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È stato assegnato al dottor Cristian Scatena, ricercatore in Anatomia patologica all’Università di Pisa, il premio “Guido Arzilla”, promossa dall’Associazione Oncologica Pisana “Piero Trivella” a sostegno del programma di studio di un ricercatore del settore biomolecolare. Cristian Scatena studia innovative applicazioni terapeutiche ai tumori della mammella e lavora nel dipartimento di Medicina traslazionale e delle nuove tecnologie in Medicina nel gruppo di ricerca diretto dal professor Antonio Giuseppe Naccarato. Svolge inoltre attività assistenziale presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Per le sue ricerche si avvale in particolare della importante collaborazione del Centro senologico dell’AOUP diretto dalla dottoressa Manuela Roncella.

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La sua attività di ricerca è focalizzata sui meccanismi patogenetici alla base dei tumori solidi, in particolare del carcinoma mammario. È coinvolto in numerosi progetti di studio in Italia e in Europa. È inoltre docente nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia. L’impegno assistenziale è prevalentemente incentrato sulla patologia mammaria, svolgendo attività diagnostica istopatologica e molecolare. È editor e revisore per numerose riviste internazionali come Frontiers in Oncology, Cancer Cell International e Cellular Oncology ed è membro esperto per la Anatomia Patologica della rete italiana Senonetwork. Il dottor Scatena è autore di oltre 35 articoli su riviste internazionali indicizzate e diversi capitoli di libro.
Da settembre è Visiting Scientist presso il Biomedical Research Centre dell’University of Salford a Manchester (Regno Unito), dove studia nuove strategie per l’identificazione e l’eradicazione delle cellule staminali neoplastiche. Il premio “Guido Arzilla” consiste in diecimila euro generosamente finanziati in forma anonima da alcuni amici del dottor Arzilla, già chimico del laboratorio di analisi dell’Ospedale di Pontedera. Il premio servirà per coprire larga parte delle spese relative al soggiorno presso l’Università di Salford.

L’AOPI onlus opera da più di 40 anni nel territorio pisano per fornire assistenza ai pazienti oncologici e alle loro famiglie: cure palliative e antalgiche, assistenza nei reparti ospedalieri, presso il Centro Senologico e presso l’Hospice, informazione ed educazione sanitaria, corsi di formazione per volontari. L’Associazione è costituita da cittadini di ogni genere che mettono parte del loro tempo a disposizione per la battaglia contro il cancro con un impegno gratuito e solidale. L’AOPI ha avuto un ruolo determinante nelle decisioni di istituire a Pisa il reparto di Oncologia medica e del Centro Senologico. Il premio è stato consegnato in occasione del convegno “La gestione multidisciplinare del paziente con tumore mammario her2 positivo in stadio iniziale” che si è svolto a Pisa venerdì 11 ottobre all’Hotel San Ranieri.

29 squadre, 16 diverse discipline sportive e oltre 50 corsi per amatori. Sono i numeri della stagione sportiva 2019/2020 del Centro Universitario Sportivo (CUS) di Pisa che, nel solco di una tradizione lunga oltre sette decenni, si conferma il punto di riferimento per gli sportivi universitari e il principale centro sportivo della città di Pisa.
La stagione del CUS Pisa è stata inaugurata ufficialmente e presentata lunedì 14 ottobre, nella Sala dei Mappamondi di Palazzo alla Giornata, dal prorettore con delega alle Attività sportive, Marco Gesi, e dal commissario del CUS Pisa, Marco Treggi, alla presenza di atleti, dirigenti e rappresentanti delle varie sezioni sportive.

Durante l'iniziativa sono stati consegnati gli attestati agli atleti che sono saliti sul podio ai recenti Campionati Nazionali Universitari di canottaggio, accompagnati dall'allenatore Alessandro Simoncini: Gioele Pison, oro nella categoria doppio pesi leggeri maschile e nella categoria quattro di coppia Senior A maschile, che è stato impossibilitato a intervenire; Alexander Torre Niels, oro nella categoria doppio pesi leggeri maschile e nella categoria quattro di coppia Senior A maschile; Luca Del Prete, oro nella categoria quattro di coppia Senior A maschile; Umberto Mignemi, oro nella categoria quattro di coppia Senior A maschile; Carlotta Niola, argento nella categoria singolo femminile 500 metri e bronzo nella categoria singolo femminile 2000 metri.

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È stato infine consegnato un assegno all'Associazione onlus Sante Malatesta, rappresentata dal presidente Pietro Barbucci, alla quale il CUS Pisa ha destinato tutto il ricavato del Tower Festival dello scorso giugno.

