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Comunicati stampa

La tecnologia porta direttamente a casa dei bambini colpiti da emiplegia una qualità della riabilitazione simile a quella clinica. È quanto hanno sperimentato a domicilio 30 famiglie toscane e tante famiglie in ben otto regioni d’Italia, ottenendo risultati sovrapponibili al training svolto presso il centro di riabilitazione.

È l’obiettivo raggiunto dal progetto quadriennale denominato “Tele-UPCAT”, che è stato finanziato dal Ministero della Salute nell’ambito del progetto Giovani Ricercatori, coordinato da Giuseppina Sgandurra, ricercatrice dell’IRCCS Fondazione Stella Maris e dell’Università di Pisa come Principal Investigator per un finanziamento di 278 mila euro. Lo studio si è svolto in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, guidati dall’ing. Francesca Cecchi e del Laboratorio di Risonanza Magnetica dell’IRCCS Fondazione Stella Maris, guidati dalla dr.ssa Laura Biagi. Sono loro le giovani ricercatrici del team tutto femminile che hanno avviato, integrando le loro diverse e complementari competenze, il progetto Tele-UPCAT. 

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Del progetto che volge alla conclusione è stato fatto un bilancio il 2 novembre presso l’Auditorium della Stella Maris in occasione dell’evento che ha riunito le famiglie, i ricercatori e gli esperti che hanno partecipato a questo importante studio. Il pomeriggio è stato alternato dagli interventi degli specialisti, con momenti conviviali dedicati a genitori e bambini. Presenti le Associazioni ASD Eppursimuove e il Coordinamento etico dei Caregiver.

Tele-UPCAT è una piattaforma dedicata a programmi di riabilitazione intensiva domiciliare per l’arto superiore in bambini ed adolescenti tra 5 e 20 anni affetti da emiplegia, cioè da un grave disturbo del movimento che interessa una metà del corpo, causata da lesioni cerebrali congenite. Il trattamento “Osservare per Imitare” si basa scientificamente sullo stimolazione dell’uso da parte del nostro cervello del sistema dei Neuroni Specchio (“Mirror neurons in inglese), e consiste in far osservare ai bambini azioni significative, che poi devono subito ripetere (Action Observation Therapy). Ad ogni soggetto viene proposto un training intensivo con attività quotidiane manuali a difficoltà crescente, pianificate sulla base del proprio livello di abilità manuale e presentate con un’interfaccia adatta alla propria età (cartone animato o voce-guida). L’attività manuale dei partecipanti viene registrata grazie all’utilizzo di braccialetti sensorizzati.

“Il progetto è stato vinto, superando la concorrenza di centinaia di altri progetti per lo stesso bando, grazie ai dati preliminari ottenuti in un precedente studio del nostro gruppo che avevano dimostrato che l’Action Observation Therapy permetteva di promuovere l’integrazione dell’utilizzo dell’arto superiore in compiti bimanuali”, dice la dr.ssa Sgandurra. “In quel caso però la stimolazione avveniva per molti giorni presso i nostri ambulatori, con comprensibili disagi dei bambini e delle famiglie che venivano anche da città lontane del nostro paese. A questo punto abbiamo pensato che utilizzando moderne tecnologie potevamo portare questo tipo di trattamento direttamente a casa del bambino, coinvolgendo attivamente le famiglie”.

Uno dei successi del progetto è stato proprio il coinvolgimento di 30 famiglie residenti principalmente in Toscana, ma anche in altre 8 altre regioni Italiane, dal Nord al Sud, i cui bambini erano in cura per l’emiplegia presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris o l’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia, presso il servizio diretto dal prof. Adriano Ferrari. Da un punto di vista scientifico, i dati preliminari dimostrano che con il training a domicilio si possono ottenere risultati sovrapponibili a quelli ottenuti in clinica, ed addirittura superiori per alcuni domini. Conclude la dr.ssa Sgandurra: “Oggi tutti insieme, ricercatori, clinici, ingegneri, genitori e bambini potremo esclamare a gran voce che “Osservare per imitare, aiuta ad imparare e curare”… e che tale nuovo approccio terapeutico è fattibile direttamente a domicilio, proponendo un ambiente di gioco ed interattivo con l’equipe di riabilitazione”.

Aggiunge il prof. Giovanni Cioni, Direttore Scientifico dell’IRCCS Fondazione Stella Maris. “La scoperta tutta italiana dei neuroni mirror, fatta dal gruppo di fisiologi dell’Università di Parma diretto dal prof. Rizzolatti, con i quali da anni collaboriamo, ha aperto nuove frontiere nell’ambito della riabilitazione e noi siamo stati i primi a proporre il paradigma dell’action observation nella riabilitazione dell’arto superiore dei soggetti in età evolutiva con emiplegia”. “In Italia ogni anno più di 400 nuovi bambini sviluppano una emiplegia, con una importante compromissione della funzionalità dell'arto superiore che determina difficoltà nell'ambito delle abilità di vita quotidiana- prosegue il prof Cioni -. Per la riabilitazione in questo ambito, le famiglie e il Sistema Sanitario Nazionale dedicano notevoli sforzi con un elevato impegno economico. Un contesto questo, dove le tecnologie a domicilio possono rappresentare un'opzione per ridurre il disagio delle famiglia, ridurre il costo dei servizi ed ottenere miglioramenti funzionali”. “Infine - conclude il professore - la possibilità di proporre un simile approccio riabilitativo e tecnologico ad altre forme di disturbi del movimento, con compromissione dell’utilizzo dell’arto superiore è la nostra futura sfida. Per vincerla, il contributo dei bioingegneri è stato e sarà molto importante, permettendoci di utilizzare tecnologie di ITT (Information Communication Technology) non solo per fare svolgere la stimolazione riabilitativa a casa, ma anche per monitorarne l’esecuzione via rete dai centri ospedalieri di ricerca anche distanti centinaia di chilometri”.

