I tre dispositivi di #SOME (cioè awe, some e thing) presentati sabato 30 marzo al GreenTech a Pisa sono infatti oggetti sociali che parlano tra loro twittando il loro "stato", dalla temperatura della stanza in cui si trovano, al grado di illuminazione percepita ai rumori.
I tre dispositivi hanno la forma di tre tessere di puzzle, ciascuna delle quali presenta una piccola cupola sulla sommità. Quando una delle tre tessere viene sfiorata reagisce al tocco vibrando e facendo illuminare la cupola di un colore rosso che aumenta al permanere del contatto. Le tre #SOME sono infatti intrinsecamente differenti: awe si illumina a tempo di musica quando sente una canzone, mentre some e thing si scambiano informazioni ed emozioni quando vengono connesse fisicamente.
Dal punto di vista più squisitamente tecnico ogni #SOME è costituito da una parte meccanica (un involucro stampato con una stampante 3D), una parte elettronica (costituita da un Arduino 2009, un'ethernet shield e uno shield per i sensori e gli attuatori) ed un po' di software.
Come "proto oggetto" #SOME è stato dotato di un sensore di temperatura, un microfono, un sensore di contatto e come attuatori ha un led RGB e un vibracall. Ma rispetto alle "cose" o agli oggetti della vita di tutti i giorni, #SOME parla con gli altri suoi simili, fisicamente connessi, e parla via Internet con gli altri #SOME remoti che condividono la stessa struttura meccanica, elettronica e software. "Se #SOME si trova in una stanza calda d'inverno, se viene contattata via twitter o se viene toccata dal suo "padrone" - spiegano i suoi ideatori - è felice e si illumina di colori caldi, altrimenti è triste e quasi spenta, ma si attiva non appena sente un rumore nei paraggi".
Guarda la galleria di immagini sulla pagina Facebook dell'Università di Pisa della campagna di marketing "virale" che ha preceduto il lancio di #SOME.
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