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L'annata sportiva del CUS Pisa è partita all'inizio di ottobre con ventinove squadre impegnate in numerosi campionati nazionali e regionali e con varie delegazioni presenti alle più importanti competizioni, iniziando a “esportare” quel concentrato di esperienza, dedizione e professionalità che, unito a strutture uniche nel panorama sportivo cittadino e a uno staff altamente qualificato, fanno del CUS uno dei centri universitari sportivi più importanti a livello nazionale.

Una delle principali novità della stagione sportiva 2019/2020 è il progetto della sezione basket che, grazie al binomio con Gas and Heat, ha intrapreso un percorso per riportare la pallacanestro cittadina ai vecchi fasti allestendo una formazione che punta a primeggiare in Serie D e, con le squadre impegnate nei campionati di Prima Divisione e Under 20, a ottenere buoni risultati anche con le giovanili. Per l’hockey, l’obiettivo è di replicare i successi ottenuti lo scorso anno, in particolare con le formazioni giovanili salite più volte sul gradino più alto dei campionati nazionali. Con la squadra senior femminile, da molti anni stabilmente in A1, la sezione può vantare ancora una volta la partecipazione nel massimo campionato nazionale e nel secondo più importante (Serie A2) con la formazione maschile senior. Schiera inoltre altre dieci formazioni, tra maschili e femminili, impegnate nei campionati giovanili, dall’Under 21 all’Under 12.

Con le Linci, formazione di rugby femminile, il Cus Pisa può annoverare un’altra partecipazione in Serie A, oltre a quelle delle formazioni maschili in Serie C e nel campionato Challenge e quattro squadre impegnate nei campionati giovanili, dall’Under 18 all’Under 14. Una prestigiosa presenza, quella del Cus Pisa, che per la stagione 2019/2020 si materializza anche nei campionati di calcio a 5 con la formazione femminile impegnata in serie C e quella maschile in C2; nel tennis con gli atleti del Cherubino impegnati in Serie C, Serie D2 e Under 16; nella pallavolo con la squadra maschile in Serie C e quella femminile in Prima Divisione; nel canottaggio con la partecipazione alle competizioni regionali (categoria esordienti) e con gli atleti della sezione atletica impegnati in varie competizioni regionali e nazionali.

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Saranno centinaia i giovani atleti pronti a portare in giro per l’Italia le bandiere del Cherubino e della città di Pisa, mentre prosegue e si rinnova il lavoro e l’impegno a favore degli amatori, universitari e non, che al CUS Pisa possono trovare un’ampia e variegata offerta sportiva. Sono oltre cinquanta i corsi attivati per un totale di 16 diverse discipline: fit boxe, ginnastica pugilistica, preparazione atletica, potenziamento muscolare, nuoto, tennis, judo, karate, thai boxe, ju jitsu, calcio a 5 femminile, rugby, basket, pallavolo, beach volley e frisbee, quest’ultimo grande novità della nuova stagione, con l’elenco dei corsi e degli sport da poter praticare in continua evoluzione.

A questa ampia proposta si aggiunge quella del CUS Junior, il settore polidisciplinare dedicato ai bambini dai 4 ai 12 anni che basa la sua attività su una serie di percorsi educativi e attività sportive incentrate sullo sviluppo delle capacità motorie e fisiche dei più piccoli e sulla “scoperta” e la pratica di vari sport: calcio, basket, hockey, rugby, pallavolo, tennis, karate, ginnastica ritmica e atletica.

Sport, ma non solo. Il CUS Pisa è impegnato anche nella promozione di programmi solidali e inclusivi a favore di anziani e persone con disabilità. Attraverso numerosi progetti e collaborazioni - in particolare con le associazioni Unidea, Amici del cuore, Aipd e Aima - il CUS Pisa offre una vasta programmazione di attività sportive, motorie e sociali che fanno del Centro pisano un “luogo amico” grazie a impianti accessibili e personale dedicato.

"Sono particolarmente felice - ha detto il prorettore Marco Gesi - che oggi si festeggi l’inizio dell’anno accademico sportivo 2019/20. Aver voluto organizzare questo evento all’interno del rettorato, se ce ne fosse ancora bisogno, mostra quanto sia importante per la nostra Università la realtà del CUS Pisa. In questi ultimi anni l’Università ha seguito attentamente il nostro CUS nel percorso di riorganizzazione e sinceramente penso che i correttivi messi in opera inizino a dare i suoi risultati. Oggi festeggiamo tutti coloro che amano il CUS, quelli che vogliono che il CUS continui a essere il riferimento sportivo per la nostra città, uno spazio cittadino dove i nostri ragazzi possano imparare valori come l’aggregazione, l’inclusione, il rispetto delle regole e degli avversari. Sono sicuro che in futuro il ruolo sociale ed educativo caratterizzerà sempre di più la mission del CUS. Auguro a tutti i cussini un anno pieno di soddisfazioni non solo sportive, in modo che possano realizzare tutti gli obiettivi a cui tengono".