“L’utilizzo di tecnologie avanzate e sensori miniaturizzati - continua l’Ing. Francesca Cecchi - ci ha permesso di realizzare una piattaforma ad alto contenuto tecnologico ‘nascosto’ rendendo il sistema finale divertente per il bambino, flessibile e adattabile a un ambiente domestico. Abbiamo sviluppato un’interfaccia dedicata progettata sulla base di un’analisi dei gusti e dei bisogni dell’utente e sviluppata come se fosse un gioco interattivo dove il bambino accompagna un personaggio fantastico nella scoperta e salvataggio di vari mondi in difficoltà. Ogni giorno, infatti, ili bambino si interfaccia con l’esploratore galattico Ubi e lo aiuta a compiere delle missioni effettuando contemporaneamente la terapia”.
“Sono molto contento che il nostro Istituto abbia contribuito a un progetto di teleriabilitazione in età scolare – conclude il Prof. Christian Cipriani, Direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna - i ricercatori sono stati coinvolti attivamente in tutte le fasi del progetto e i primi risultati sono incoraggianti e sembrano dimostrare che le tecnologie sviluppate possono diventare un supporto concreto allo staff clinico sia nella fase di valutazione che in quella riabilitativa permettendo di monitorare da remoto la terapia mediante la registrazione di importanti parametri”.

Fondamentale per questo progetto la collaborazione delle famiglie e dei bambini di tutta Italia dal sud al nord. Per questo fondamentali sono le testimonianze dell’ASD Eppursimuove e del Coordinamento Etico dei Caregivers. “Questo progetto è importante - dichiara la dr.ssa Stefania Bargagna, Presidente di Eppursimuove, un’associazione che riunisce famiglie e operatori del settore a Pisa, Livorno e dintorni, diventando un centro di vita associativa per promuovere l'integrazione fra bambini e adolescenti disabili, con ragazzi normodotati attraverso attività motorie, sportive e ludiche - È infatti cruciale e rilevante occuparsi della qualità della vita delle famiglie con un bambino con disabilità. Uno studio che pone la sua attenzione di questo aspetto deve non solo essere promosso, ma va considerato come parte integrante della presa in carico del bambino con paralisi cerebrale infantile”.

Secondo la dott.ssa Antonietta Scognamiglio presidente del Coordinamento etico dei Caregiver "il risultato del progetto è molto confortante per le Associazioni e per le famiglie. Porta a guardare alla riabilitazione da un'ottica completamente nuova ne migliora la fruibilità e di conseguenza i risultati. Permette inoltre di rimuovere il vincolo dello spostamento fisico presso le Strutture che nelle varie situazioni, già difficili, produce stress e fatica oltre che costi aggiuntivi per le famiglie. Ancora una volta la ricerca e l'innovazione danno un contributo importante alla gestione del quotidiano per queste famiglie". (Fonte Ufficio stampa IRCCS Fondazione Stella Maris).

Everyday products such as bandages, nappies or plasters will acquire new functions and will be able to monitor our biomedical parameters such as pH balance, moisture or glucose, with the added advantage of being environmentally friendly. The aim of WASP, a European research project which will begin in 2019 and end in 2022, is to make these everyday objects “intelligent”, beginning with a study of the prototypes and leading to large scale industrial design.

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WASP is coordinated by the University of Pisa and includes a series of partners both scientific (Manchester University, Tor Vergata University of Rome, the Catalan Institute of Nanoscience and Nanotechnology and the Federal Polytechnic School of Lausanne) and industrial such as Quantavis, a spin-off from the University of Pisa, and Essity, one of the world’s leading companies in the health and hygiene sector, well known for popular brands like the paper tissues “Tempo”.The project was awarded funding through the Leadership in Enabling and Industrial Technologies (LEIT) part of the Horizon 2020 programme.
One of the innovative aspects of the WASP project – the acronym stands for Wearable Applications enabled by electronics Systems on Paper - is in fact to be found in the paper on which the electronic devices and circuits will be printed.

“We aim to revolutionize flexible and wearable electronics,” explains Professor Gianluca Fiori from the Department of Information Engineering at the University of Pisa, “by developing new technology for printing electronic devices and circuits on paper which is a flexible and foldable low cost substratum that is also biodegradable, easily found in nature and compatible with large scale industrial production.”

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The ever-increasing demand for electronic products is creating growing concern in the area of environmental sustainability, not least towards the problem of the disposal of these products at the end of their service life. In 2016, for example, an enormous amount of waste was generated worldwide by electric and electronic devices (RAEE), equivalent to 44.7 million tonnes (mt), which is expected to rise to 52.3 million tonnes by 2021.

“The use of sustainable resources is one of the main challenges facing new electronics,” concludes Fiori. “The WASP technology is based on a process which respects the environment. At the end of the project we will have created a prototype with a paper base that can measure biometric parameters (moisture, pH balance, glucose levels) and is able to communicate with an external reader also created within the project.”

Il Centro di Medicina Riabilitativa "Sport and Anatomy" dell'Università di Pisa sarà la struttura riabilitativa di riferimento per i tesserati del Pisa Sporting Club. La collaborazione è stata sancita con la firma della relativa convenzione, avvenuta in rettorato lunedì 5 novembre, alla presenza del prorettore per i Rapporti con gli enti del territorio, con delega alle attività sportive, Marco Gesi, che è anche direttore del Centro "Sport and Anatomy", e del presidente del Pisa SC, Giuseppe Corrado. Alla presentazione sono intervenuti il responsabile medico del Pisa SC, Giuseppe Lioci, i portieri Daniele Cardelli, Andrea D'Egidio e Stefano Gori, e alcuni membri dello staff del Centro dell'Ateneo.

