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Il Rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella ha ricevuto il Ministro dell’Istruzione, della Scienza e dello Sport della Repubblica di Lituania Algirdas Monkevičius. Al centro dell’incontro che si è svolto lunedì 13 maggio al Palazzo alla Giornata le relazioni culturali e universitarie fra Pisa e il mondo accademico lituano e il loro futuro sviluppo.

 

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Da sinistra, il Ministro Algirdas Monkevičius e il Rettore Paolo Mancarella

 

Erano inoltre presenti al colloquio Eugenijus Jovaiša, Presidente della Commissione istruzione e ricerca presso il Parlamento della Repubblica di Lituania e membro dell'Accademia delle Scienze di Lituania, Laura Gabrielaityte dell’Ambasciata lituana, il professore Diego Ardoino dell’Università di Vilnius, l’assessore alle Attività Produttive e commercio del Comune di Pisa Paolo Pesciatini e per l’Ateneo pisano i professori Rolando Ferri, Pietro Dini e Francesco Marcelloni nella sua veste di prorettore alla Cooperazione e alle Relazioni Internazionali.

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Da sinistra, Eugenijus Jovaiša, Algirdas Monkevičius, Paolo Mancarella e Francesco Marcelloni


Il ministro Algirdas Monkevičius e il professore Eugenijus Jovaiša si trovano a Pisa per partecipare alla conferenza internazionale “PRA17 / IV Incontro di Baltistica” in programma il 13-14 maggio nell’aula magna del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica a Palazzo Matteucci (Piazza Torricelli, 2). Al centro delle due giornate le ricerche di filologia e linguistica ma anche interventi di carattere archeologico, storico e politologico con la partecipazione di studiosi dalla Lituania (tra i quali tre membri dell’Accademia delle Scienze), dalla Germania, dalla Repubblica Ceca e dalla Confederazione Svizzera, oltreché da diverse università e enti di ricerca d’Italia: Milano, Trento, Napoli, Bergamo, Firenze e naturalmente Pisa.

La conferenza prosegue una tradizione iniziata nel 2013 dalla cattedra di Filologia baltica dell’Università di Pisa, cattedra che ha dato vita all’unico centro di baltistica in Italia grazie al quale è nato all’Università di Vilius un importante dipartimento di linguistica e letteratura italiana.

 

Artificial intelligence can be used to solve one of the most complicated ‘puzzles’ which have occupied archaeologists since time immemorial, namely recognising and piecing together thousands of pottery fragments which regularly come to light during excavations. This is the result of ArchAIDE, a project coordinated by the MAPPA Laboratory of the Department of Civilizations and Forms of Knowledge of the University of Pisa which has led to the development of an innovative App based on the system of automated recognition and neural networks which makes use of technology similar to that used in the investigative field for facial recognition.

The project funded by the European Union under the H2020 programme lasted for three years from 2016 until May 2019, and engaged 35 researchers, IT experts, designers and video makers from nine universities, research centres and firms in 5 different countries (Italy, Germany, Great Britain, Israel and Spain).


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“During archaeological investigations, thousands of pottery fragments are found. These were produced in the most diverse eras from prehistoric times to the present day, and which, like the pieces of a puzzle, when joined together, can offer a myriad of information about life in distant times,” says Professor Letizia Gualandi from MAPPALab at the University of Pisa. “At present, this operation is extremely time consuming and requires the expertise of specialists and so, for reasons of time or space, it is almost always impossible to catalogue all the pottery uncovered.”

The goal of the App from the ArchAIDE project is precisely to solve these problems, as it was developed to be a simple and effective field tool. It will be sufficient to photograph fragments using mobile devices (smartphones or tablets), for them to be recognised and the data shared in real time thus creating an archive which can be used by any researcher, academic or enthusiast wherever they are.

“At the moment the system has a level of accuracy of around 75% and uses two different neural networks which were specially created,” explains Francesca Anichini, project manager of ArchAIDE. “The first recognises the designs on the pottery fragment and the second recognises the ‘profile’ identifying the shape it belongs to. As well as recognising pottery, the App allows us to have dynamic information on our smartphones which up till now was only available from dozens of paper catalogues, quickening the work of archaeologists.”