"Per la nuova stagione sportiva - ha aggiunto il commissario del CUS Pisa, Marco Treggi - l’impegno si è concentrato sullo sviluppo di nuove e migliorate attività per offrire maggiori e più complete opportunità agli studenti universitari e all’intera città, lavorando parallelamente per la crescita delle numerose squadre che rappresentano il Cherubino a livello nazionale, e non solo. Il CUS Pisa si conferma ancora una volta il motore dello sport pisano, ma anche un centro di aggregazione e di sviluppo e sperimentazione di nuove attività, sportive e sociali. A dimostrarlo è il rinnovato impegno per l’organizzazione del Tower Festival, il più grande evento sportivo dell’estate pisana che lo scorso giugno, dopo anni di assenza, ha ottenuto la partecipazione di migliaia di ragazzi grazie al lavoro di decine e decine di studenti che, quotidianamente, mettono a disposizione di altri studenti e dell’intera città le loro competenze e professionalità".

Nella foto in alto, da sinistra: Simoncini, Treggi, Torre Niels, Del Prete, Niola, Mignemi, Gesi.

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È stato presentato nell'ambito dell'Internet Festival il nuovo Centro di ricerca interdipartimentale dell'Università di Pisa in "Diritto e tecnologie di frontiera" (DETECT), che vuole essere un ponte tra il sapere proprio dei giuristi e le tecnologie emergenti. Diretto dalla professoressa Dianora Poletti (nella foto a lato), ordinaria di Diritto privato e di Diritto dell’Informatica, ha come dipartimenti promotori quelli di Giurisprudenza, Informatica e Ingegneria dell’Informazione e come dipartimenti afferenti quelli di Farmacia, Ingegneria civile e industriale e Scienze agrarie. Ad oggi sono già un centinaio i docenti del Centro.

Il DETECT è un centro di ricerca, formazione e servizio per sua natura interdisciplinare, che si occuperà in particolare di integrare la ricerca giuridica nella ricerca applicata, nel trasferimento tecnologico e nelle politiche di sostegno all’innovazione, di promuovere sinergie nello studio delle implicazioni giuridiche delle tecnologie di frontiera e di valorizzare buone pratiche e soluzioni normative di avanguardia orientate al contesto nazionale, europeo e internazionale.

Il Centro è articolato in tre laboratori. Il laboratorio di Robotica e Intelligenza Artificiale affronterà queste scottanti tematiche, con particolare attenzione ai problemi dell’autonomia e della tutela dei diritti, della responsabilità, della proprietà intellettuale, dell’industria 4.0 e delle trasformazioni del lavoro. Il laboratorio di Tecnologie delle Comunicazioni approfondirà tematiche riconducibili al trattamento dei dati, personali e non, ma anche all’uso distorto dell’informazione scientifica, con conseguenti rischi per la sicurezza, le discriminazioni, gli stessi processi democratici. Nel laboratorio di Biotecnologie e Nuovi Materiali verranno considerate problematiche giuridiche come quelle poste, per esempio, dall’uso delle biobanche, delle stampanti 3D, dall'e-health, dalla big data medicine.
Il Centro si propone di offrire nuove opportunità di sinergica collaborazione tra docenti di diversa formazione, sempre più necessarie, operando in un confronto diretto con le richieste nascenti dalla società civile.

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Nella stessa occasione è stato anche presentato il nuovo corso di laurea magistrale in Diritto dell'innovazione per l'impresa e le istituzioni, di cui è presidente la professoressa Michela Passalacqua (nella foto a lato), ordinaria di Diritto dell'Economia.

Attivato al dipartimento di Giurisprudenza, il corso è nato per soddisfare le esigenze legate alla crescente digitalizzazione e alla profonda trasformazione del mondo del lavoro e si propone di formare un giurista dai tratti diversi rispetto al modello tradizionale, ad elevata specializzazione, munito di una solida padronanza delle fondamentali categorie privatistiche e pubblicistiche, non solo in ambito nazionale, e pronto ad affrontare le nuove sfide che la profonda trasformazione telematica del mondo del lavoro contemporaneo pone al giurista.

Foto a cura di Alessandro Pasquinucci, Ufficio Stampa dell'Internet Festival.

 

Per tre giorni, dal 17 al 19 ottobre, Pisa sarà capitale mondiale dei trapianti di pancreas, con la "First World Consensus Conference on Pancreas Transplantation" che vedrà per la prima volta riuniti i principali esperti da tutto il mondo per definire le line guida internazionali per l’applicazione di questa importante opzione terapeutica. Il 17, in apertura della Consensus Conference, l'Università di Pisa conferirà la laurea magistrale honoris causa in Biologia applicata alla Biomedicina a David E.R. Sutherland, unanimemente riconosciuto come il maggior esperto al mondo in materia di trapianto di pancreas e beta cellule pancreatiche.