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Il Centro "Sport and Anatomy", che per le sue attività si avvale di un gruppo di professionisti altamente specializzati, di metodiche riabilitative all’avanguardia, di programmi innovativi per garantire il miglior recupero funzionale nel minor tempo possibile attraverso percorsi personalizzati e di collaborazione con molti centri del territorio, fornirà a tutti i tesserati della prima squadra del Pisa SC assistenza fisioterapica per gli infortuni che necessitano di periodo medio lungo di riabilitazione. Inoltre, attraverso accordi specifici contenuti nella convenzione, il Centro sarà a disposizione anche di tutti i tesserati non appartenenti alla prima squadra e dei dipendenti della stessa società.

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Oltre a partecipare all'organizzazione di seminari e iniziative di natura sportiva e dare visibilità al Centro, il Pisa Sporting Club si impegna ad accogliere, con apposita convenzione, i tirocinanti dei master dell’Università di Pisa in Fisioterapia sportiva e in Teoria e tecniche nella preparazione atletica nel calcio. Il club applicherà inoltre ai dipendenti dell’Ateneo uno sconto del 25% sugli acquisti del proprio abbigliamento in vendita presso gli store ufficiali e delle promozioni ad hoc sul prezzo dei biglietti delle gare casalinghe.

La convenzione, che avrà durata triennale, prevede infine la possibilità di collaborazioni scientifiche, con la promozione di studi e ricerche in ambito sportivo e riabilitativo.

copertina libro“I ragazzi che scalarono il futuro” di Maurizio Gazzarri (Edizioni ETS, 2018), è un romanzo storico dove la storia, certo recente ma non meno epica, è quella dell’informatica. I protagonisti sono due ventenni, Giorgio e Angela, e le loro vite si incrociano con quelle dei protagonisti della sfida che portò alla realizzazione della prima calcolatrice elettronica italiana proprio a Pisa.
Il libro ha fatto il suo debutto nell’ambito dell’Internet Festival dove è stato presentato dalla professoressa Nicoletta De Francesco. Per chi si fosse perso l’appuntamento, c’è una nuova presentazione il 6 novembre nella Gipsoteca di Arte Antica.

Di seguito una recensione del volume firmata da Nicoletta De Francesco, prorettrice vicaria e ordinaria al del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione.

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Il libro “I ragazzi che scalarono il futuro” di Maurizio Gazzarri racconta la storia di una sfida: quella della costruzione del primo calcolatore italiano a Pisa tra la metà degli anni ‘50 e il 1961. La storia è nota, anche se c’era bisogno di una ricostruzione così precisa e puntuale degli avvenimenti legati a quella sfida, che questo libro fa con grande senso storico. La narrazione parte dall’idea iniziale di Fermi di utilizzare i fondi, originariamente destinati, dagli enti locali e dall’università, alla costruzione del ciclotrone per la realizzazione di una calcolatrice elettronica, per arrivare alla effettiva realizzazione della Macchina Ridotta prima e di quella che fu chiamata CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) poi; tutto questo passando per la fondamentale collaborazione dell’Università con la Olivetti, in particolare con il centro in via del Capannone a Barbaricina, dove fu costruito il prototipo “zero” delle macchine ELEA. Il 13 novembre 1961 la CEP fu presentata al Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, durante l’inaugurazione, da parte del rettore Alessandro Faedo, dell’anno accademico dell’Università di Pisa 1961/1962. Sei anni possono sembrare pochi come numero, ma in questo caso hanno gettato le basi per il futuro sviluppo dell’informatica in Italia, che ha cambiato radicalmente il nostro modo di scrivere, di comunicare, di lavorare, di stare nel mondo.

I personaggi di questa storia furono un gruppo di pionieri visionari, scienziati, professori universitari, rettori dell’Università, imprenditori, politici, che seppero intuire quale era il futuro e spesso dovettero lottare contro ostacoli e incomprensioni. Questa vicenda si è sviluppata attraverso ripensamenti, entusiasmi e sconfitte, e anche tragedie come la morte prematura in un incidente automobilistico dell’ingegnere della Olivetti Mario Tchou, una delle principali forze motrici del progetto, proprio pochi giorni prima dell’inaugurazione della CEP. Ma alla fine la sfida è stata vinta in pieno.

Il libro, che narra questa avventura pisana, è molto diverso da altre ricostruzioni dell’argomento pubblicate nel passato. Tanto per cominciare, non è un saggio, ma lo si può definire un romanzo storico, perché gli avvenimenti della costruzione della CEP e del primo computer Olivetti a Pisa sono intrecciati con gli eventi della storia della città e dell’Italia di quel periodo.

Ma un romanzo, anche storico, c’è bisogno di una trama che racconti storie di uomini e donne, delle loro vite, dei loro pensieri, delle loro relazioni. E infatti questo libro racconta la storia di Giorgio e di Angela, lui giovane ingegnere coinvolto nella costruzione della CEP, lei, sua fidanzata, operaia della fabbrica Marzotto e protagonista delle prime lotte delle donne per l’emancipazione. C’è anche una rivale di Angela, Ella, una scienziata americana che Giorgio conosce nel suo viaggio negli USA e che con il suo fascino intellettuale mina le sicurezze di Giorgio sulle sue scelte di cuore. Le due donne, appartenenti a classi sociali e mondi molto diversi, sono entrambe figure intelligenti, forti e determinate. In particolare, è molto ben descritta la crescita personale di Angela, che, da ragazza semplice e ingenua, con il passare degli anni e il contatto con gli avvenimenti della fabbrica e le lotte per i diritti delle donne, acquisisce una sempre maggior consapevolezza della sua posizione nel mondo.

E così, riassumendo, sono tre i piani di lettura del libro: quello della costruzione della CEP e del primo computer Olivetti, quello della storia di Pisa e della società civile in quegli anni e quello della vicenda personale di Giorgio. Il primo è condotto dall’autore con precisione da storico, ricostruendo gli avvenimenti a partire da documenti e fonti, ma anche da esperto informatico, descrivendo con competenza i problemi tecnici che si presentarono e le relative soluzioni. I personaggi storici sono descritti con un ampio approfondimento delle loro personalità; per questo l’autore ha attinto ad una vasta documentazione, nonché a informazioni derivate da colloqui con alcune persone, che furono protagoniste degli avvenimenti narrati o vicine ai protagonisti. Il secondo piano è descritto sempre con la precisione dello storico ma anche con la passione del politico, di colui che si è impegnato in prima persona nella vita della città di Pisa. Il terzo piano del racconto è più leggero e tratteggia con eleganza e maestria la storia di Giorgio, del suo rapporto con gli altri personaggi, della sua crescita professionale e personale.

