Entro pochi giorni vi sarà il decreto del Presidente della Repubblica che, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indicherà la data del referendum sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi, fissandola in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all’emanazione del decreto di indizione. Avvicinandosi il momento del voto, da più parti si è auspicato un confronto sul merito della riforma e il volume “Tu chiamala, se vuoi, revisione” (Viareggio, Edizioni La Vela, 2016) di Saulle Panizza, docente di Diritto costituzionale dell’Università di Pisa, parte da lì.
Alcune decine di espressioni, sintetiche ma rigorose, per provare a spiegare il funzionamento delle nostre Istituzioni e i riflessi che ne deriverebbero se il referendum popolare dovesse confermare le modifiche votate dal Parlamento con la legge costituzionale recante “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2016.
Pubblichiamo di seguito l’Introduzione al Volume.
***************
Un centinaio di espressioni, 95 per la precisione, come le tesi di Lutero, ma il riferimento numerico non è stato voluto ed è puramente casuale (anche se, trattandosi di riforma ...).
Un insieme di parole e locuzioni che costituiscono, dalla A alla Z, una sorta di dizionario istituzionale, con il quale provare a spiegare i concetti chiave della Parte II della Costituzione italiana, dedicata all’ordinamento della Repubblica e dunque all’organizzazione e al funzionamento delle nostre Istituzioni. Il tutto in un momento particolare, in qualche modo a metà strada tra il testo vigente allorché si scrive (agosto 2016) e quello che potrebbe diventare se il referendum popolare dovesse confermare le modifiche votate dal Parlamento con la legge costituzionale recante “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2016.
Su questo tentativo di riforma, che riguarda 47 articoli dei 139 di cui si compone la nostra Costituzione, 46 dei quali della Parte II, molto si è detto e scritto. Il dibattito è stato acceso, le contrapposizioni spesso laceranti, anche nella categoria cui chi scrive appartiene, quella dei costituzionalisti. Si è anche posto in dubbio, non senza ragioni, che ci si collochi all’interno del concetto di revisione di cui all’articolo 138 della Costituzione.
Da qui il titolo scelto, che non vuole avere accenti inutilmente polemici - ognuno ha diritto di formarsi la propria convinzione, così come di mantenerla o di cambiarla, possibilmente sempre senza infingimenti - ma evocare l’ispirazione in fondo tollerante alla base di quei versi.
Avvicinandosi al momento del voto, da più parti si è auspicato un confronto sul merito della riforma e il presente volume parte da lì.
Ogni concetto è spiegato, in sintesi naturalmente, alla luce dell’esperienza di quasi settant’anni di vita repubblicana. Se su di esso interviene il testo di riforma, si dà conto, evidenziandole, delle modifiche apportate, del loro significato e delle eventuali criticità.
Se il testo di riforma introduce nel tessuto costituzionale concetti nuovi (che è quel che accade per 21 delle 95 espressioni utilizzate), se ne dà conto, sempre evidenziandoli, e provando a integrarli nel corpo normativo in cui si caleranno.
Per non appesantire le spiegazioni, sono abbastanza frequenti i rinvii interni, indicati mediante il simbolo (v.), che segue l’espressione richiamata. Si è preferito, però, non inserire il richiamo in tutti i casi in cui i termini ricorrono, ma solo quando risulti di una qualche utilità nello specifico contesto.
Completano il volume una serie di indici, che permettono al lettore di muoversi rapidamente tra espressioni utilizzate, articoli della Costituzione, fonti del diritto e pronunce costituzionali richiamate.
In chi abbia già basi di educazione civica o costituzionale, il testo vorrebbe consolidarle e offrirsi come una prima interpretazione del cambiamento che potrebbe derivare in caso di prevalenza dei “sì” nel referendum. Ma anche in chi affronti questi temi senza basi pregresse, esso può auspicabilmente contribuire al formarsi di uno spirito critico, consentendo a ciascuno di farsi un’idea, quasi plastica, delle direttrici e dell’impatto del testo di riforma.
Saulle Panizza