 

The project team

The App will be presented to the public for the first time during the international conference ‘ArchAIDE. Archaeorevolution is now’ which will be held as the final event of the project on 13th and 14th May at the Centro Congressi Le Benedettine at the University of Pisa (Piazza San Paolo a Ripa D’Arno, 16).

“The more data which is added to the system, the more accurate recognition is, so for this reason,” concludes Francesco Anichini, “the goal is now  to spread the use of the App and increase the contents by involving numerous other subjects both public and private at Italian and international level alongside the project partners.” 

 

 

Usare l’intelligenza artificiale per risolvere uno dei “puzzle” più complessi che impegna gli archeologi da sempre, ovvero riconoscere e mettere insieme le migliaia di frammenti ceramici che emergono abitualmente durante gli scavi. E’ questo il risultato di ArchAIDE, un progetto europeo coordinato dal Laboratorio MAPPA del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa che ha portato alla realizzazione di una innovativa App basata su sistemi di apprendimento automatico e reti neurali che sfruttano una tecnologia simile a quella utilizzata in ambito investigativo per il riconoscimento facciale.

La App sarà presentata per la prima volta al pubblico durante la conferenza internazionale “ArchAIDE. Archaeorevolution is now” che si svolge a conclusione del progetto il 13 e 14 maggio al Centro Congressi Le Benedettine dell’Università di Pisa (Piazza San Paolo a Ripa D’Arno, 16). Durato tre anni, dal 2016 al 2019, e finanziato dall’Unione Europea sul programma H2020, il progetto ArchAIDE ha coinvolto oltre 35 fra ricercatori, informatici, designer, video makers provenienti da nove tra università, centri di ricerca e aziende di cinque paesi diversi (Italia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Spagna).


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Il test della App


“Durante le indagini archeologiche vengono ritrovati migliaia di frammenti ceramici prodotti nelle epoche più diverse, dalla preistoria ai giorni nostri, quasi come tessere di un puzzle che, se ricostruito, può fornire moltissime informazioni sulla vita nelle epoche passate – racconta la professoressa Letizia Gualandi del MAPPALab dell’Ateneo pisano - attualmente, però, questa operazione è molto lunga e richiede competenze molto specialistiche e così, per motivi di tempo o di spazio, risulta quasi sempre impossibile catalogare tutte le ceramiche ritrovate”.

Inconvenienti che però la App del progetto ArchAIDE promette di risolvere proprio perché pensata come uno strumento da campo semplice ed efficace. Basterà infatti scattare una foto con un dispositivo mobile (smartphone o tablet) per riconoscere il frammento e quindi condividere in tempo reale i dati, creando così un archivio che potrà essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi.
“Al momento il sistema funziona con una accuratezza intorno al 75% sfruttando due diverse reti neurali create appositamente – spiega Francesca Anichini dell’Ateneo pisano, project manager di ArchAIDE - la prima riconosce la decorazione del frammento e la seconda il “profilo” individuando la forma a cui appartiene”.

 

Una rappresentanza del team del progetto



Oltre a riconoscere la ceramica, la App permette inoltre di avere sul proprio smartphone informazioni dinamiche che fino ad oggi erano contenute solo in decine di cataloghi cartacei statici velocizzando moltissimo il lavoro degli archeologi.

“Più dati si immettono nel sistema, più diventa accurato il riconoscimento, per questo motivo – aggiunge Francesca Anichini – l’obiettivo adesso è diffondere l’uso della App coinvolgendo, accanto ai partner del progetto, numerosi altri soggetti pubblici e privati sia a livello italiano che internazionale”.

Insieme all’Università di Pisa, hanno partecipato al progetto il Cnr-Isti, le università di Tel Aviv (Israele), York (Gran Bretagna), Barcellona (Spagna), Colonia (Germania), due aziende spagnole (“Baraka Arqueologos” ed “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”) e l’italiana Inera srl.

 

L'Università di Pisa, tra le primissime in Italia, ha conferito la prima laurea magistrale in Informatica con curriculum in Intelligenza artificiale. Il neolaureato, che ha riportato la votazione di 110/110 e lode, si chiama Vlad Alexandru Pandelea ed è nato nel 1994 a Onesti in Romania. Con la supervisione dei professori Davide Bacciu, ricercatore senior del dipartimento pisano di Informatica, e Erik Cambria, associato della Nanyang Technological University di Singapore, ha discusso una tesi sullo sviluppo di un agente conversazionale, cioè un software in grado di interagire con l'uomo sostenendo un dialogo in linguaggio naturale, comprendendo le richieste e le intenzioni dell'umano e fornendo risposte coerenti con queste ultime.

