Twitter e la filosofia (Edizioni Ets, 2015) è l'ultimo libro di Adriano Fabris, professore di Filosofia morale dell'Università di Pisa ed esperto di etica della comunicazione. Anticipiamo qui la prefazione del volume e la domanda da cui parte l'autore: "Oggi, è possibile fare filosofia, vera filosofia, anche attraverso le nuove tecnologie?".
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A scanso di ogni equivoco, questo è un testo di filosofia. È un testo, certamente: che vuol essere tale, a prescindere dal supporto, cartaceo o elettronico, che viene usato per la sua diffusione. Vedremo più avanti perché sottolineo questo aspetto. Ed è un testo di filosofia. Magari, come in questo caso, si tratta di una filosofia che si confronta con la comunicazione – e con le forme di comunicazione più recenti e trendy –, ma in cui le vecchie tematiche, dibattute per secoli con più o meno successo, tornano comunque a riproporsi. Mi spiace dunque per chi, forse attratto dal titolo, si aspetta qualcosa d'altro.
Il titolo fa riferimento a un Social Network oggi abbastanza diffuso: Twitter. Più precisamente ciò che qui interessa è uno specifico prodotto culturale, costituito dal mondo delle interazioni brevi e dei "cinguettii" in rete. Interessa non certo perché si vuol concedere qualcosa alla moda del momento, ma perché Twitter offre una forma di espressione attraverso la quale, fra altre cose, si può fare, ed effettivamente si fa, anche filosofia. Oltre a tante altre esperienze interattive: sociali, politiche, di marketing. Il problema, qui, è di vedere che tipo di filosofia viene fatta in questa forma e quali possono essere le ulteriori opportunità che questo Social Network può aprire a un'attività filosofica.
Il testo che presento è il punto d'arrivo e l'approfondimento di un'esperienza che ho condotto in rete per un certo tempo. Ma è anche l'esito di un confronto con le riflessioni – non moltissime, in verità – che su Twitter sono state sviluppate negli ultimi anni. Twitter è un Social Network giovane, così come altri anche più diffusi, e certo non sappiamo quanta vita ancora avrà. C'è sempre il rischio, infatti, di una rapida obsolescenza di tutti questi ambienti dell'Internet: si pensi per esempio all'ascesa e al declino di MySpace e di Second Life. Si pensi alla velocità con cui Facebook si è diffuso per il mondo, "cannibalizzando" i Social Network preesistenti. Tutto ciò non impedisce comunque di riflettere su alcuni aspetti che proprio l'attuale struttura di Twitter, messa a confronto con l'intenzione di far filosofia attraverso di essa, consente di mettere in luce. È quello che faremo nelle prossime pagine.
Lo scopo è non solo quello di far emergere potenzialità e limiti, in parte già noti, di Twitter, ma di verificare anche la capacità, proprio grazie a quest'analisi, di condurre un'indagine filosofica che sia all'altezza del tempo in cui viene intrapresa e degli strumenti attraverso i quali può esprimersi. Ciò che interessa è capire questo tempo e questi strumenti, fuoriuscire dall'acquiescenza alla mentalità comune e alle sue categorie, esercitare quel diritto di critica che la filosofia si è sempre riservata, anche e soprattutto nei confronti di ciò che sembra inevitabile. Ma insieme interessa anche, in una sorta d'immediata retroazione, comprendere che cosa può essere la filosofia oggi, nell'epoca delle nuove tecnologie, domandarsi che cosa può voler dire filosofare in relazione a esse e attraverso di esse, e soprattutto chiarire in che modo è possibile farlo davvero, in maniera giusta e buona.
In sintesi, anche questa piccola ricerca rientra, come esplicazione e applicazione, nel mio progetto volto a elaborare una filosofia della relazione. La rete è infatti oggi un ambito privilegiato di relazioni e di costruzione attiva di relazioni. Il problema è se il modo in cui tali relazioni vengono vissute in quest'ambiente è riduttivo oppure no: se è in grado cioè di favorire le nostre possibilità espressive o non piuttosto finisce per inchiodarci a comportamenti «a una dimensione».
Per approfondire questi vari aspetti è necessario appunto sviluppare una filosofia della relazione. Che è appunto ciò che sto cercando di fare in questi anni, anche attraverso studi più o meno settoriali sulla comunicazione e sull'etica della comunicazione. Il che tuttavia non significa parlare di una filosofia che ha la relazione per suo tema, come una qualunque forma di teoria. Il mio progetto implica piuttosto, e sta mettendo in opera, una filosofia che pratica la relazione, proprio e anche riflettendo sulla relazione stessa, e che in tal modo scopre di essere a sua volta, anzitutto, una filosofia in relazione. Come quella che può essere sperimentata attraverso i social network.
Adriano Fabris
docente di Filosofia morale
È possibile fare vera filosofia con le nuove tecnologie?
Da questa domanda, l'ultimo libro di Adriano Fabris
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3 ottobre 2015