La tre giorni pisana, che si tiene a distanza di oltre 50 anni dal primo trapianto di pancreas (16 Dicembre 1966), è stata annunciata mercoledì 9 ottobre, nella Sala dei Mappamondi di Palazzo alla Giornata, dal rettore Paolo Mancarella, dal presidente della Fondazione Pisa, Claudio Pugelli, dal coordinatore del Comitato Organizzatore, Ugo Boggi, dal direttore del dipartimento di Biologia, Alberto Castelli, e dalla presidente del corso di laurea magistrale in Biologia applicata alla biomedicina, Luciana Dente.

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La “First World Consensus Conference on Pancreas Transplantation” è organizzata dall’Università di Pisa, con il supporto della Fondazione Pisa, della Regione Toscana e del Comune di Pisa. L’iniziativa, promossa dal professor Ugo Boggi, nasce sotto l’egida della International Pancreas and Islet Transplant Association (IPITA), divisione della Transplantation Society, la Società mondiale dei trapianti. Il fatto che IPITA abbia ritenuto di affidare al professor Boggi, e al gruppo da lui coordinato, l’organizzazione di questo primo evento mondiale testimonia la qualità e la rappresentatività dei risultati raggiunti nel trapianto di pancreas dall’Università di Pisa e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. La Consensus Conference ha il patrocinio di una quindicina di società scientifiche nazionali e internazionali e quelli istituzionali dell’Università di Pisa, della Regione Toscana, del Comune di Pisa, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute.

A Pisa sono stati invitati 80 esperti internazionali provenienti dai cinque continenti in rappresentanza di 18 Paesi. Si tratta della prima volta in cui i maggiori esperti mondiali si riuniscono per deliberare, seguendo una metodologia scientifica, circa valore e modalità di esecuzione del trapianto di pancreas. I risultati della Consensus Conference avranno ovvie, inevitabili, ripercussioni sulla pratica dei trapianti di pancreas in tutto il mondo. Serviranno cioè da linee guida per tutti per rendere il trapianto di pancreas una terapia quanto più possibile erogata secondo le regole della medicina basata sulle evidenze.
Il congresso, che si svolgerà nell’Auditorium della Fondazione Pisa, non ha supporto di aziende del settore faramaceutico o medicale in generale, come scelta ben precisa volta a evitare ogni e qualsiasi potenziale conflitto di interesse.

In preparazione all'appuntamento pisano, nei mesi scorsi, un gruppo di ricercatori ha analizzato decine di migliaia di articoli presenti nella letteratura medica estraendo i dati necessari a rispondere ai quesiti che la Consensus Conference si è posta. I risultati di questa analisi della letteratura sono stati poi resi noti agli esperti internazionali. Su questa base sono già state formulate le proposte di risposta ai quesiti clinici ed è stata aperta una discussione “on-line”. A Pisa ogni risposta sarà rivalutata, ridiscussa e infine approvata, con un grado di evidenza e una forza di raccomandazione che seguirà i più rigorosi parametri scientifici.

Il Comitato Organizzatore è composto dai professori Ugo Boggi, Piero Marchetti e Fabio Vistoli dell'Ateneo di Pisa, Thierry Berney dell'Università di Ginevra e Raja Kandaswamy dell'Università di Minneapolis.

sutherlandLa Consensus Conference si aprirà il 17 con il conferimento da parte dell'Università di Pisa della laurea honoris causa in Biologia Applicata alla Biomedicina a David E.R. Sutherland, riconosciuto come il maggior esperto al mondo in materia di trapianto di pancreas. Le condizioni di salute del professor Sutherland non gli consentiranno di essere presente di persona e sarà invece collegato in teleconferenza.

Nato a Minneapolis nel 1940, David Sutherland ha creduto più di chiunque altro nelle potenzialità terapeutiche del trapianto di pancreas. Con un lavoro durato oltre quarant'anni il professor Sutherland non solo ha dimostrato che il trapianto di pancreas è fattibile ma che è anzi associato a enormi benefici per i pazienti diabetici più gravi. L’inizio di questo percorso non è stato facile e in quella fase Sutherland è stato spesso considerato un visionario. Poi, quando i suoi studi hanno chiarito il ruolo del trapianto di pancreas, è stato valutato come un genio.

L’azione di Sutherland, incessante, appassionata, e competente si è tradotta nell’esecuzione di oltre 2.300 trapianti di pancreas. Si tratta dell’attività più numerosa al mondo. A ciò si è aggiunta una altrettanto prolifica attività scientifica testimoniata dalla pubblicazione, quasi esclusivamente sul trapianto di pancreas e sul funzionamento delle beta-cellule pancreatiche (le cellule che producono insulina), di oltre 1.000 articoli scientifici con “revisione tra pari” che hanno ottenuto più di 32.000 citazioni generando un H-indice di 88. Si tratta di parametri bibliometrici incredibilmente alti per un chirurgo.

