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Comunicati stampa

Venerdì 28 ottobre, alle ore 11, nella Chiesa di Sant'Eufrasia (Via dei Mille) si svolgerà l'inaugurazione del complesso ex Salesiani e sarà presentato il progetto del Sistema Museale d'Ateneo all'interno della Palazzina delle Conchiglie dell'Orto Botanico, recentemente ristrutturata.
L'incontro, aperto dai saluti del rettore Massimo Augello, sarà introdotto dal prorettore all'Edilizia, Sandro Paci. Interverranno quindi gli architetti Agnese Bernardoni, che descriverà l'intervento sui Salesiani, Barbara Billi, che si soffermerà sulla ristrutturazione della Palazzina delle Conchiglie, e Paolo Fiori, che parlerà del progetto sull’edificio principale dell'Orto Botanico e del futuro percorso museale. La chiusura sarà affidata al sindaco Marco Filippeschi. Seguirà una visita al complesso ex Salesiani e alla Palazzina delle Conchiglie dell'Orto Botanico.

È tornata in Rettorato, dopo un intervento di restauro rigorosamente conservativo, la bandiera tricolore che ricorda la partecipazione del battaglione universitario pisano al Risorgimento nazionale e più in particolare alla battaglia di Curtatone e Montanara del 29 maggio 1848. Dopo la visita in anteprima riservata alle autorità che sono intervenute alla presentazione del Bilancio di Mandato di lunedì 24 ottobre, tra le quali il presidente della Regione, Enrico Rossi, e il sindaco Marco Filippeschi, il vessillo si appresta a rientrare nella sua teca storica, una vetrina in legno con decorazioni a rilievo e iscrizioni commemorative posta al primo piano di Palazzo alla Giornata.
La bandiera si presenta come logora e molto fragile: di essa, infatti, rimane solo la banda verde lacerata e lacunosa e piccolissimi frammenti della banda bianca, mentre è completamente inesistente la banda rossa. Il vessillo è posto vicino alla sua asta, rivestita in velluto, con la "cravatta" e la lunga fascia in seta, ricamata con iscrizioni in oro e frange, anche queste oggetto del restauro.
L'intervento, affidato alla ditta “Restauro e Studio Tessili s.n.c.” di Digilio e Cambini, ha preservato l'integrità dell'insieme, consolidando quanto rimane del “tricolore” senza separarlo dal suo contesto nel quale conserva significato e valore storico. Il tessuto, composto da diversi frammenti di seta, è stato sottoposto a lenta immissione di vapore per restituire elasticità alle fibre e ridistendere le deformazioni. Successivamente è stato adagiato su un supporto in taffetà di seta, tinto in un verde simile all'originale e protetto da un sottilissimo velo, di seta anch'esso, adeguatamente tinto, fermato a cucito lungo i profili della bandiera e delle lacune.
Una volta consolidato, il frammento di bandiera è stato ancorato su un pannello, realizzato in policarbonato alveolare, leggero e inerte, rivestito con mollettone di puro cotone e tessuto di seta. Sul pannello, accanto alla bandiera, è stata appoggiata nella posizione originale anche l'asta con la “cravatta”, a sua volta restaurata con procedimento analogo alla bandiera, come anche la lunga fascia con iscrizioni. Il pannello è stato quindi inserito all'interno della vetrina storica.
La storia della bandiera tricolore si intreccia con quella dei 369 studenti universitari e giovani pisani che partirono il 22 marzo del 1848 per andare a combattere sui campi lombardi della prima guerra di indipendenza, ai quali poi si unirono studenti dell'Università di Siena e altri volontari toscani. Essi portavano con sé la bandiera biancorossa granducale toscana con lo stemma della dinastia lorenese, cui era stata aggiunta una sciarpa tricolore. A Reggio Emilia, il 23 aprile successivo, il battaglione universitario toscano, schierato in Piazza Grande davanti al municipio, ricevette solennemente in dono dalla guardia civica locale la bandiera tricolore di combattimento, cucita e ricamata nella notte da otto donne reggiane.
Nei giorni seguenti, dopo aver attraversato il Po, gli universitari toscani si attestarono in prima linea fra Curtatone e Montanara, nei pressi di Mantova, dove il 29 maggio 1848 resistettero valorosamente per cinque ore a migliaia di austriaci, consentendo a Carlo Alberto di non venire investito nel grosso del suo esercito e l'indomani di attaccare riportando la vittoria di Goito.
La stessa sorte gloriosa ebbe la bandiera, che fu impiegata in tutte le attività del battaglione universitario, ma che non fu presente nella fatidica battaglia di Curtatone e Montanara. Mentre infuriava lo scontro, infatti, era già stata trasportata al comando di Goito. Riportata a Pisa dai reduci, essa diventò una venerata icona, orgogliosamente esibita in ogni cerimonia patriottica: nel 1910 la bandiera ha ricevuto la medaglia d'argento e nel 1948, in occasione del centenario di Curtatone e Montanara, è stata insignita di medaglia d'oro al valor militare dalla Repubblica Italiana.