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In particolare, la tesi di Pandelea ha riguardato il primo agente conversazionale che integra informazione derivata dall'audio della domanda in aggiunta alla sua trascrizione. Lo studio mostra come l'aggiunta dell'informazione audio sia essenziale per comprendere meglio le intenzioni e la disposizione emotiva dell'uomo e, di conseguenza, per ottenere un'interazione uomo-macchina più precisa e soddisfacente.
La tesi è stata sviluppata in collaborazione con la Nanyang Technological University di Singapore, nella cui sede il neolaureato ha trascorso tre mesi a inizio 2019, con il supporto del Bando Tesi all'Estero e dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario.

Vlad Alexandru Pandelea aveva già conseguito all'Università di Pisa la laura triennale in Informatica con una tesi che applica tecniche di intelligenza artificiale ai dati di un gioco online, avendo come supervisori i professori Davide Bacciu e Vincenzo Gervasi. Prima di andare a Singapore, lo studente aveva frequentato per tre mesi l'Università di Linkoping, in Svezia, grazie a una borsa Erasmus.

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La laurea magistrale in Informatica si suddivide in quattro curriculum: a quello in Artificial Intelligence si aggiungono infatti gli altri in Data and Knowledge: Science and Technologies, in ICT Solutions Architect e in Software: Programming, Principles and Technologies. L’obiettivo comune è di fornire una formazione che unisce gli aspetti metodologici e scientifici di natura fondazionale con una visione del valore della sperimentazione innovativa verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie abilitanti, come appunto nel caso dell'Intelligenza artificiale. Tutti i curriculum hanno una decisa caratterizzazione internazionale, con la presenza di molti studenti stranieri, tra i più preparati e motivati, che scelgono l'Ateneo pisano e in particolare il dipartimento di Informatica per il prestigio e per la capacità di rispondere in pieno alle attuali esigenze formative.

Nel porgere le congratulazioni al neolaureato, il rettore Paolo Mancarella, che ha partecipato alla discussione della tesi come presidente della Commissione, ha evidenziato la capacità di promuovere innovazione didattica da parte dell'Ateneo in molti ambiti disciplinari e in particolare nell’informatica, settore che quest'anno festeggia i 50 anni dall'istituzione del corso di laurea, primo in Italia.

"I diversi curriculum della laurea magistrale in Informatica - ha aggiiunto il professor Gian-Luigi Ferrari, direttore del dipartimento di Informatica - forniscono il bagaglio scientifico, tecnologico e culturale per comprendere le reali opportunità delle tecnologie innovative, combinando la prospettiva scientifica con quella tecnologica grazie all’insieme delle competenze presenti nel nostro dipartimento. Mi complimento con Vlad Alexandru Pandelea, che nel suo percorso di studi ha saputo utilizzare al meglio tali competenze e le opportunità fornite dall'Ateneo prima con l'esperienza Erasmus in Svezia e poi con il supporto alla realizzazione della tesi nell'Università di Singapore, di riconosciuta eccellenza".

Dai limoni e dagli aranci della storica Certosa di Pisa sono nati dei prodotti unici, una crema viso antirughe con elevate proprietà antiossidanti e olii agrumati di oliva buoni, salutari e sostenibili. A produrli a livello di prototipo è stata da una equipe di ricercatori dell’Università di Pisa composta da Angela Zinnai, Francesca Venturi e Laura Pistelli del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, e Luisa Pistelli e Guido Flamini del Dipartimento di Farmacia, insieme ai giovani collaboratori di entrambi i dipartimenti. Il lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto interregionale marittimo italo francese “Mare di Agrumi” da poco giunto a conclusione.

 

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“Grazie al criotrattamento delle bucce o della polpa degli agrumi, seguendo un processo basato sull’impiego del freddo – spiega Angela Zinnai – siamo riusciti a preservare e massimizzare le proprietà sensoriali e nutrizionali dei composti ad elevato valore nutraceutico contenuti in queste materie prime per creare degli oli e dei succhi di particolare valore salutistico che poi abbiamo utilizzato per realizzare, in via sperimentale, dei prodotti alimentari e cosmetici”.