In questa incredibile attività scientifica David Sutherland ha affrontato a 360 gradi le problematiche dei trapianti di pancreas e, senza limitarsi agli aspetti tecnici, ha approfondito tutti i temi più rilevanti per la realizzazione con successo del trapianto quali la biologia delle beta-cellule pancreatiche, i meccanismi patogenetici del diabete, le terapie antirigetto, le profilassi microbiologiche e virologiche. David Sutherland è stato inoltre mentore e tutore di generazioni di chirurghi e medici che hanno voluto dedicarsi al trapianto di pancreas, un'azione che ha reso possibile il diffondersi del trapianto di pancreas in tutto il mondo. Nel corso della carriera il professor Sutherland ha ricevuto ogni tipo di onoreficenza, incluso il premio Medawar nel 2012, il più alto riconoscimento scientifico in ambito trapiantologico, ed ha ricoperto le più alte cariche di responsabilità nel settore dei trapianti. Se i risultati clinici e scientifici di David Sutherland sono tanto elevati da essere probabilmente irripetibili, non meno positivo è il suo profilo personale. Nella Laudatio per il premio Medawar, il collega Hans Sollinger ha dichiarato di “non aver mai conosciuto essere umano migliore di Sutherland”. Chi conosce David Sutherland sa che questa affermazione è assolutamente vera.

Nella foto in alto, da sinistra: Boggi, Dente, Pugelli, Mancarella, Castelli.
Nella foto in basso David Sutherland.

Marco Cilibrasi, laureato all’Università di Pisa, ha vinto il Premio “Stefano Magini” per la migliore tesi di laurea magistrale in astrofisica istituito nel 2016 dall’Osservatorio astrofisico dell’Inaf di Arcetri. Il riconoscimento gli è stato consegnato ad ottobre nella sede dell’Osservatorio e vincitore con lui ex-aequo c’era anche Antonio Pensabene laureato all’Università di Firenze.


Cilibrasi, ora dottorando all’Università di Zurigo in Svizzera, nella sua tesi ha studiato i processi di formazione e di evoluzione orbitale dei satelliti galileiani di Giove attraverso l’utilizzo di un metodo semi-analitico. Ad affiancarlo nel lavoro sono stati il professore Lucio Mayer e la dottoressa Judit Szulagyi dell'Università di Zurigo, con il supporto del professore Paolo Paolicchi dell'Ateneo pisano come relatore interno.

 

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La premiazione dei vincitori. Da sinistra: Maria Grazia Magini, Marco Cilibrasi, Antonio Pensabene e Sofia Randich (direttrice dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri). Crediti: Rossella Spiga / Media Inaf

 


“Posso dire che la mia esperienza in UniPi sia stata molto positiva, soprattutto a livello di Laurea Triennale, passaggio a mio avviso fondamentale, dove noi studenti apprendiamo le basi della nostra materia – ha detto Cilibrasi – all’Università di Pisa ho trovato un ambiente molto stimolante e un livello didattico molto alto che, insieme agli insegnamenti paralleli della Scuola Normale Superiore di cui sono stato studente, mi ha messo positivamente in difficoltà, riuscendo a farmi fare un salto di qualità e spingendomi sempre a dare il massimo”.


“Un altro aspetto fondamentale della mia esperienza in UniPi – ha concluso Cilibrasi - è stato il rapporto con gli altri studenti, essere circondato da persone così brave e appassionate ha avuto un riflesso molto positivo sui miei studi e, soprattutto ora che mi trovo presso un ateneo estero, mi ha fatto capire quanto il livello scientifico italiano sia alto, anche in confronto con molti altri Paesi, nonostante la spesso lamentata carenza di risorse”.

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La premiazione dei vincitori. Da sinistra: Maria Grazia Magini, Marco Cilibrasi, Antonio Pensabene e Sofia Randich (direttrice dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri). Crediti: Rossella Spiga / Media Inaf

Si chiamano ipossia e acidificazione i due pericoli che insieme possono minacciare gravemente la salute degli oceani e l’intero clima del nostro pianeta. L’unione di questi due stress ambientali di origine antropica è infatti in grado di minare l’equilibrio dei fondali marini, un ecosistema fragile ma fondamentale per contribuire alla cattura ed al sequestro di CO2 dall’atmosfera. Questo rischio ambientale è stato per la prima volta messo a fuoco da uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista “Global Change Biology”. La ricerca, finanziata in parte dal MIUR tramite il progetto TETRIS, è stata condotta da Chiara Ravaglioli e Fabio Bulleri del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano, in collaborazione con il Plymouth Marine Laboratory, la Southampton University e la Florida State University.