È tornata in Rettorato, dopo un intervento di restauro rigorosamente conservativo, la bandiera tricolore che ricorda la partecipazione del battaglione universitario pisano al Risorgimento nazionale e più in particolare alla battaglia di Curtatone e Montanara del 29 maggio 1848. Dopo la visita in anteprima riservata alle autorità che sono intervenute alla presentazione del Bilancio di Mandato di lunedì 24 ottobre, tra le quali il presidente della Regione, Enrico Rossi, e il sindaco Marco Filippeschi, il vessillo si appresta a rientrare nella sua teca storica, una vetrina in legno con decorazioni a rilievo e iscrizioni commemorative posta al primo piano di Palazzo alla Giornata.

bandiera curtatone


La bandiera si presenta come logora e molto fragile: di essa, infatti, rimane solo la banda verde lacerata e lacunosa e piccolissimi frammenti della banda bianca, mentre è completamente inesistente la banda rossa. Il vessillo è posto vicino alla sua asta, rivestita in velluto, con la "cravatta" e la lunga fascia in seta, ricamata con iscrizioni in oro e frange, anche queste oggetto del restauro.

L'intervento, affidato alla ditta “Restauro e Studio Tessili s.n.c.” di Digilio e Cambini, ha preservato l'integrità dell'insieme, consolidando quanto rimane del “tricolore” senza separarlo dal suo contesto nel quale conserva significato e valore storico. Il tessuto, composto da diversi frammenti di seta, è stato sottoposto a lenta immissione di vapore per restituire elasticità alle fibre e ridistendere le deformazioni. Successivamente è stato adagiato su un supporto in taffetà di seta, tinto in un verde simile all'originale e protetto da un sottilissimo velo, di seta anch'esso, adeguatamente tinto, fermato a cucito lungo i profili della bandiera e delle lacune.

Una volta consolidato, il frammento di bandiera è stato ancorato su un pannello, realizzato in policarbonato alveolare, leggero e inerte, rivestito con mollettone di puro cotone e tessuto di seta. Sul pannello, accanto alla bandiera, è stata appoggiata nella posizione originale anche l'asta con la “cravatta”, a sua volta restaurata con procedimento analogo alla bandiera, come anche la lunga fascia con iscrizioni. Il pannello è stato quindi inserito all'interno della vetrina storica.

La storia della bandiera tricolore si intreccia con quella dei 369 studenti universitari e giovani pisani che partirono il 22 marzo del 1848 per andare a combattere sui campi lombardi della prima guerra di indipendenza, ai quali poi si unirono studenti dell'Università di Siena e altri volontari toscani. Essi portavano con sé la bandiera biancorossa granducale toscana con lo stemma della dinastia lorenese, cui era stata aggiunta una sciarpa tricolore. A Reggio Emilia, il 23 aprile successivo, il battaglione universitario toscano, schierato in Piazza Grande davanti al municipio, ricevette solennemente in dono dalla guardia civica locale la bandiera tricolore di combattimento, cucita e ricamata nella notte da otto donne reggiane.

Nei giorni seguenti, dopo aver attraversato il Po, gli universitari toscani si attestarono in prima linea fra Curtatone e Montanara, nei pressi di Mantova, dove il 29 maggio 1848 resistettero valorosamente per cinque ore a migliaia di austriaci, consentendo a Carlo Alberto di non venire investito nel grosso del suo esercito e l'indomani di attaccare riportando la vittoria di Goito.

