"Hop!" e Francesca, di appena quattro anni, salta facendo registrare al computer un terremoto di magnitudo 2.1. La scena si è svolta venerdì sera alla Limonaia durante la notte dei ricercatori. L'appuntamento, alla sua terza edizione, è promosso dalla Commissione europea e quest'anno Pisa è stata l'unica città toscana ad aver mobilitato i suoi scienziati per eventi, mostre e visite ai laboratori.
Aperti al pubblico c'erano l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), un ente di ricerca che è pienamente integrato con l'Ateneo pisano, e l'Osservatorio gravitazionale europeo di Cascina. Grande show poi alla Limonaia con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e i dipartimenti di Scienze della Terra e di Biologia dell'Università di Pisa.
Sono moltissimi i visitatori che affollano La Limonaia. C'è Enrico, ricercatore di fisica. "Sono venuto a vedere cosa si fa nelle altre scienze – dice – per non soffrire di troppa specializzazione". Ma ci sono anche intere famiglie con bambini, semplicemente curiosi, per vivere una serata all'insegna della scoperta e del divertimento. Graziano Di Giuseppe docente del dipartimento di Biologia mostra al miscroscopio a due ragazzini increduli dei protisti, organismi monocellulari appena pescati da un acquario marino. "Vedete? – spiega loro – l'acqua è totalmente limpida eppure guardate cosa c'è dentro". Invisibile a occhio nudo c'è un brulicare di vita, un mondo tutto da scoprire.
Dal mare alla terra. Massimo d'Orazio professore di Petrologia e Petrografia del dipartimento di Scienze della terra mostra un pezzo di meteorite ritrovato in mezzo al deserto fra Egitto, Sudan, e Libia. Si tratta di una lega di ferro e nichel, pesantissima, che proviene da un cratere scoperto nel 2009 grazie a Google Earth. È solo uno dei 178 crateri ufficiali di tutta la Terra e oltretutto fra i più piccoli (ha solo 45 metri di diametro), ma in assoluto è quello meglio conservato. "La nuova sfida adesso – racconta d'Orazio – è datarlo e per questo stiamo programmando una nuova spedizione". Poco più in là un altro stand con la storia dei terremoti. Carlo Meletti, ricercatore dell'Ingv, fa una panoramica delle peggiori catastrofi accadute in Italia. "Il più grande terremoto mai registrato è quello di Messina del 1908 – dice – ma dai testi sappiamo che il più devastante è accaduto nel 1456, coinvolgendo tutta l'area dall'Abruzzo alla Basilicata, probabilmente furono tre sismi che agirono contemporaneamente". L'evento fu tale che nel 1458 un fiorentino scrisse il primo catalogo dei terremoti in Italia, un testo che è stato fortunosamente trovato negli Archivi di Stato vaticani solo trenta anni fa.
Ma dalla terra, la notte dei ricercatori, ha rivolto gli occhi anche al cielo. All'Infn, Marco Incagli, mostra le immagini del telescopio AMS-02 costruito dal suo team che è stato recentemente montato sulla stazione spaziale internazionale dal duo di astranauti italiani Roberto Vittori e Paolo Nespoli. Lo scopo è di studiare i raggi cosmici prodotti dalle supernove per capire qualcosa di più su "quell'antimateria" e quella "materia oscura" che compongono gran parte del nostro universo. La visita all'Infn si snoda tutta fra quark, leptoni sempre all'inseguimento dell'imprendibile "bosone di Higgs", il tassello mancante che dovrebbe aiutare gli scienziati a capire come si sono formati la materia e il nostro universo. "Nel 1995 – dice Giorgio Chiarelli ricercatore dell'Infn – noi siamo riusciti a scoprire il quark top". Il suo gruppo di ricerca è costantemente collegato con il Fermilab di Chicago dove in un enorme acceleratore si fanno scontrare protoni e antiprotoni. E' il più lungo esperimento di fisica mai compiuto, dura da 26 anni, e si concluderà il 30 settembre prossimo. Chissà se nei pochi giorni che restano riusciranno a trovare l'imprendibile "bosone di Higgs".