A tutto fa da sfondo un quarto piano, la città di Pisa con i suoi monumenti, il suo fiume, le sue strade, le sue luci in momenti diversi del giorno.

Nicoletta De Francesco

 

Start Cup Toscana 2018, Relief vince la sfida tra idee scaturite dal mondo della ricerca regionale. Il team della Scuola Superiore Sant’Anna si è aggiudicato la competizione, che si è svolta martedì 30 ottobre all’Auditorium di Sant’Apollonia, a Firenze, con un sistema innovativo per il recupero della continenza urinaria. Al secondo posto del campionato regionale degli innovatori il gruppo BeWize dell’Università di Pisa che ha messo a punto un dispositivo per il monitoraggio del rischio cardio-metabolico.

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Il team BeWize (Unipi), arrivato al secondo posto.

Sul podio anche HUBI Mosquito della Scuola Superiore Sant’Anna che ha presentato un apparecchio con parti meccatroniche e biologiche per eliminare le zanzare. I primi tre classificati si sono aggiudicati un contributo in denaro finalizzato a sviluppare il progetto per il lancio sul mercato e la partecipazione al “Premio Nazionale per l’Innovazione”, in programma a Verona il 29 e il 30 novembre. A questa manifestazione parteciperà anche il team di Barriera Antiterrorismo Mobile dell’Università di Firenze, giunto quarto.

Tra i progetti che hanno preso parte alla finale regionale del campionato degli innovatori anche Balance (Università di Firenze/settore Ict), ErmesLab (Università di Firenze/settore Scienze della Vita), NetralMec (Università di Pisa/Settore sostenibilità ambientale e produz ione industriale), VINE40CAST (Università di Pisa/settore Ict), Wanderoo (Università di Firenze/settore Ict), Well FARE (Università di Pisa – settore Ict).

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Il team Netralmec (Unipi).

La premiazione di Start Cup Toscana 2018 si è aperta con i saluti del prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Firenze Andrea Arnone e della vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni ed è proseguita con la presentazione dei dieci gruppi finalisti. Nel corso della mattinata ha portato un saluto il rettore dell’Università di Firenze Luigi Dei. È seguita una tavola rotonda dal titolo “Imprenditorialità giovanile e sviluppo soft-skills” a cui sono intervenuti il prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Firenze Andrea Arnone, il delegato al trasferimento tecnologico dell’Università di Siena Lorenzo Zanni, il coordinatore del dottorato regionale Pegaso in Informatica dell’Università di Pisa Paolo Ferragina, il delegato al trasferimento tecnologico della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Andrea Piccaluga oltre a Federico Davini di A11-Venture e Nicola Vitiello di IUVO. L’appuntamento si è concluso con un intervento del prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Pisa Marco Raugi. (Fonte Ufficio stampa Università di Firenze).

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Un momento della tavola rotonda “Imprenditorialità giovanile e sviluppo soft-skills”.

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L'intervento finale di Marco Raugi.

 

Le start up Unipi in finale:

BeWize
La presente iniziativa imprenditoriale individua come missione lo sviluppo di dispositivi tecnologici avanzati per il monitoraggio non invasivo dello stato di salute dell’individuo. Il dispositivo che si intende industrializzare e commercializzare si chiama Wize Mirror, supporta l’utente nel monitoraggio del rischio cardio-metabolico e lo incoraggia nel mantenimento di uno stile di vita sano come strumento fondamentale di prevenzione primaria.

NetralMec 
Il team Netralmec - che coinvolge un team di laureandi e laureati provenienti da diversi corsi di laurea, da ingegneria mecccanica a robotica, agraria, economia e informatica - ha progettato un robot per il controllo delle infestanti sui tappeti erbosi. Totalmente elettrico, il robot utilizza un metodo meccanico senza ricorrere a sostanze chimiche, con una conseguente riduzione dell'impatto ambientale e ovviamente nessuna limitazione da parte della normativa. Inoltre acquisisce dati e monitora lo stato di salute del tappeto erboso. I ragazzi del team sono di Nigel Fioretti (team leader), Alessio Forconi, Samuele Bendinelli, Matteo Tucci, Daini Sofia, Davide Malatesta, Salvatore Auletta.

VINE40CAST 
Il progetto VINE40CAST mira a realizzare una applicazione cloud-base, interfacciata con app per dispositivi mobile e webapp per sistemi desktop, che utilizzi OPEN DATA specifici riguardanti le caratteristiche dei vigneti, il terreno e le condizioni meteo, accoppiati ad un modello deterministico prognostico di simulazione di crescita. Lo scopo è quello di supportare gli agricoltori nel monitoraggio e nell'ottimizzazione dello sfruttamento delle vigne, riducendo i costi operativi, l'impatto sul territorio e sulla salute pubblica, identificando preventivamente i rischi associati a condizioni fisiologiche o climatiche gravanti sull’asset aziendale.

Well FARE
La missione è quella di creare un sistema comunitario organizzato, utilizzando le potenzialità del web, che sia complementare al sistema di welfare e che si concretizzi in un nuovo modello di mutualità sociale basato, in particolare, su: prevenzione, sensibilizzazione, assistenza e rimborsi economici degli eventi in questione. Creando una nuova mutualità sociale utilizzando le potenzialità del web, con l'ausilio delle nuove tecnologie, sarà possibile coprire rischi non assicurabili, istituendo dei fondi appositi creati con campagne tematiche, campagne di sensibilizzazioni, donazioni da parte di aziende e crowdfunding sociale.

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Il team Well FARE.