La stessa sorte gloriosa ebbe la bandiera, che fu impiegata in tutte le attività del battaglione universitario, ma che non fu presente nella fatidica battaglia di Curtatone e Montanara. Mentre infuriava lo scontro, infatti, era già stata trasportata al comando di Goito. Riportata a Pisa dai reduci, essa diventò una venerata icona, orgogliosamente esibita in ogni cerimonia patriottica: nel 1910 la bandiera ha ricevuto la medaglia d'argento e nel 1948, in occasione del centenario di Curtatone e Montanara, è stata insignita di medaglia d'oro al valor militare dalla Repubblica Italiana.

bandiera curtatone oriz

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Claudio Migliorini e Cristiano Alocci, neolaureati in ingegneria all’Università di Pisa, hanno vinto ad ottobre un premio per la loro tesi magistrale messo in palio dal Centro Internazionale di Aggiornamento Sperimentale-Scientifico (CIAS), un ente senza fini di lucro che opera nel campo dell’ingegneria civile.

alocci migliorini inside

I due neolaureati sono arrivato ex aequo nella sezione "Ponti e viadotti” dividendosi una borsa da 1.000 euro. Claudio Migliorini, 28 anni di Grosseto, ha vinto con una tesi su "Progettazione di un ponte strallato ciclopedonale sul fiume Ombrone" di cui era relatore il professore Pietro Croce; Cristiano Alocci, 26 anni di Monte Argentario (GR), è stato premiato per la sua tesi “Progetto di una passerella ciclo-pedonale mobile in materiale composito sul canale dei Navicelli a Pisa" di cui è stato relatore il professore Paolo S. Valvo.

Nella foto a sinistra Claudio Migliorini, a destra Cristiano Alocci

Giovedì 27 ottobre alle 16 a San Pietro a Grado (PI) in Via Livornese 1291 si inaugura il Green Data Center dell’Università di Pisa. Alla cerimonia intervengono il rettore Massimo Augello, il professore Giuseppe Attardi del dipartimento di Informatica e il dottore Paolo Caturegli. Il Green data Center sorge in un’area di proprietà dell’Ateneo che si trova all’interno del Parco di Migliarino, San Rossore Massaciuccoli, l’edificio che lo ospita è stato adeguato alla nuova funzione, creando uno spazio unico per la sala macchine principale di circa 250 mq.

Claudio Migliorini e Cristiano Alocci, neolaureati in ingegneria all’Università di Pisa, hanno vinto ad ottobre un premio per la loro tesi magistrale messo in palio dal Centro Internazionale di Aggiornamento Sperimentale-Scientifico (CIAS), un ente senza fini di lucro che opera nel campo dell’ingegneria civile. I due neolaureati sono arrivato ex aequo nella sezione "Ponti e viadotti” dividendosi una borsa da 1.000 euro. Claudio Migliorini, 28 anni di Grosseto, ha vinto con una tesi su "Progettazione di un ponte strallato ciclopedonale sul fiume Ombrone" di cui era relatore il professore Pietro Croce; Cristiano Alocci, 26 anni di Monte Argentario (GR), è stato premiato per la sua tesi “Progetto di una passerella ciclo-pedonale mobile in materiale composito sul canale dei Navicelli a Pisa" di cui è stato relatore il professore Paolo S. Valvo.

Dida foto: a sinistra Claudio Migliorini, a destra Cristiano Alocci

SisifoDalle ore 16,00 sino alle 18,30 di giovedì 27 ottobre avrà luogo presso Aula 3, al III piano di Palazzo Ricci (via Collegio Ricci, 10) la seconda giornata del Laboratorio sul fenomeno tragico, coordinato da Marta Vero.

