Charles Klopp insegna cultura e letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Ohio State University. Ha al suo attivo numerosi saggi su temi di letteratura italiana, pubblicati negli Stati Uniti, in Europa, Canada e Messico. Autore di una monografia su Gabriele D'Annunzio (Boston, 1988), ha tradotto in inglese Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (New York, 1990) e curato un volume di saggi sulla cultura e la letteratura triestina dal 1719 al 2007 (New York, 2008).
Il libro di Charles Klopp, "La zebrata veste. Memorie e lettere di detenuti politici italiani", per i tipi della Felici editore di Pisa, recentemente presentato dal prof. Adriano Prosperi e dall' avv. Ezio Menzione alla Limonaia, aveva visto la luce in inglese già da diversi anni per la Toronto University Press, con il titolo "Sentences. The Memoirs and Letters of Italian Political Prisoners from Benvenuto Cellini to Aldo Moro", e colpiva per la approfondita attenzione dedicata da un autore non italiano ad un tratto caratteristico e peculiare della storia italiana, cioè il gran numero di uomini di cultura e di politici che erano passati attraverso una porta del carcere, e che, indossando la "zebrata veste" -l'espressione, volutamente ironica, è di Mario Alicata-, avevano lasciato traccia nella letteratura, nella filosofia, nella storia della cultura stessa, con testi che si caratterizzavano per essere scritti nelle condizioni, assai peculiari e drammatiche, della detenzione carceraria. Esisteva certamente una percezione della questione, molti conoscevano e conoscono, ad esempio, le Lettere e i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci; meno diffusa era la consapevolezza del peso della cultura italiana, nelle e dalle carceri, nella storia moderna e contemporanea. Questo è il primo elemento di pregio del lavoro di Charles Klopp. Adriano Prosperi, presentandolo, lo ha definito efficamente "una storia d'Italia attraverso gli sguardi dal carcere". Talvolta succede che le analisi più ampie e le visioni più innovative sulla storia d'Italia provengano da intellettuali e studiosi non italiani
Il libro di Klopp, nella versione originale, aveva però avuto una diffusione limitata qui da noi, anche se era stato inserito da storici come Claudio Pavone nella bibliografia della voce "Lettere dal carcere" del Dizionario del Fascismo Einaudi. La sua traduzione si presentava quindi come una operazione culturale, significativa quanto impegnativa. È importante ricordare il grande spirito di collaborazione e di disponibilità da parte della Toronto University Press, e l'impegno del Corso di Laurea Specialistica in Traduzione del nostro Ateneo, per l'impegno della allora presidente di quel corso di laurea prof.ssa Marcella Bertuccelli, che ha indicato due giovani, allora laureande ora laureate, Monica Amoroso e Chiara Ceccarelli, che, con la loro preziosa collaborazione alla traduzione, hanno svolto il tirocinio del loro corso.
Charles Klopp, che è professore di Italiano e di Francese alla Ohio State University, utilizza con grande finezza l'approccio disciplinare proprio, e lavora con grande capacità critica sui testi prodotti in detenzione. I testi carcerari, per il contesto dal quale sono prodotti, vanno analizzati in relazione stretta con la condizione di restrizione e di controllo nella quale gli autori operano. Chi sono i veri destinatari della scrittura carceraria? Quali sono gli intenti di chi, in vincoli, cerca, scrivendo, in qualche modo di sfuggire ad essi? Si può veramente scavalcare i muri della prigione e riuscire a comunicare intensamente e veramente con i propri cari lontani e con i propri compagni di idee? "La zebrata veste" ci presenta un repertorio vastissimo -anche se inevitabilmente non completo- degli intellettuali italiani che han dovuto sperimentare la prigione e per ciascuno di essi descrive con grande intensità e acume i modi con i quali si è tentata la sopravvivenza al carcere, quali siano state le strategie messe in atto per combattere la condizione carceraria e uscirne, se non fisicamente, almeno con le parole e le idee, o comunque avendo dato un senso alla persecuzione politica, alla propria identità di detenuti politici. L'autore, in video conferenza da Columbus, ha confessato di aver scritto il testo guidato da grande passione, ma anche il lettore è portato, da pagine intense e sorvegliate, in stretto contatto e compartecipazione con i protagonisti di quel mondo detentivo. I detenuti politici, come ha osservato Ezio Menzione, si impegnano con grande energia per costruire e difendere una propria identità in quanto detenuti politici. In effetti ciascuno di loro lo fa sia con strumenti propri personali, costruendo progetti di cultura -come sono stati poi i Quaderni dal Carcere o la corrispondenza dal carcere di Ernesto Rossi- o cercando in molti modi di mantenere i contatti o con le organizzazioni esterne al carcere o con il progetto politico nel quale erano impegnati.
Le generazioni di detenuti politici (o ad essi assimilabili), spaziano dal Rinascimento all'epoca dei Lumi, con Cellini, Tasso, Casanova, per poi infittirsi in epoca risorgimentale, nella quale l'opera, quasi un best seller, di Silvio Pellico attira però le riscritture di compagni di prigionia del Pellico allo Spielberg, e le successive opere dei molti che i regimi della Restaurazione punivano con il carcere duro. L'Italia unita porta nelle sue carceri socialisti, anarchici, sovversivi di varia estrazione, tra i quali Andrea Costa, Filippo Turati, Anna Kuliscioff, mentre la stagione più affollata è quella del fascismo, che riempie le sue carceri di oppositori, di varia estrazione politica, tra i quali il leader comunista Antonio Gramsci. Un cervello, si disse, al quale si doveva impedire di funzionare: ma il politico sardo pagò con la vita tale malevolo intento, lasciandoci però un capolavoro appartenente a pieno titolo alla cultura nazionale. Le testimonianze dei detenuti della lotta armata si affacciano nel libro, ma Klopp sceglie di concludere con un capitolo dedicato ad Aldo Moro che, nella sua anomala ma non per questo meno tragica detenzione, pone in essere strategie estreme di sopravvivenza e di comunicazione, che però, come si sa, non lo salveranno.
Ogni libro ha una sua storia e talvolta una sua ispirazione. Questo progetto di traduzione e di curatela, oltre che dal grande interesse per il libro in inglese, è stato alimentato dalla conoscenza diretta della condizione carceraria concreta acquisita in anni di frequentazione del carcere Don Bosco come responsabile del Polo Penitenziario Universitario. Gli studenti detenuti del Polo, altri allora detenuti come Adriano Sofri, ma anche il personale e i volontari impegnati a vari livelli, hanno creato i presupposti, quasi il contesto ambientale, per una attenzione ed una riflessione che si è tradotta poi nel progetto che ha portato a questo libro. Conoscere il carcere -e la storia, la letteratura, come le scienze sociali, politiche e giuridiche, sono irrinunciabile strumento di conoscenza- è il necessario presupposto per affrontare oggi la "questione carcere", una delle più scottanti ed urgenti in questo nostro Paese.
Mauro Stampacchia
Charles Klopp, La zebrata veste. Lettere e memorie di detenuti politici italiani, Felici Editore, 2011
A cura di Mauro Stampacchia
Traduzione di Monica Amoroso, Chiara Ceccarelli, Mauro Stampacchia