In particolare, per arricchire la crema di proprietà antiossidanti e prolungarne la conservazione i ricercatori hanno utilizzato l’estratto dei semi dell’arancio amaro. Per quanto riguarda invece gli olii di oliva agrumati, le analisi hanno evidenziato la presenza di buone quantità di carotenoidi, tirosolo e naringenina, sostanze che hanno proprietà antinfiammatorie e antistaminiche, utili per contrastare i radicali liberi, potenziare il sistema immunitario e ridurre il colesterolo e la glicemia.

 

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 Campioni di crema prodotti


“Gli oli di oliva agrumati” potrebbero sostituire il burro e gli olii vegetali raffinati nelle produzioni dolciarie e gastronomiche, ma possono anche essere consumati in caso di regimi alimentari particolari legati a scelte etiche o a problemi di salute - continua Angela Zinnai – infatti oltre a far bene si tratta di prodotti molto gradevoli al gusto ideali per esempio nella cottura del pesce, nella preparazione dei dolci o per condire a crudo”.

Nell’ambito del progetto, l’utilizzo degli agrumi della Certosa di Calci è andato di pari passo con la valorizzazione di altri agrumeti storici del territorio come quelli nelle Ville della Lucchesia o di Massa Carrara, di cui sono ancora allo studio le particolari proprietà.

“Uno degli obiettivi del progetto era di arrivare a produrre un marchio legato agli agrumi del territorio – conclude la professoressa Luisa Pistelli – arrivati ora alla fine della prima fase, per accedere ai nuovi finanziamenti, stiamo cercando giovani aziende del territorio che lavorino nella coltivazione o trasformazione degli agrumi che vogliano partecipare con noi”.

È stato consegnato a Rosa Cervelli, il Premio Martelli del Rotary Club Viareggio Versilia, istituito in ricordo del professor Dino Martelli, primario di radiologia dell’ospedale di Pietrasanta. Il premio è stato organizzato dalla socia Sandra Cosci con il supporto del professor Sandro Paci ed è stato ideato e finanziato da Pier Nello Martelli, figlio del professor Dino Martelli, con il patrocinio dell’Università di Pisa.

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Nel suo intervento il professor Paci ha spiegato che questa borsa di studio è andata alla migliore tesi di specializzazione in Radiodiagnostica degli ultimi due anni e la vincitrice, Rosa Cervelli, laureata con lode, è stata scelta come più meritevole tra i candidati. La dottoressa, molto soddisfatta per questo riconoscimento, ha ringraziato il Rotary Club e ha proseguito poi con la presentazione del suo lavoro precisando quanto sia sempre più importante, nella medicina moderna, il ruolo del medico radiologo.

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Rotary Club Viareggio Versilia Carlo Bigongiari, il dottor Pier Nello Martelli, il professor Davide Caramella, direttore dell’Unità Operativa di Radiodiagnostica presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana oltre che direttore della Scuola di Specializzazione in Radiodiagnostica, il professor Sandro Paci e Sandra Cosci.

Trenta prestigiosi studiosi provenienti da 14 paesi e rilevanti esponenti politici e sindacali, tra i quali Luciana Castellina, Maurizio Landini e Álvaro García Linera (vicepresidente della Bolivia), si ritroveranno all'Università di Pisa, dall'8 al 10 maggio al Polo Carmignani, per la conferenza internazionale dal titolo "Marx 201. Ripensare l’alternativa" (https://www.unipi.it/index.php/unipieventi/event/4416-marx-201-ripensare-l-alternativa), a cura dei professori Alfonso Maurizio Iacono, dell'Ateneo pisano, e Marcello Musto, della York University di Toronto. Guardando oltre le rituali celebrazioni del bicentenario della nascita del filosofo tedesco che si sono succedute lo scorso anno, l'appuntamento pisano si propone di discutere in modo critico e innovativo, nelle nove sessioni plenarie in cui si articolerà, i temi classici della riflessione marxiana (Capitalismo, Democrazia, Lavoro, Comunismo) e parallelamente di sviluppare un’analisi approfondita su alcune tematiche non frequentemente accostate al suo pensiero: Nazionalismo, Migrazione, Ecologia, Religione, Genere.