 

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Il team VINE40CAST.

Alla presenza di una folta delegazione cinese è stato firmato un accordo quadro tra l’Università di Pisa e l’Institute of Space Long March Vehicle di Pechino (BISLMV), parte del China Aerospace Science and Technology Corporation. L’accordo segue l’istituzione avvenuta lo scorso anno di un laboratorio congiunto, il Sino-Italian Information Engineering (SIIE), tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e lo stesso istituto cinese.

L’accordo è stato firmato dal rettore, Paolo Mancarella, e dal direttore dell’Istituto cinese, professor Gang Meng, alla presenza del prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali, Francesco Marcelloni, oltre che dei direttori dei tre dipartimenti afferenti alla scuola di ingegneria e del preside della scuola, Alberto Landi. L’accordo prevede l’ampliamento della collaborazione alle tematiche più innovative dell’ingegneria svolte presso l’Ateneo pisano e riguarderà la meccanica, la robotica, il settore aerospaziale oltre ai temi già avviati e in corso, ossia elettromagnetismo applicato e telecomunicazioni.

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Il docente responsabile del coordinamento delle attività per la parte italiana è il professor Agostino Monorchio, che si è fatto promotore della collaborazione: “L’accordo è il risultato di una collaborazione con il BISLMV, avviata già da diversi anni, in occasione di diverse visite a Pechino durante le quali sia io che i miei collaboratori abbiamo tenuto dei seminari avanzati sui temi di elettromagnetismo applicato, in particolare su materiali artificiali con importanti proprietà elettromagnetiche e superfici “intelligenti” per antenne innovative. L’accordo di oggi segue la formalizzazione avvenuta lo scorso anno del laboratorio congiunto Sino-Italian Information Engineering (SIIE), già pienamente operativo le cui attività si stanno concentrando proprio sullo sviluppo di superfici intelligenti (metasurfaces) per applicazioni spaziali”.

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“L’intesa siglata permetterà di estendere a tutti i nostri ricercatori la possibilità di aprire ulteriori filoni di ricerca applicata con l’Istituto cinese – continua Monorchio – i cui interessi scientifici sono evidentemente trasversali e ricadono nei settori più ampi della sola Information and Communication Technology quali la meccanica, la robotica, i sistemi di propulsione, e non solo. L’accordo quadro permetterà, oltre alla possibilità di svolgere attività di ricerca congiunta finanziate dallo stesso Istituto, anche di partecipare a bandi competitivi sia cinesi che europei, nei quali è sempre più importante dimostrare una solida partnership tra enti proponenti. Il mio auspicio è che altri miei colleghi possano approfittare di questa nuova opportunità”.

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La delegazione cinese è impegnata in questi giorni proprio ad approfondire e individuare eventuali temi di ricerca e attività comuni, effettuando una serie di visite ai laboratori dei dipartimenti di ingegneria e partecipando a seminari organizzati e presentati dai direttori dei dipartimenti coinvolti, Giuseppe Anastasi, Leonardo Tognotti e Umberto Desideri, e dai ricercatori e docenti i cui argomenti di ricerca sono più vicini alle tematiche spaziali.

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Il Beijing Institute of Long March Vehicle (BISLMV) è stato fondato nel 1971, ed è parte del China Aereospace Science and Technology Corporation (CASC). Costituito da più di 600 membri, l’Istituto si occupa di sviluppo di veicoli spaziali, impiego di rilevatori spaziali, meccatronica e tecnologie dell’Informazione. Al suo interno sono attivi corsi di dottorato e linee di ricerca post dottorato. IL BISLMV è anche sede dei laboratori nazionali di Scienza e tecnologia e di Matematica numerica.

Nel pomeriggio di lunedì 29 ottobre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è tenuta al Palazzo del Quirinale l’annuale cerimonia dedicata all'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), appuntamento che inaugura simbolicamente “I Giorni della Ricerca”, iniziativa in programma dal 4 all’11 novembre per informare l’opinione pubblica sui progressi raggiunti nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura del cancro e sostenere con le donazioni dei cittadini nuovi programmi scientifici pluriennali.

Davanti ai rappresentanti delle Istituzioni, delle autorità e a una platea di centinaia di donne e uomini di scienza e di sostenitori della ricerca, il Sottosegretario di Stato alla Salute Armando Bartolazzi, il Presidente AIRC e FIRC Pier Giuseppe Torrani, il Direttore Scientifico AIRC Federico Caligaris-Cappio e la dottoressa Elisa Giovannetti, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa (nella foto con il Capo dello Stato), hanno presentato al Presidente Sergio Mattarella i risultati di un anno di impegno sul fronte della ricerca oncologica e hanno sottolineato l’importanza per la comunità scientifica di innovare e fare rete a livello nazionale e internazionale, perché se il cancro non conosce confini neppure la ricerca li deve conoscere.

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Si pubblica di seguito il testo dell'intervento tenuto dalla dottoressa Elisa Giovannetti, ricercatrice del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa.

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Signor Presidente e cari colleghi,

sono estremamente onorata di poter rappresentare, in questa giornata nazionale dedicata alla ricerca sul cancro, il mondo dei giovani ricercatori.
Grazie all’eccezionale sostegno ed alla particolare sensibilità dell’AIRC nei confronti dei giovani ricercatori, mi è stata infatti concessa oggi l’opportunità di presentare il mio lavoro, la mia storia e le mie idee, che spero possano essere condivise dai tanti colleghi qui presenti, così come da molti altri giovani che, quotidianamente, affrontando notevoli difficoltà quali il precariato, e la mancanza di riconoscimento del merito, portano avanti il loro “mestiere di ricercatori”.

Il “mestiere del ricercatore” è per me il lavoro più bello del mondo, fatto di curiosità e intuizioni, studi condotti seguendo rigorose regole sperimentali, ed essenziali confronti e collaborazioni con la comunità scientifica internazionale, allo scopo di dare un contributo alla crescita culturale, al progresso ed al benessere della collettività.

