"Il girasole ha un genoma molto grande, stimato in 3,3 miliardi di nucleotidi poco più grande di quello dell'uomo – ha spiegato Lucia Natali – e le nostre analisi, hanno dimostrato che oltre l'80% del genoma di questa specie (oltre 2,5 miliardi di nucleotidi) è costituito da decine di migliaia di copie di sequenze che hanno una origine comune ai retrovirus e che si sono accumulate nel corso dell'evoluzione".
Il sequenziamento dei genomi delle piante coltivate è importante perché consente di decifrare i meccanismi che ne regolano lo sviluppo e la produttività. Per il girasole, i tratti genetici più utili da decifrare sono il contenuto in olio del seme, i meccanismi che regolano la fioritura e la dormienza dei semi, la produzione di biomassa e la resistenza a malattie e a carenza idrica.
In particolare il gruppo pisano, che ha condotto lo studio nell'ambito di un progetto di ricerca di interesse nazionale finanziato dal MIUR e coordinato dalla stessa Lucia Natali, ha utilizzato delle tecniche innovative di sequenziamento di DNA e di RNA ad elevato parallelismo (Next Generation Sequencing) che permettono di ottenere rapidamente un altissimo numero di sequenze a costi relativamente bassi e offrono un mezzo estremamente potente per affrontare l'analisi dei genomi e del loro funzionamento.
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