 

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Da destra Chiara Ravaglioli dell’Università di Pisa e Ana Queiros del Plymouth Marine laboratory, durante lo svolgimento dell’esperimento

 


Secondo i ricercatori a minacciare l’equilibrio dei fondali marini sarebbe proprio l’azione congiunta di questi due fenomeni in gran parte dipendenti dalle attività umane. L’acidificazione corrisponde infatti ad un aumento della concentrazione di CO2 nei mari provocato da un incremento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera; l’ipossia è invece un fenomeno che deriva da una diminuzione di ossigeno negli oceani causato da accumulo eccessivo di nutrienti, legato per esempio all’uso dei fertilizzanti in agricoltura.

“Eventi di ipossia, come quello simulato nel nostro studio, si osservano frequentemente lungo le zone marine costiere e la previsione è che si intensifichino ulteriormente a causa dei cambiamenti climatici – spiega la dottoressa Chiara Ravaglioli prima autrice dell’articolo - Valutarne gli effetti legati all’azione simultanea dell’acidificazione è quindi fondamentale per capire come gli ecosistemi marini risponderanno a queste condizioni in un possibile scenario futuro”.

Per condurre la sperimentazione, i ricercatori hanno utilizzato dei “mesocosmi” di ultima generazione, cioè dei laboratori in cui vengono simulate le condizioni degli ecosistemi marini. Durante i test, gli scienziati hanno marcato le alghe con carbonio-13 per seguire il flusso di carbonio, dalla sua assunzione da parte degli invertebrati marini sino al successivo accumulo nel sedimento.

“I risultati della nostra ricerca forniscono indicazioni importanti per la gestione dei sistemi marini – sottolinea Fabio Bulleri - ad esempio, la riduzione di uno stress che agisce su scala locale o regionale, come ad esempio un apporto eccessivo di nutrienti, può mitigare gli impatti del cambiamento climatico come l’acidificazione sui sedimenti marini”.

 

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La vasca di mesocosmi (1m3), riempita di acqua di mare, in cui sono stati collocati i cilindri trasparenti contenenti il sedimento con la comunità di invertebrati marini. All’interno di ciascun cilindro sono state manipolate le diverse condizioni sperimentali (alcuni erano mantenuti in condizioni naturali, altri sottoposti ad un aumento di CO2 o una diminuzione di O2 o la combinazione dei due stress). La CO2 è stata iniettata all’interno di ciascun cilindro grazie all’utilizzo dei piccoli tubi di plastica che si vedono in foto. La concentrazione di O2 è stata manipolata sigillando con silicone tutte le aperture del cilindro per circa 48 h.



Lo studio degli habitat marini è un filone di ricerca consolidato nell’Ateneo pisano. Protagonista di questa ricerca è Chiara Ravaglioli, 31 anni di Sinalunga (Siena), attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Biologia, unità di Biologia Marina ed Ecologia. I suoi principali interessi di ricerca riguardano lo studio degli effetti dei cambiamenti climatici globali e delle attività umane sulle comunità marine costiere.

Insieme a lei ha coordinato lo studio Fabio Bulleri, 49 anni di Livorno, professore associato del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa dove tiene i corsi di Ecologia ed Impatto dei Cambiamenti Climatici in Ambienti Marini. La sua attività di ricerca che conta all’attivo circa 90 articoli su riviste scientifiche indicizzate è incentrata sugli ambienti marini costieri, utilizzati come sistemi modello per affrontare tematiche di ecologia di base.

 

prize nobel3333Il premio Nobel per la Medicina 2019 è stato assegnato a William Kailin, Peter Ratcliffe e Gregg Semenza per i loro studi sui meccanismo di percezione dell’ossigeno. Peter Ratcliffe, proprio su questi temi, è stato coautore con ricercatori del PlantLab dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna e del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa di uno studio da poco pubblicato su Science.

Questo recentissimo studio è dedicato allo stesso tema con cui Peter Ratcliffe ha vinto il Nobel, ovvero la percezione dell’ossigeno, e vede come autori Pierdomenico Perata, coordinatore del PlantLab dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna; Francesco Licausi, ex allievo della Scuola Sant’Anna e professore associato al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa; Beatrice Giuntoli, ricercatrice al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa; Mikel Lavilla, PhD Student all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna.

“Con Peter Ratcliffe – commenta Pierdomenico Perata, a nome del gruppo di ricerca - abbiamo dimostrato come il meccanismo di oxygen sensing che noi abbiamo scoperto nelle piante funzioni anche nell’uomo e quindi si affianchi al meccanismo basato su HIF-1 che ha portato lo scienziato al Nobel per la Medicina 2019”.

Il gruppo di ricerca, composto da Pierdomenico Perata, Francesco Licausi, Beatrice Giuntoli e Adrian Weits, ricercatore all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, aveva già pubblicato due studi, rispettivamente sul meccanismo della percezione dell’ossigeno nelle piante e sulla scoperta degli enzimi responsabili, rivelatisi poi presenti anche nell’uomo nello studio che ha visto i ricercatori della Scuola Sant’Anna e dell’Università di Pisa insieme al gruppo di ricerca di Peter Ratcliffe a Oxford.