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I lavori intendono mostrare un Marx molto diverso dalla vulgata che lo ha descritto come dogmatico, economicista ed eurocentrico. Al contrario, le sue idee sono ancora indispensabili per comprendere la società capitalista e ripensare un modello economico-sociale alternativo. “Marx – afferma il professor Iacono – si pose il problema di come funzionasse un sistema che in nome della libertà si basava contraddittoriamente ma fondamentalmente sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e lo analizzò criticamente. Cercò di disvelare quell’imbroglio sottile e diffuso secondo cui i processi economici sarebbero naturali ed eterni e quindi immutabili, mentre invece sono storici e come tali modificabili dagli uomini. La sua idea era che potessero e dovessero essere gli sfruttati a mutare quello stato di cose, ritrovando dignità, orgoglio, autonomia mentre cercavano un futuro alternativo per loro e per tutti. Le realtà dello sfruttamento e delle diseguaglianze sono ancora lì tragiche e minacciose. Ma l’alternativa va oggi ripensata criticamente alla luce delle esperienze passate e a partire dei problemi che incombono, da quelli ambientali a quelli razziali, da quelli di genere a quelli economici. Di questo discuteremo all'Università di Pisa, dove vi è un'importante tradizione di studi su Karl Marx”.

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Grazie anche ad alcune ricerche di recente pubblicazione, Karl Marx appare sempre più come un autore capace di esaminare le contraddizioni della società capitalista ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro. Egli ha scritto diffusamente delle società extra-europee e, smentendo quanti hanno assimilato la sua concezione del comunismo al mero sviluppo delle forze produttive, ha assegnato rilevanza alla questione ecologica. Inoltre, si è occupato approfonditamente di molteplici tematiche che sono state spesso sottovalutate, quando non ignorate, da molti dei suoi studiosi. Tra queste figurano la ricerca di forme di proprietà collettive non controllate dallo Stato, la centralità della libertà individuale nella sfera economica e politica, l’analisi dei processi migratori, l’emancipazione di genere, le potenzialità emancipatrici della tecnologia e la critica dei nazionalismi: tutte questioni fondamentali per i nostri giorni.

"Da oltre un decennio - ha commentato il professor Musto - numerosi articoli in prestigiosi quotidiani e riviste hanno descritto Marx come un pensatore preveggente e la cui attualità continua a ricevere costante conferma. Pressoché ovunque, sono riapparsi corsi universitari e conferenze internazionali a lui dedicati. I suoi testi, ristampati o pubblicati in nuove edizioni, sono rispuntati sugli scaffali delle librerie e la ricerca sulla sua opera, abbandonata per un lungo ventennio, è ripresa in modo considerevole".

Nella foto in alto: la presentazione della conferenza con, da sinistra, i professori Iacono, Musto e Elvira Concheiro, dell'Universidad Nacional Autónoma de México.

È stato firmato nella Sala Mappamondi del rettorato un protocollo di intesa tra Università di Pisa, Comune di San Giuliano Terme e associazione “Salviamo la Rocca” che avvia un percorso di studio e approfondimento per il recupero del complesso monumentale della rocca di San Paolino in Ripafratta. Il documento è stato sottoscritto dal rettore Paolo Mancarella, dal sindaco di San Giuliano Terme Sergio Di Maio e dal presidente dell’associazione “Salviamo la Rocca” Francesco Noferi.

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Il protocollo di intesa costituisce il primo passo per la formazione di un comitato, che si farà promotore, insieme ad altri enti e soggetti interessati a partecipare, di vagliare le possibilità di recupero della rocca e promuoverne il valore storico monumentale nel più ampio contesto delle risorse del territorio. Nello specifico, sarà compito del comitato elaborare uno studio di fattibilità in merito all’individuazione del percorso più idoneo per l’avvio e il completamento dei lavori di recupero della Rocca.