Intervengono:
Danilo Manca, Il silenzio, il lamento e il riso. Benjamin e Szondi su tragico e linguaggio. Con un’interpretazione de La torre di von Hofmannstahl e Finale di partita di Beckett

Davide Coppedè, Al meriggio del pensiero. Su Il mito di Sisifo e L’uomo in rivolta di Albert Camus

Info e contatti
https://zetesisproject.com/

 

Mercoledì, 26 Ottobre 2016 07:48

Il cervello che impara di nuovo a vedere

Dopo una prolungata cecità, può il cervello essere di nuovo in grado di elaborare i segnali visivi? Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Plos Biology e condotto in collaborazione tra il team di Università di Pisa, Fondazione Stella Maris e Istituto di Neuroscienze del CNR, coordinato dalla professoressa Maria Concetta Morrone, e il team di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Careggi e dell’Università di Firenze, guidato dal professor Stanislao Rizzo, ha indagato quest’aspetto studiando un gruppo di pazienti ciechi affetti da retinite pigmentosa che sono stati sottoposti all’impianto di una protesi retinica.

plosBiology Morrone

«La letteratura scientifica ha ormai dimostrato che dopo anni di cecità il cervello umano si “riorganizza” e le aree corticali un tempo dedicate a elaborare segnali visivi, essendo ormai inattivate, assolvono nuove funzioni come ad esempio l’elaborazione di informazioni tattili o uditive – spiega Elisa Castaldi, primo autore dello studio – I dati ottenuti da questo gruppo di pazienti dimostrano che questo processo è in parte reversibile e che si può fare in modo che le aree che una volta erano visive tornino a svolgere la loro funzione originaria, sebbene il nuovo segnale visivo sia molto diverso e molto distorto rispetto a quello originale».

Nello studio sono state misurate le risposte comportamentali e le attivazioni cerebrali con metodi di risonanza magnetica funzionale prima e dopo l’impianto della protesi. Il sistema di neuro-stimolazione cattura tramite una telecamera montata sugli occhiali del paziente immagini del mondo esterno, che poi elaborate e compresse vengono convertite in segnali elettrici e trasmesse, tramite un sistema di bobine a comunicazione wireless, a degli elettrodi impiantati che stimolano gli assoni delle cellule gangliari della retina. I pazienti imparano a utilizzare la protesi e riescono nuovamente a riconoscere stimoli visivi e durante questa lunga fase di apprendimento il cervello cambia e lentamente torna a essere attivato da stimoli visivi. I risultati dello studio dimostrano che, dopo la protesizzazione, c’è un aumento di attività cerebrale misurata con la risonanza magnetica e che tale aumento è più forte nei pazienti che si sottopongono a un training più intenso.

«È importante tenere presente – continua Elisa Castaldi – che questi cambiamenti avvengono nell’arco di svariati mesi e che c’è una correlazione tra la quantità di esercizi riabilitativi effettuati dal paziente, il cambiamento cerebrale e la capacità di utilizzare il nuovo strumento. È come se il cervello dovesse imparare a vedere di nuovo». «Questi dati dimostrano che c’è una grande plasticità nel cervello non solo durante l’infanzia, ma anche in età adulta – aggiungono Maria Concetta Morrone dell’Università di Pisa e Guido Cicchini dell’Istituto di Neuroscienze del CNR – Inoltre è molto importante aver osservato che essa non sia limitata alla corteccia, ma anche a strutture sottocorticali».

«Oltre 40 milioni di persone al mondo soffrono di cecità e in molti casi la causa è una lenta e progressiva degenerazione retinica, come nella retinite pigmentosa, una malattia retinica ereditaria che porta gradualmente alla cecità – specifica il professor Stanislao Rizzo - Recentemente, si sono aperte nuove speranze per queste gravi malattie degenerative grazie alla realizzazione di nuove sofisticate protesi retiniche e di elementi fotosensibili che mirano a sostituire la funzionalità della retina e a stimolare di nuovo il cervello con segnali visivi. Comprendere il potenziale plastico del cervello adulto è fondamentale per migliorare e ottimizzare le future protesi retiniche”.

 

Elisa Castaldi

castaldi elisa

 

Guido Cicchini e Maria Concetta Morrone

morrone cicchini

 

Stanislao Rizzo

rizzo careggi

 

Ne hanno parlato: 
Ansa.it
Repubblica.it
Tirreno.it
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
InToscana.it
LeScienze.it 
FattoQuotidiano.it 
gonews.it 
LaStampa.it 
AskaNews

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