Da Gilles de Rais a Enrico VIII, da figure della mitologia classica al dio sole, molte sono state le ipotesi serie o fantasiose avanzate sull’origine di Barbablù. Il protagonista della fiaba di Perrault (1697) e della variante offerta dai fratelli Grimm (1812) si è affermato nella cultura occidentale con la forza del mito, stimolando in scrittori, artisti e studiosi ciò che il racconto sembra sanzionare: la curiosità, il desiderio di conoscenza, ma anche l’infrazione del divieto e il confronto con verità terribili.

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Barbablù nelle illustrazioni di Gustave Doré

 

Ne sono scaturite nuove storie, comiche e scherzose oppure drammatiche e angoscianti, nuovi personaggi, nuove chiavi e nuove stanze proibite, che fanno ormai parte della nostra memoria culturale. A tutto questo – spiega Serena Grazzini (Pisa), che coordina l’iniziativa con Alessandro Cecchi (Pisa) – è dedicato il convegno internazionale “Barbablù: trasposizioni del mito in letteratura e nelle arti” in programma all’Università di Pisa dal 9 all’11 ottobre. Esperti di diverse letterature nazionali, arti figurative e performative daranno un quadro complesso e sfaccettato delle riscritture e interpretazioni del mito andando oltre la lettura più consueta, legata al conflitto tra i generi.

 

Barbablù nelle illustrazioni di Walter Crane


Il convegno parte da Perrault, anche se l’italianista Marina Riccucci (Pisa) anticipa già in questa sede l’ipotesi inedita di una possibile origine italiana – più precisamente piemontese – di Barbablù. Se così fosse, l’Italia sembra poi dimenticarlo, se si escludono casi rari quanto intriganti, come I tre delitti di Barbablù (1921) romanzo del livornese Virgilio Bondois. “I motivi di questa quasi assenza – afferma Riccucci – sono complessi, a partire dall’impronta patriarcale e cattolica della nostra cultura che tende a sanzionare i comportamenti femminili autonomi, come quello della giovane moglie che spinta dalla curiosità alla fine apre la stanza proibita sino ad incorrere nella furia omicida del marito”.

Eppure nella cattolicissima Spagna il mito conosce una grande fortuna popolare, legata al teatro e alla musica. Tra colto e popolare, al crocevia di diversi generi, si muove la ricezione lusofona, mentre quella russa si muove tra teatro, folclore e letteratura. Ma sono soprattutto le letterature e le arti delle aree francofone, anglofone e germanofone ad essere maggiormente interessate al mito e al confronto con i grandi temi che esso veicola: la sfida dell’autorità, il desiderio di conoscenza e di redenzione, la riflessione sull’arte e sulla scrittura come modalità di ricerca di verità, il confronto con un passato cruento.

Molti i nomi importanti di autori e autrici che hanno proposto riscritture originali, e che l’Italia conosce per lo più in traduzione: da Anatole France a Amélie Nothomb, da Ludwig Tieck a Alfred Döblin e Georg Trakl, da Max Frisch a Dea Loher, da Kurt Vonnegut a Angela Carter, da Aleksandr S. Puškin ad Anton P. Čechov; e ancora Sylvia Plath, Ted Hughes e le canadesi Margaret Atwood e Alice Munro, tuttora attive. Si pensi poi a Gustav Doré e Walter Crane per l’arte figurativa, a Lubitsch e Chabrol per il cinema, a Offenbach, Dukas e Bartók per l’opera, e al teatro-danza di Pina Bausch.

Come sottolinea Cecchi, musicologo, “si tratta di rielaborazioni creative e talora sperimentali dell’archetipo di Barbablù, che trova sulla scena e sullo schermo dimensioni congeniali”. Per questa ragione il convegno non offre soltanto contributi scientifici: il pomeriggio del 9 si chiuderà con la Lettura scenica “Chi ha paura di Barbablù?”, curata dalla francesista Barbara Sommovigo (Pisa) e realizzata in collaborazione con Cristina Lazzari (Teatro Verdi di Pisa), e nel pomeriggio del 10 Elena Randi (Padova) intervisterà in videoconferenza il danzatore Jan Minarik, primo interprete del protagonista maschile del Blaubart di Pina Bausch.

L’appuntamento è dunque nell’Aula Magna di Palazzo Boilleau (via Santa Maria, 85). Oltre ai già citati, fanno parte del gruppo di studiose e studiosi dell’Università di Pisa all’origine dell’iniziativa Fausto Ciompi, Daniela Pierucci, Francesca Romoli e Valeria Tocco, che hanno coinvolto colleghe e colleghi di altri atenei italiani e stranieri.