La sottoscrizione del protocollo avviene anche alla luce della recente decisione del comune di San Giuliano Terme di acquistare la Rocca di Ripafratta, attualmente di proprietà privata; in questo modo viene a risolversi, una delle questioni principali che, di fatto, ha fino ad oggi impedito un fattivo recupero della rocca. Il protocollo segue inoltre una prima convenzione quadro sottoscritta dal dipartimento di Ingegneria dei sistemi, del territorio e delle costruzioni dell’Università di Pisa, dal Comune di San Giuliano Terme e dall’Associazione Salviamo La Rocca, per lo sviluppo di ricerche finalizzate alla conoscenza, conservazione e valorizzazione della Rocca di San Paolino a Ripafratta.

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La Rocca di San Paolino in Ripafratta è un’importante testimonianza del sistema difensivo esistente nella piana tra Lucca e Pisa e si inserisce in un complesso storico-ambientale di grande valore culturale, paesaggistico, turistico, rappresentato dal confine fortificato tra le Repubbliche di Pisa e Lucca, nella Valdiserchio-Oltreserchio. Eretta in origine dalla consorteria dei nobili di Ripafratta, fu fortificata dalla Repubblica marinara e a lungo contesa con i vicini lucchesi fino alla caduta definitiva, insieme al territorio pisano, in mano fiorentina. La Rocca fu quindi restaurata – su progetto del Sangallo – e adeguata alle armi da fuoco “alla moderna”. Abbandonata dal XVII secolo, seppure oggetto di una campagna di scavi archeologici da parte dell’Università di Pisa negli anni ’80, si trova oggi in condizioni di forte degrado.

eurostudent homeStudiano molto. Non si accontentano della laurea, ma mirano a proseguire la formazione con percorsi post universitari. Partecipano a programmi di mobilità internazionale. Fanno piccoli lavori part time per mantenersi e per non pesare sulle famiglie. È il ritratto degli universitari italiani che emerge dall’Ottava Indagine Eurostudent per il periodo 2016-2018, presentata a Pisa nel corso di una tavola rotonda organizzata dall’Ateneo insieme a Cimea, il Centro di informazione sulla mobilità e le equivalenze accademiche. La ricerca, finanziata dal Miur e condotta dal Cimea in collaborazione con le università di Pisa e Camerino, disegna il profilo dello studente universitario italiano così come si è venuto a delineare negli ultimi tre anni e consente di confrontarlo, sulla base di indicatori condivisi, con quello dei suoi colleghi degli altri 27 Paesi europei che hanno partecipato all’indagine.

La conferenza pisana è stata aperta dai saluti di Francesco Marcelloni, prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali dell’Ateneo pisano, Antonella Martini, presidente di Cimea, e Giulia Gambini, consigliera comunale del Comune di Pisa. I risultati sono stati illustrati da Giovanni Finocchietti, direttore dell’indagine Eurostudent. Nella seconda parte della mattinata si è poi tenuta una tavola rotonda moderata dalla giornalista e scrittrice Chiara Cini su “Condizione studentesca, politiche e interventi per gli studenti nel territorio e nelle università della Regione Toscana” a cui hanno partecipato Cristiana Alfonsi, responsabile della segreteria dell’assessorato alla cultura, università e ricerca della Regione Toscana, Ann Katherine Isaacs, vice-chair del Bologna Follow-up Group, Antonella Del Corso, prorettrice per gli studenti e il diritto allo studio, Vittoria Perrone Compagni, prorettore vicario con delega all'innovazione della didattica dell'Università degli Studi di Firenze, Alessandro Donati, delegato agli studenti e cittadinanza studentesca dell'Università di Siena, Marco Moretti, presidente dell’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario della Regione Toscana, Ismail El Gharras, rappresentante degli studenti nel Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa, Serena Mormina, presidente dell’Erasmus Student Network (ESN).

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La crisi economica ha modificato significativamente le abitudini degli studenti universitari e le scelte delle loro famiglie. I risultati parlano chiaro e mostrano l’identikit di uno studente dinamico e in grado di competere, e in alcuni casi superare, la media degli studenti europei. Dall’analisi dei dati raccolti appare evidente che gli studenti italiani impegnano nello studio quasi 44 ore settimanali, il 30% in più della media calcolata in Europa. Oltre la metà intende proseguire gli studi dopo la laurea e, non appena possibile, si dà da fare per contribuire a mantenersi con piccoli lavori part time, in modo da non pesare eccessivamente sulle famiglie.

