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Dall’albero più antico del mondo agli ecosistemi sulle navette spaziali

«Non solo cibo», la mattinata di studio sulle piante alla facoltà di Agraria

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L'albero più vecchio d'Europa si trova in Scozia, è un tasso ed ha circa 5.000 anni. Dalle piante si possono estrarre le più varie tinture, dal rosso al blu al giallo, ma paradossalmente, l'unico colore che non c'è è proprio il verde. E ancora: l'idea di utilizzare le piante per produrre energia risale agli settanta del Novecento, quando a causa della crisi petrolifera, anche gli italiani sperimentarono le prime domeniche senza auto. Sono questi alcuni dei tantissimi spunti emersi dalla mattinata di studio "Non solo cibo: l'affascinante mondo delle piante" che si è svolta venerdì 18 maggio alla facoltà di agraria in occasione del primo "Giorno Internazionale del Fascino delle Piante" coordinato dall'EPSO, l'Organizzazione Europea delle Scienze delle Piante (http://www.plantday12.eu/italy.htm#).alberi

"Lo scopo dell'iniziativa – ha detto Manuela Giovannetti preside della facoltà di Agraria - è di avvicinare il maggior numero di persone al mondo delle piante, facendo opera di sensibilizzazione sull'importanza delle scienze vegetali per l'agricoltura, per la produzione sostenibile di cibo e dei prodotti non alimentari, ma anche per la silvicoltura, per la tutela ambientale e per la qualità della vita in ambito urbano". Ad esplorare ogni anfratto del meraviglioso mondo delle piante sono stati sette relatori dell'Università di Pisa coordinati dal collega Paolo Emilio Tomei. Marco Mazzoncini ha parlato di energia delle piante, Laura Pistelli di piante e benessere, Alessandro Lenzi di piante e salute psichiatrica, Marco Volterrani di piante e sport, Paolo Vernieri di piante e arredo urbano, Cristina Nali di piante e qualità dell'aria e Luciana Angelini di chimica verde. A queste relazioni si sono aggiunti gli interventi di Federico Tognoni del Museo Galileo di Firenze che ha si è soffermato sul rapporto piante ed arte, di Marco Vukich di Kayser Italia che ha parlato del ruolo delle piante nelle esplorazioni spaziali. E a chiusura dei lavori, prima delle conclusioni di Rossano Massai, professore di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree dell'ateneo, due testimonianze dirette: Miro Mati, dell'omonima azienda vivaistica, ha raccontato la sua "vita con le piante", mentre il fotografo Carlo Delli ha svelato i segreti per fotografare al meglio i fiori.

fiore1"Non c'è aspetto della nostra esistenza che sia estraneo alle piante, la nostra stessa civiltà – ha detto Rossano Massai – non esisterebbe senza il mondo vegetale". E così nel percorso assolutamente trasversale che si è dipanato lungo tutta la mattinata, sono tantissime le curiosità che spuntano. Meraviglie che lasciano stupiti un po' tutti e che rivelano l'importanza fondamentale delle specie vegetali nella vita di ogni giorno. Piante sentinella che monitorano la qualità dell'aria, spettacolari installazioni, come ad esempio i muri verdi che "arredano" alcune città d'Italia, che diventano vere e proprie attrazioni e fanno da volano al turismo, o ancora specie che servono per produrre bioplastiche o biopolimeri. E tanto è vario l'impiego delle piante sulla Terra tanto sono necessarie nello spazio, per garantire nei lunghi viaggi cibo e ossigeno sufficienti a sopravvivere. "La capacità adattive delle specie vegetali nello spazio – ha spiegato Marco Vukich – sono incredibili: le piante crescono, i semi germinano con la differenza che, rispetto alla terra, in microgravità la radice si avvolge "a palla" intorno al fusto". Insomma, una vera e propria forza della natura. Che poi significa anche energia. "Con un ettaro di terra coltivato a girasoli – ha detto Marco Mazzoncini - una normale utilitaria può percorrere sino a 10.000 km l'anno e un ettaro di terra coltivato biomassa può soddisfare i bisogni di elettricità una famiglia media per tre anni".

Certo, non sono tutte "rose e fiori", nel senso che i processi di produzione devono essere sostenibili e non costare in termini energetici più di quanto producono. Ma lo stupore e il fascino delle piante vanno anche oltre, perché, come ribadiscono un po' tutti i relatori, anche se non fossero utili, le piante sono comunque belle e il loro incanto parte da molto lontano, da quell'Eden che diventerà poi l'archetipo di tutti i giardini dei principi e dei re. Luoghi nati per stupire e meravigliare con specie rare ed esotiche dove la natura diventa anche arte. "Nella Primavera del Botticelli le piante hanno tutte un loro significato simbolico - ha spiegato Federico Tognoni del Museo Galileo – ed è con Leonardo da Vinci che comincia a nascere la rappresentazione 'scientifica' delle piante". Un rapporto quello fra arte e natura che si arricchisce e si complica se poi nell'intreccio entra anche la psichiatria. "Il modo in cui molti artisti rappresentano la natura – ha raccontato Alessandro Lenzi – è collegato anche alla loro salute mentale. Munch ad esempio associava le piante con lo star bene, in tutte le versioni dell'Urlo la natura è sempre assente. Un altro caso è quello di van Gogh che all'inizio della sua carriera è un bravo impressionista, ma dal 1888, dopo i primi segni di pazzia, il suo modo di dipingere cambia completamente e poco prima di morire suicida i suoi quadri diventano quasi astratti, la natura si perde del tutto".

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  • 22 maggio 2012

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