Sono cresciuta in una famiglia di insegnanti, che mi ha trasmesso la passione per lo studio e la consapevolezza del ruolo primario della scuola nella crescita del paese. La scuola è infatti fondamentale sia nel promuovere e preservare l’eguaglianza morale e sociale, base di uno stato democratico, così come nel trasmettere nozioni e competenze, essenziali per svolgere al meglio qualsiasi professione, ed infine anche per sviluppare capacità e talenti, che permetteranno ai cittadini di domani di costruire un futuro migliore.
AIRC ha compreso appieno questo aspetto promuovendo l’iniziativa che si intitola “il futuro della ricerca comincia in classe”, a cui molti di noi partecipano con entusiasmo e successo, consapevoli che è necessario investire innanzitutto nella scuola.
Come afferma Don Milani, "Il maestro dà al ragazzo tutto quello che crede, ama, spera. Il ragazzo crescendo ci aggiunge qualche cosa, e così l'umanità va avanti".

Oltre ad una solida formazione culturale, un altro aspetto importante nel mestiere del ricercatore è la creatività.
Durante la mia adolescenza, è stata mia madre, a suggerirmi di leggere “L’elogio dell’imperfezione”, in cui è spiegato magistralmente che “coloro che ritengono di essere “perfetti” non potranno mai progredire”, mentre chi ha la coscienza della propria “imperfezione” è costantemente sollecitato da curiosità e tensione verso il miglioramento, che sono fondamentali per fare nuove scoperte.
Con queste parole desidero anche ricordare Rita Levi-Montalcini, come esempio di scienziata, donna, italiana, che ha dovuto affrontare un’epoca atroce, di dittatura e di odio razziale.

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Fin dalla scrittura della mia tesi in medicina ho capito che il mio interesse era cercare la causa di alcune malattie, ed in particolar modo dei tumori, per riuscire a fare un ulteriore salto di qualità nel loro trattamento.
Così, mi sono servita della mia preparazione di medico come strumento da usare in laboratorio e trascorro la maggior parte del mio tempo in compagnia di cellule, microscopi, computer e studenti. Ma con i pazienti nella mente e nel cuore.
Ero da poco laureata quando una mattina, mio padre, insegnante di fisica e matematica, che ogni sera si collegava alla mailinglist “Sagredo” per partecipare alla discussione di nuovi problemi, e si entusiasmava quando, correggendo le olimpiadi di fisica coi sui colleghi, vedeva come gli studenti riuscissero a trovare delle soluzioni sempre nuove e brillanti, mi chiamò per chiedermi la spiegazione del suo improvviso colorito itterico.
Notando la preoccupazione, che non riuscivo a celare, mi disse anche “però non ho nessun dolore”. A quel punto pensai che la probabilità di una diagnosi ed una prognosi particolarmente infausta era molto elevata… ma ci siamo comunque guardati con un sorriso e detti “vedrai che troveremo una soluzione”.
Sono passati molti anni, ed anche nel suo ricordo e nel ricordo di tanti altri malati di tumore del pancreas così come di altri tumori, io quella soluzione, insieme a tanti colleghi qui presenti, la sto ancora cercando.
Perché la soluzione ci deve essere.
E come dimostrato dai precedenti successi di tanti approcci terapeutici in varie neoplasie, la soluzione verrà dalla ricerca.

Uno dei progetti che sto portando avanti, grazie ai fondi di un grant AIRC Start-Up, testa nuovi farmaci contro i tumori del pancreas. Abbiamo ideato modelli preclinici per valutare se specifiche caratteristiche dei geni del tumore ci possono mostrare in anticipo se un trattamento funzionerà o meno. Un grande progresso, poiché numerosi nuovi farmaci contro i tumori - e probabilmente ancor più quelli che verranno in futuro - mostrano la maggiore efficacia nei malati che hanno determinati profili genetici.
E, grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del genoma, la possibilità di leggere queste caratteristiche in campioni ottenuti con procedure minimamente invasive, con le cosiddette biopsie liquide, ci ha dato un ulteriore strumento per riuscire ad identificare, in tempi più rapidi, le opzioni terapeutiche ottimali.

Oggi abbiamo infatti la fortuna di assistere giornalmente allo sviluppo di tecnologie che ci permettono di ottenere una enorme mole di dati importantissimi a partire anche da campioni veramente ridotti, come una goccia di sangue. Quindi è sempre più fondamentale saper sfruttare queste tecnologie, così come nuove idee e metodologie che vengono da altri campi della ricerca.
Un ultimo aspetto nella lista di caratteristiche del mestiere del ricercatore che voglio sottolineare è la capacità di collaborare con altri scienziati in un ambito multidisciplinare e internazionale.

Grazie ad una borsa Marie Curie, anch’essa co-finanziata da AIRC, dopo il mio dottorato, ho avuto la possibilità di lavorare in un laboratorio all’estero, in Olanda, dove ho imparato moltissimo, sia dal punto di vista scientifico, che di capacità organizzativa e di abilità di “fare lavoro di squadra”, puntando sui giovani.
Ho mantenuto strettissimi contatti ed a tutt’oggi supervisiono cinque dottorandi che lavorano al Cancer Center Amsterdam, su progetti condivisi con l’Italia, in un laboratorio “senza confini”.

Per riuscire a sconfiggere il cancro dobbiamo infatti aumentare sempre più le nostre collaborazioni con vari gruppi di ricerca, che possono mettere a disposizione sia gli strumenti tecnologici più avanzati che l’esperienza per interpretare i dati, e dobbiamo anche partecipare alla creazione di infrastrutture comuni, che comprendano depositi di dati, biobanche, e coorti di pazienti per studi clinici.
A tal proposito, sto contribuendo, come segretario del gruppo dei farmacologi europei, denominato PAMM, ad un importante iniziativa dell’ EORTC, l’organizzazione europea per la ricerca ed il trattamento del cancro, che da oltre 50 anni stimola la ricerca accademica indipendente ed ha guidato studi che hanno cambiato la storia della terapia in tante tipologie tumorali, e da cui hanno tratto benefici numerosissimi pazienti.
Sono stati selezionati 40 giovani, sotto i 45 anni, con competenze accertate, a cui è stato chiesto di portare nuove idee ed anche eventualmente di rivoluzionare le strutture esistenti, per affrontare le nuove sfide riguardanti la sperimentazione clinica così come le moderne tecnologie, i farmaci più innovativi ed anche la ricerca traslazionale che deve costituire un ponte fra la ricerca di base e le applicazioni cliniche.