Circa il 20% degli iscritti alla laurea magistrale ha già partecipato a progetti di mobilità internazionale: una percentuale non lontana dalla media complessiva europea. Un dato che dimostra la validità delle politiche per la mobilità studentesca sulle quali così tanto sta puntando il Miur per incentivare la competitività degli studenti italiani nel mercato del lavoro dell’Eurozona. Questo perché, secondo i dati della Commissione europea, il tasso di disoccupazione a lungo termine degli ex allievi Erasmus si ferma al 2% (equivalente alla metà esatta di quello registrato fra gli studenti che non hanno partecipato al programma, il 4%).

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Otto studenti su dieci (il 79%) si dichiarano soddisfatti per la preparazione teorica data dall’università e per la sostenibilità del carico di lavoro (il 63%). Quasi la metà degli studenti (il 45%) chiede di poter avere una maggiore preparazione pratica, soprattutto nei corsi delle lauree giuridiche (il 27,6%). Mentre, all’opposto, la valutazione è decisamente positiva per i corsi che formano paramedici e insegnanti: risulta essere soddisfatto oltre il 70% degli studenti.

L’Ottava Indagine Eurostudent allarga poi il campo di osservazione al quadro economico e sociale di provenienza degli universitari. Gli studi dopo il diploma rappresentano ancora, per le famiglie italiane, le fondamenta su cui costruire il futuro dei propri figli, anche se non sono più riconosciuti quale “ascensore sociale” come accadeva fino ad alcuni anni fa. Le condizioni socio-economiche generali, e in particolare quelle della famiglia di provenienza, rappresentano elementi determinanti per la scelta dell’università e spesso anche del modo in cui affrontarla. L’analisi dei dati evidenzia come i giovani che provengono dalle famiglie meno agiate, pur di raggiungere l’obiettivo del titolo di studio, facciano scelte compatibili con le proprie risorse, come ad esempio Atenei o corsi di studio disponibili nel proprio territorio di residenza, mantenendo così la percentuale del pendolarismo al 50%.

Un altro aspetto viene messo in luce in maniera chiara: a rendere attraente un Ateneo non è tanto la sua fama scientifica o lustro accademico, quanto la capacità di sostenere gli studenti nel loro percorso offrendo servizi. I giovani, infatti, tendono sempre più a scegliere l’università in base all’offerta di borse di studio e di servizi per la didattica, meglio ancora se l’Ateneo dovesse risultare inserito in un contesto urbano e sociale e tale da favorire la possibilità di trovare un lavoro che aiuti a mantenersi. Questo sottolinea, dopo 10 anni di crisi economica, un allargamento crescente della forbice Nord/Sud e la trasformazione delle abitudini di vita degli studenti per fare i conti con la crisi.

Si è concluso lo scorso 30 aprile il mandato del professore Francesco Forti dell'Università di Pisa a capo dell'LHC Committee del CERN, il comitato di controllo e indirizzo del programma scientifico del più grande acceleratore al mondo. In particolare, nei quattro anni del suo incarico, il professor Forti ha lavorato in vista di una nuova fase operativa ad alta luminosità dell’esperimento che inizierà intorno al 2025. L’aggiornamento dei programmi per gli esperimenti ATLAS e CMS ha infatti comportato un investimento di quasi 450 milioni di euro da parte della comunità internazionale ed ha richiesto una attenta indagine e verifica.

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Francesco Forti tra la Direttrice del CERN, Fabiola Gianotti, ed il Direttore della divisione ricerca e computing, Eckhard Elsen (crediti CERN)

“La sfida più difficile è stato garantire un esame imparziale e profondo di questi progetti di grande complessità e dimensione in tempi molto ristretti - spiega Forti - Per questo, oltre al comitato LHCC, formato da una quindicina di scienziati, sono stati consultati centinaia di esperti in tutto il mondo, con uno sforzo organizzativo senza precedenti”.

Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, ha quindi voluto salutare così la fine del mandato del professore dell’Ateneo pisano: “Caro Francesco, vorrei esprimerti la mia gratitudine e ammirazione, anche a nome del CERN, per il tuo ruolo cruciale come Chair del Comitato LHCC e in particolare per il tuo contributo fondamentale all’upgrade degli esperimenti LHC. Il programma sperimentale di LHC ha beneficiato enormemente della tua competenza, visione e pragmatismo”.

 

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