La protezione dei dati personali nell'era della globalizzazione e dei social network, con un'attenzione particolare alle novità legislative in arrivo a livello europeo. È stato questo il tema del convegno su "Data protection tra evoluzioni tecnologiche e sviluppi di diritto europeo", che si è svolto martedì 22 maggio alla facoltà di Economia. L'incontro, organizzato a conclusione del corso in Diritto dell'informatica tenuto dalla professoressa Dianora Poletti, è stato promosso dalla facoltà di Economia e dal dipartimento di Istituzioni, impresa e mercato "Cerrai", con il patrocinio dell'Ordine dei giornalisti e dell'Istituto di informatica e telematica del CNR.
Le relazioni sono partite da una constatazione comune. Negli ultimi anni il concetto di privacy, che inizialmente era riferito alla sfera della vita privata, ha conosciuto una decisa estensione, arrivando a definire il diritto di controllo e protezione dei dati personali. Questo passaggio implica che la materia non può essere regolata in modio rigido, ma deve essere gestita per mediazioni, contestualizzando ogni singolo episodio e procedendo secondo criteri di ragionevolezza che tengano conto del bilanciamento tra diritti diversi e contrapposti. La complessità della questione, inoltre, richiede il dialogo e la collaborazione tra saperi e figure professionali multidisciplinari, perché il giurista non è più in grado di gestire il tema nella sua interezza.
Il professor Francesco Busnelli, emerito di Diritto civile alla Scuola Sant'Anna, ha sintetizzato tale complessità citando alcuni casi particolari, tra i quali quello dell'olimpionica sudafricana Caster Semenya, che si è dovuta sottoporre a test genetici per accertare la sua identità di genere, quello delle analisi del DNA che vengono effettuate su persone decedute per stabilire eventuali rapporti di parentela, e quello relativo alla discussione sulla brevettabilità o meno delle stesse cellule staminali umane.
Al centro degli interventi successivi, in particolare di quello della professoressa Giusella Finocchiaro, dell'Università di Bologna, c'è stata l'evoluzione del diritto europeo in materia di trattamento dei dati personali. Su questo fronte, L'Europa è ferma alla Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 1995, quando internet muoveva i primi passi e la comunicazione era sostanzialmente bilaterale. Solo recentemente il Parlamento europeo e il Consiglio hanno ripreso il tema in modo strutturale, definendo una proposta di Regolamento generale sulla protezione dei dati personali. Se approvato – "non prima del 2016" ha comunque precisato la professoressa Finocchiaro – il Regolamento diventerà legge unica europea e porrà fine alla frammentazione attuale delle diverse normative nazionali.
Secondo la docente, le novità più rilevanti del testo sono tre. Innanzitutto, il regolamento riconosce che il diritto alla protezione dei dati personali non è assoluto, ma va bilanciato con altri diritti - per esempio quello di informazione, o di trattamento dei dati per scopi storici, scientifici e di ricerca - e va considerato alla luce della sua maggiore o minore funzione sociale. In secondo luogo, esplicita il criterio della ragionevolezza come elemento fondamentale per valutare la consistenza del diritto alla protezione dei dati personali, richiedendo di conseguenza un'analisi specifica caso per caso. In terzo luogo, introduce il concetto del tempo come criterio importante nella protezione dei dati personali e nella valutazione tra i contrapposti diritti all'oblio e alla conservazione dei dati.
Dopo gli interventi dei professori Guido Scorza e Alessandro Mantelero e le testimonianze del segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Giancarlo Ghirra, e del direttore degli Affari istituzionali di Microsoft, Pier Luigi Dal Pino, le conclusioni sono state tratte dal preside della facoltà di Economia, Dianora Poletti. La professoressa ha posto a confronto la tendenza europea al rafforzamento della protezione dei dati personali con le semplificazioni apportate alla normativa dai recenti decreti governativi, a volte non del tutto ragionevoli, ribadendo il ruolo dei principi di solidarietà e correttezza nella ricerca di soluzioni equilibrate per la difficile problematica trattata.