Si chiama fog computing ed è un nuovo paradigma tecnologico che promette di essere un’evoluzione del cloud, utile soprattutto per il mondo dell’Internet of Things. Come funziona? Se oggi la “nuvola” è l’ambiente più usato per gestire le applicazioni a distanza, la “nebbia” offre il vantaggio di supportare meglio le nuove applicazioni informatiche nel nostro mondo connesso, come autoveicoli a guida autonoma, sistemi di monitoraggio remoto dei pazienti, droni per le consegne a domicilio, illuminazione adattiva di strade e abitazioni. Tutto ciò sfruttando un’infrastruttura di calcolo pervasiva che si comporrà di elaboratori ad hoc, router e dispositivi personali come gli smartphone.
Al dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, con il progetto “Through the Fog” coordinato dal professor Antonio Brogi, i ricercatori hanno studiato e approfondito questo paradigma emergente arrivando a sviluppare due prototipi software che contribuiscono direttamente all’avanzamento dello stato dell’arte per quanto riguarda il fog. Il primo si chiama “FogTorchPi”, ed è uno strumento in grado di stimare con tecniche probabilistiche l’affidabilità e il consumo di risorse di un’applicazione installata su un sistema fog; l’altro è “IoX”, un sistema di scambio messaggi multi-piattaforma che consente ai dispositivi fog di interagire con sensori e attuatori connessi a Internet.
«“Through the Fog” è un progetto di ricerca di base, iniziato a novembre 2015 e interamente finanziato dall’Ateneo pisano al fine di promuovere la collaborazione tra gruppi di ricerca all’interno del dipartimento di Informatica per studiare e approfondire il paradigma emergente del fog computing – spiega il prof. Brogi – Con oltre 50 pubblicazioni scientifiche all’attivo, i due prototipi open-source e la partecipazione al consorzio di standardizzazione OpenFog, il nostro progetto ha raggiunto con successo il suo scopo».
“Through the Fog” si conclude con il workshop di venerdì 24 febbraio, a cui partecipano personalità di spicco provenienti dal mondo accademico, come Maria Gorlatova dall’Università di Princeton, Paul Grefen da TU Eindhoven, Massimo Villari dall’Università di Messina e Valeria Cardellini dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, e da quello dell’industria, tra cui Angelo Corsaro di Prismtech e Simone Mangiante di Vodafone. «Con progetti come questo, il dipartimento di Informatica continua a essere una realtà all’avanguardia nel nostro Ateneo, pronta a collaborare e fare ricerca su temi applicativi emergenti che miglioreranno la qualità della nostra vita già dal prossimo futuro», commenta il professor Gian-Luigi Ferrari, direttore del dipartimento.
In foto alcuni membri del gruppo di ricerca. Da sinistra: Stefano Forti (dottorando), Ahmad Ibrahim (post-doc), il prof. Antonio Brogi (coordinatore), Davide Neri (dottorando).
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