Proprio adesso l’Italia non può chiudersi su se stessa, ma deve invece investire in collaborazioni internazionali in cui la ricerca sia intesa come strumento di conoscenza e di sviluppo, e non come oggetto di competizione o strumento di potere.
I giovani che fanno il mestiere del ricercatore sono l'investimento più proficuo e produttivo per il futuro dell'Italia, ed il compito della politica, che ci ha accolto in questa sede, è cercare di agevolarci e di costruire possibilità perché possiamo lavorare al meglio.
L’obiettivo di questo lavoro è combattere una malattia che a tutt’oggi causa dolore nelle famiglie di tutto il mondo. La nostra passione e creatività, il metodo scientifico, l’avanzamento tecnologico e l’apertura alla globalizzazione della comunità scientifica, ci possono dare le armi necessarie per vincere questa battaglia.

La politica, che è per definizione l’amministrazione degli affari pubblici per il bene di tutti, deve anch’essa svolgere la sua parte.
Come si legge sulla targa posta alle nazioni unite che riporta un brano del poeta iraniano Saadi di Shiraz – “Gli esseri umani sono membri di un tutto, la creazione di un’essenza e un’anima. Se un membro è afflitto dal dolore, gli altri membri saranno a disagio. Se non avete compassione per il dolore umano, non potrete mantenere il nome di essere umano”.
Insieme con AIRC, oggi, sosteniamo che rendere il cancro sempre più curabile dipende dal lavoro dei ricercatori e dall'impegno di ciascuno di noi.

Elisa Giovannetti
Ricercatrice dell'Università di Pisa

Ci sono anche due spin-off dell’Università di Pisa tra le dieci aziende finaliste del premio “CambiaMenti”, promosso dalla CNA Pisa e destinato alle neo-imprese di micro e piccole dimensioni, che hanno saputo riscoprire le tradizioni, promuovere il proprio territorio e la comunità, innovare prodotti e processi e costruire il futuro.

Sleepacta, che ha creato tecnologie per il monitoraggio del sonno e mettere a fuoco le migliori terapie, si è aggiudicata il secondo posto. SleepActa, di Ugo Faraguna, nasce dall'esperienza di un team di ricercatori e clinici che da anni si occupa di studiare il sonno e i suoi disturbi, dal suo ruolo nella modulazione della performance sportiva alla sua compromissione clinica. Ha sviluppato un servizio web-based per il monitoraggio di quantità e qualità del sonno usando tecniche di machine learning sui dati raccolti con dispositivi wearable low cost.

L’altra in concorso era Tennis Commander di Giuseppe Prencipe, azienda che opera nell'ambito della "sport performance analytics", e vincitrice del premio "Play It Easy" indetto dal CONI alla Maker Faire 2017 di Roma. Fondata da 3 specialisti di AI & machine learning, 2 di business development e 3 di marketing, ha come visione quella di democratizzare l'accesso alle tecnologie per l'analisi delle performance sportive, e allo stesso tempo di digitalizzare la comunità sportiva. In particolare, TC fornisce ai giocatori di ogni livello accesso ad analisi dettagliate del proprio gioco che sono tipicamente troppo costose, e quindi appannaggio solo dei professionisti.

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Ugo Faraguna (SleepActa) con il presidente di CNA Pisa Matteo Giusti.

A vincere la tappa pisana del Premio CambiaMenti è stata Enki Stove, che ha creato uno strumento domestico per avere il fuoco, a fiamma viva, sempre a disposizione poterlo portare ovunque per riscaldare cucinare, ammirare sia in ambienti chiusi che all’aperto sfruttando una tecnologia semplice ma rivoluzionaria. È stato Andrea Moretti a ricevere il premio di 1000 € in aggiunta ad un pacchetto di servizi offerti gratuitamente da CNA Pisa. Al terzo posto un ex aequo fra Mediate srl e DolcePendente a simboleggiare che innovazione non è solo nuova tecnologia (Mediate, che si occupa di robotica umanizzata) ma anche idee nuove applicate alla old economy (la pasticceria). A tutti i partecipanti un pacchetto di servizi gratuiti erogati da CNA Pisa in materia di ambiente, sicurezza e formazione.

Sono dunque quattro le imprese che passano alla fase regionale Toscana che sua volta ne selezionerà almeno tre (fra le circa 170 che si sono presentate in Toscana prima fra le regioni italiane come numero di partecipanti) il 30 ottobre a Firenze.

Il Premio Cambiamenti ha l’obiettivo di premiare e riconoscere il merito delle imprese, incoraggiando, dando visibilità e offrendo concrete possibilità di formazione e di supporto alle aziende che parteciperanno. A livello nazionale sono 850 le imprese partecipanti e le imprese selezionate dai vari appuntamenti a livello locale come la tappa pisana. Tutte le start-up partecipanti hanno la loro pagina all'interno della vetrina sul sito del Premio, e avranno dunque la possibilità di raggiungere la finale, un vero e proprio premio all’innovazione ed al coraggio. Diversi i livelli di valutazione che, in alcuni casi, porteranno a delle vere e proprie premiazioni territoriali. Il tutto per arrivare alla finale nazionale del 30 novembre p.v. a Roma: quando le 15 migliori imprese nate dopo il 1° gennaio 2015 presenteranno le loro attività davanti alla Giuria, alla platea di imprenditori, ai partner e agli occhi del testimonial Jury Chechi, che negli scorsi giorni ha sfidato le giovani imprese italiane a candidarsi.