L'Università di Camerino in collaborazione con il MIUR, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e la RUS-Rete delle Università Sostenibili, ha lanciato la "ola virtuale" delle Università e delle Scuole italiane avente come focus il tema della sostenibilità ambientale, sotto l'hashtag #istruzionenoestinzione, dando seguito alla recente esortazione del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, nella quale si invitano gli Atenei e le Scuole a sostanziare con azioni concrete lo slogan "Istruzione, no estinzione", lanciato dal Ministero lo scorso 21 settembre.

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“La ola che parte dall’Università di Camerino – ha sottolineato il Ministro Fioramonti – è una grande opportunità per ricostruire un ecosistema universitario che punti davvero ad uno sviluppo ecosostenibile. L’importante attività di ricerca che si fa nelle nostre Università può diventare un punto di riferimento per tutto il mondo della ricerca in Italia, a partire dalle scuole, dalla formazione di base fino alla ricerca e all’attività di alta formazione svolta nelle Università italiane. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha lanciato lo slogan “Istruzione No Estinzione”, un modo per dire che la ricerca e la formazione debbono essere messe al servizio della sfida dei cambiamenti climatici per creare un nuovo modello di sviluppo, un nuovo modello di scienza ed una società migliore. Vi ringrazio per l’iniziativa che state lanciando, che sarà un punto di riferimento importante per l’intero Paese”.

“Parte la campagna #istruzionenoestinzione: le Università italiane – ha sottolineato il Presidente della CRUI prof. Gaetano Manfredi – sono fortemente impegnate per proteggere l’ambiente e per portare avanti l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile ed equo. E’ una grande iniziativa che vuole essere un ponte culturale e dare una spinta verso un mondo nuovo che metta al centro i valori dell’ambiente ed i valori della solidarietà. I nostri studenti, i nostri docenti ed i nostri ricercatori sono in prima linea proprio per disegnare questo nuovo futuro. Senza dubbio questo messaggio che parte forte dalle Università e che viene passato di voce in voce, sarà un grande messaggio per costruire un futuro migliore”.

La ola ha ricevuto da subito il sì convinto dell’Università di Pisa, insieme a quelle di Cagliari, Padova, Salento e della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Ogni Ateneo e scuola potrà aderire proponendo iniziative, seminari, azioni di sensibilizzazione su questa tematica. La ola si concluderà, al termine del giro di Atenei e scuole, virtualmente e concretamente, con la presentazione delle diverse attività al Ministro Fioramonti.

“Le Università (sia per il loro ruolo sociale, sia in quanto collettività numerose) possono svolgere un ruolo fondamentale per l’affermazione della cultura della sostenibilità. Oltre gli statuti e i piani strategici. Noi stiamo cominciando con atti concreti come distribuire borracce in metallo per limitare l'utilizzo della plastica o la creazione di un Green Data Center di Ateneo pensato per ridurre le emissioni e i consumi. Le grandi battaglie della civiltà si vincono davvero quando riusciamo a passare dal dire al fare”, ha dichiarato il Rettore dell’Università di Pisa, prof. Paolo Maria Mancarella.

Nel corso della conferenza stampa è stato presentato il sito www.istruzionenoestinzione.it, implementabile da tutti i partner che aderiranno alla ola, in cui si potranno inserire le buone pratiche che ognuno adotta in tema di salvaguardia dell'ambiente.

(fonte: Ufficio Stampa Università di Camerino)

ghirri1L’Università di Pisa partecipa al dolore per la scomparsa improvvisa di Paolo Ghirri, professore associato di Pediatria generale e specialistica al dipartimento di Medicina clinica e sperimentale e direttore dell’Unità operativa di Neonatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Il professor Ghirri si era laureato a Pisa nel 1982. Specialista in pediatria e in endocrinologia, è stato in servizio nella Neonatologia dell’Aoup dapprima come ricercatore e dirigente medico e attualmente come professore associato nel ruolo di direttore. Ha avuto nel suo percorso accademico importanti esperienze all’estero, fra cui un lungo soggiorno alla John Hopkins University di Baltimore (Usa).

L’attività didattica del professor Ghirri è stata svolta come titolare di insegnamento ai corsi di laurea delle professioni sanitarie e da alcuni anni era titolare di modulo di insegnamento al corso integrato di Scienze pediatriche nel corso di laurea di Medicina e Chirurgia.
Il professor Ghirri ha svolto un’intensa attività di ricerca scientifica, che si è tradotta in numerose pubblicazioni con un elevato indice di Hirsch e buon numero totale di citazioni. Le pubblicazioni hanno interessato diversi aspetti della neonatologia, tra i quali l’endocrinologia, la genetica, la neurologia, il metabolismo e la pneumologia.

Il professor Paolo Ghirri lascia la moglie e due figli, a cui l’Università si stringe in questo momento di profondo dolore.

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