stati patrocinati dal ministero degli Affari Esteri e sono stati inseriti nel programma ufficiale delle celebrazioni dell'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti. (Comunicato della ABF)