La cerimonia di premiazione sì è tenuta presso la Camera di Commercio di Pisa sabato 20 ottobre. All’evento hanno partecipato Valter Tamburini Presidente CCIAA, Paolo Pesciatini Assessore alle Attività Produttive del Comune di Pisa, Paolo Coppini assessore Comune di Casciana Terme Lari. «Questa terza edizione di CambiaMenti ha rappresentato un vero e proprio salto nel futuro, un affresco di quella che sarà l’economia di domani - si legge nel comunicato di CNA - Tutte forti e potenzialmente vincenti le start up che si sono presentate in questa rassegna pisana e anche quest’anno la giura ha dovuto impegnarsi molto per svolgere il suo compito di selezionare le idee imprenditoriali da inviare alle fasi successive. Della giuria hanno fatto parte Matteo Giusti presidente Cna Pisa, Luca Tavani portavoce nazionale ICT CNA, Luca Barsotti consulente aziendale, Stephano Tesi direttore CNA Lucca, Maria Celeste Pierozzi presidenza Giovani Imprenditori CNA Pisa, Monica Forconi per il Polo Navacchio spa».

Prodotti di uso comune come bende, pannolini o cerotti che acquistano nuove funzionalità e diventano capaci di monitorare i nostri parametri biomedici come ad esempio Ph, umidità o glucosio, con in più il vantaggio di essere ecocompatibili. È questa la sfida di WASP, un progetto di ricerca europeo che inizierà nel 2019 e terminerà nel 2022, che ha appunto l’obiettivo di rendere “intelligenti” questo genere di oggetti di uso quotidiano, a partire dallo studio dei prototipi sino alla progettazione industriale su larga scala.

Coordinato dall’Università di Pisa, WASP unisce una serie di partner scientifici (le università di Manchester, di Roma Tor Vergata, l’Institut Català de Nanociència i Nanotecnologia e l’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne) e industriali quali Quantavis, uno spin-off dell’Ateneo pisano, ed Essity, una compagnia leader a livello mondiale nel settore dell'igiene e della salute conosciuta per marchi popolarissimi come i fazzolettini “Tempo”. Il progetto ha ottenuto un finanziamento nell’ambito delle azioni Leadership in Enabling and Industrial Technologies (LEIT) del programma Horizon 2020.

 

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Un esempio di come potrà funzionare WASP


Uno degli aspetti innovativi del progetto WASP – acronimo che sta per Wearable Applications enabled by electronics Systems on Paper - è infatti proprio nella carta sulla quale saranno stampati dispositivi elettronici e circuiti.

“Puntiamo a rivoluzionare l'elettronica flessibile e indossabile – spiega il professore Gianluca Fiori del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Università di Pisa - sviluppando una nuova tecnologia per la stampa di dispositivi elettronici e circuiti su carta, che è un substrato flessibile, pieghevole, a basso costo, biodegradabile, facilmente ottenibile in natura e compatibile con la produzione industriale su larga scala”.

 

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 Sensore stampato su carta


La domanda sempre crescente di prodotti elettronici sta infatti ponendo sempre di più problemi di sostenibilità ambientale, non ultimo quello del trattamento dei rifiuti al termine del ciclo di vita dei prodotti. Nel 2016, per esempio, a livello mondiale, è stata generata un'enorme quantità di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) corrispondenti a 44,7 milioni di tonnellate (Mt), che dovrebbe ulteriormente aumentare a 52,3 milioni di tonnellate entro il 2021.

“L’uso di risorse sostenibili è una delle principali sfide della nuova elettronica - conclude Fiori – e la tecnologia di WASP si basa su un processo rispettoso dell'ambiente. A fine progetto rilasceremo un prototipo che avrà come supporto la carta e che sarà in grado di rilevare i parametri biometrici (cioè umidità, pH, livelli di glucosio) e di comunicare con un lettore esterno, realizzato anch’esso nell'ambito del progetto”.

 

L’Università di Pisa e la sezione pisana del Club Alpino Italiano hanno rinnovato la convenzione, siglata per la prima volta nel 2015, che ha gli obiettivi di avvicinare i giovani alla montagna e di promuovere la conoscenza del territorio. Grazie a questo accordo l’Ateneo pisano e il CAI di Pisa continueranno a diffondere l’educazione alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile, con un piano di iniziative mirate che ruotano intorno alla montagna, quali per esempio escursioni e percorsi di trekking, gite su percorsi di grande valenza paesaggistica e itinerari tematici.
I primi due appuntamenti ci saranno il 18 novembre con un'introduzione pratica alla arrampicata e il 9 dicembre con la traversata della parte nord ovest dei Monti Pisani, da Ripafratta a San Giuliano Terme.

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La convenzione prevede inoltre di valorizzare tra gli studenti universitari i valori del volontariato sensibile alle problematiche dell’ambiente e della tutela della sicurezza in montagna. Sono confermati anche gli incontri su tematiche della montagna che in questi anni hanno portato grandi personaggi dell’alpinismo al Polo Carmignani per conferenze e dibattiti.

La sezione pisana del CAI conta 670 iscritti, un numero in constante crescita negli ultimi anni, grazie soprattutto al tesseramento di molti giovani: il 20% circa degli iscritti è infatti under 30. Il CAI Pisa propone un vasto programma di corsi dedicati alla montagna: escursionismo, alpinismo, arrampicata, scialpinismo e speleologia. Oltre alle attività didattiche e divulgative, la sezione è costantemente impegnata nella pulizia e nel mantenimento dei sentieri del Monte pisano: un’attività di grande importanza, specialmente dopo l’incendio del settembre scorso che ha colpito la zona e messo a dura prova la rete di percorsi che attraversano il territorio.
Per informazioni sul CAI Pisa e sulle iniziative collegate alla convenzione tra Università e CAI si può consultare il sito: http://www.caipisa.it

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